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Uffa!
Fino a quando gli esseri umani tollereranno i ritmi della contemporaneità?
La quantità strabordante di informazioni cui siamo sottoposti, la rapidità delle interazioni, lo stravolgimento della lingua: è l'intera organizzazione sociale a risentire dello sviluppo inarrestabile della comunicazione moderna. L'analisi di Nicholas Carr in Superbloom (Raffaello Cortina Editore)
Man mano che andavo leggendo questo recente libro del sociologo americano Nicholas Carr (Superbloom, Raffaello Cortina Editore, 2025), stramaledicevo il fatto di non aver letto il suo libro credo più famoso, Internet ci rende stupidi?, con il quale nel 2011 Carr arrivò in finale al premio Pulitzer. Come già aveva fatto nel saggio precedente, Carr studia le caratteristiche della comunicazione moderna, molto più rapida e ubiqua di quanto non fosse in passato e tale da mutare, se non stravolgere, le caratteristiche della società in cui viviamo.
Negli anni Ottanta l’amministratore della Xerox Corporation, una società che era all’avamposto nel campo dei personal computer, calcolò che ogni anno vengono prodotti 72 miliardi di nuove informazioni, di cui il 75 per cento è stato creato negli ultimi vent’anni. Più o meno nello stesso tempo l’amministratore delegato di Google dichiarò che dall’alba dei tempi fino al 2003 l’umanità aveva prodotto 5 exabyte di informazioni, l’equivalente dei dati che oggi si producono ogni due giorni. Senza contare le condizioni diversissime in cui quelle informazioni viaggiano, da chi le ha prodotte a chi le riceve e ne usufruisce. Una cosa è leggere un libro o un giornale nel silenzio di una stanza della propria casa, tutt’altra è leggerlo mentre si è in piedi in un autobus stracolmo. Una cosa è ascoltare un messaggio radiofonico in un cantuccio di casa, altra cosa è assistere a uno show televisivo con attorno una caterve di persone che quello show lo applaudono o lo fischiano.
Tutto cambia, tutto è alterato nella società in cui viviamo. La lingua che noi usiamo tutti i giorni, la lingua scattante e uniforme degli sms, sta sostituendo in tutto e per tutto la lingua che avevamo imparato a scuola e che eravamo orgogliosi di possedere. C’è qualcuno di voi che nel rivolgersi a un amico lontano gli scrive una lunga lettera dove si fa forte delle peculiarità della scrittura classica in voga ancora due o tre decenni fa? Quelle lettere che chi le scriveva reputava un tempo “unioni tra anime”. Ma non diciamo sciocchezze. La sua sarà una lingua piuttosto da “vedere” che da ascoltare, tutto un proliferare di hashtag e di cuoricini, la lingua che ci viene da quell’indigestione di comunicazione elettronica di cui siamo nutriti 24 ore al giorno. “L’avvento dello smartphone e delle relative app, agli albori degli anni Dieci del nuovo secolo, ha ulteriormente accelerato l’evoluzione simbiotica delle tecnologie, dei linguaggi e del business”, scrive Carr. “Sono dei vandali” ha scritto della nuova generazione qualcuno dei tempi andati e che non vuole alzare bandiera bianca. Di certo s’è compiuto nelle società in cui viviamo e operiamo un percorso strabordante che è passato attraverso la penna da usare a mano, la macchina a stampa, la macchina da scrivere Olivetti, la radio, il computer personale, e non abbiamo ancora finito. Non è che ogni volta cambiavano gli strumenti della comunicazione e così pure la quantità di informazioni disponibili, cambiava la qualità dell’organizzazione sociale per come si avvaleva di quelle informazioni.
Aggiungi che sono cambiate radicalmente anche la velocità e l’ubiquità di quelle informazioni, a partire dal fatto che ciascuno di noi getta uno sguardo al proprio telefonino decine di volte al giorno per sapere se sì o no l’esercito israeliano ha dato l’assalto a Teheran con tutte le conseguenze del caso. Che cosa è successo nel mondo nel tempo che intercorre fra il momento in cui usciamo di casa e il momento in cui raggiungiamo il luogo di lavoro? Quale altra rivoluzione nel corso della storia umana è stata altrettanto vertiginosa? Fino alla domanda che riassume tutte le altre. Per quanto tempo e con quali conseguenze la comunità degli esseri umani riuscirà a reggere questo ritmo infernale?