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La scivolata di Craxi dopo l'Achille Lauro: “Legittima lotta armata”?

Giampiero Mughini

Il bel documentario di Giovanni Filippetto “1985. Allarme nel Mediterraneo” racconta i giorni del sequestro della nave, l'omicidio di Klinghoffer da parte dei militanti palestinesi e il seguito di Singonella. Tutto si chiude con un discorso alla Camera che a un certo punto lascia di ghiaccio

Poche sere fa Rai 3 ha trasmesso  “1985. Allarme nel Mediterraneo”, un eccellente documentario scritto e diretto da Giovanni Filippetto su una vicenda che a suo tempo fece drammaticamente epoca e non soltanto nell’opinione pubblica italiana. Ossia il sequestro, il 7 ottobre 1985, della nave da crociera italiana Achille Lauro da parte di un commando di quattro terroristi palestinesi appartenenti al Flp, Fronte di liberazione della Palestina. I quali nel compiere la loro impresa ci misero il sovraccarico dell’uccisione a freddo con due colpi di pistola di un ebreo americano che un ictus aveva costretto su una sedia a rotelle, il sessantanovenne Leon Klinghoffer. Lo uccisero, e poi lo scaraventarono in mare dove il suo cadavere venne recuperato dalle autorità siriane pochi giorni dopo e consegnato all’ambasciatore americano a Damasco. Che cosa aveva potuto fare un uomo su una sedia a rotelle contro quattro uomini armati di kalashnikov? Tutt’al più lanciar loro delle parole di spregio, o no? Parole che pagò con la vita e per giunta innanzi agli occhi della moglie. Leggo su Wikipedia che in un primo momento un dirigente dell’Olp – l’Organizzazione per la liberazione della Palestina di cui era capo Yasser Arafat, un’organizzazione a prima vista meno estrema del Flp – era arrivato all’impudenza di additare come autrice del delitto la moglie di Klinghoffer, e questo per intascare il prezzo della sua assicurazione sulla vita. Più tardi l’Olp fece le sue scuse alla vedova Klinghoffer. Da rabbrividire. (Purtroppo non avevo visto nel 1990 il film per la televisione “L’Achille Lauro. Viaggio nel terrore”, dove Klinghoffer e la moglie erano interpretati rispettivamente da Burt Lancaster a da Eva Marie Saint).

Il sequestro della nave in quanto tale terminò nel migliore dei modi, nel senso che nessuno dei passeggeri si fece male perché era riuscita la mediazione delle autorità egiziane, della stessa Olp di Arafat, e di un dirigente del Flp Abu Abbas, i quali avevano convinto i quattro terroristi a lasciar liberi gli oltre 400 ostaggi tra passeggeri e marinai in cambio dell’immunità. E difatti tutti erano sani e salvi quando la nave attraccò a Porto Said il 9 ottobre. Al che la sera del giorno dopo un aereo su cui erano montati i quattro terroristi, i due mediatori palestinesi rispettivamente del Flp e dell’Olp nonché alcuni funzionari egiziani che avevano contribuito all’accordo di pace, decollò in direzione di Tunisi, da dove i dirottatori della Lauro sarebbero stati trasportati in un altro paese arabo.

 

Nel frattempo era però cambiata la disposizione delle carte in tavola. Solo dopo l’arrivo della nave a Porto Said il comandante della Achille Lauro aveva rivelato che sulla nave c’era stato un morto assassinato, e che morto, un ebreo americano paraplegico. E qui comincia un’altra storia. Volete che gli Usa non battessero ciglio e lasciassero che dei miserabili assassini se la squagliassero senza pagare pegno? Ma certo che no. E difatti quattro caccia statunitensi affiancarono l’aereo su cui erano terroristi e mediatori, fecero loro capire che non stavano scherzando e costrinsero l’aereo a puntare sull’aeroporto di Sigonella, la base Nato in territorio siciliano. E qui entriamo nel cuore della faccenda. Sì o no il tutto si stava svolgendo in un territorio in cui era piena la sovranità italiana? Il capo del nostro governo, il cinquantunenne Bettino Craxi, il primo socialista mai assurto a una tale carica, risponde assolutamente di sì e ne fa una questione primaria della sua identità politica. Se i personaggi in oggetto hanno agito in Italia, così ragiona Craxi, allora sono sottoposti alla leggi italiane. Gli americani stanno sostenendo che Abu Abbas (nato nel 1948) non è soltanto il mediatore che vuole apparire, è invece il capo e il mandante di quelli che hanno assassinato un cittadino americano; ebbene, replica Craxi, gli italiani di questo ruolo di Abu Abbas non hanno prove e si comporteranno di conseguenza, lo lasceranno andare. Sono argomentazioni spinosissime, tanto più che tutt’attorno all’aereo atterrato a Sigonella soldati americani e soldati italiani si stanno fronteggiando a pochi metri di distanza gli uni dagli altri, e basterebbe un niente ad accendere il fuoco. (Me lo ha raccontato vividamente un ufficiale italiano che c’era in quella situazione). Nella notte tra l’11 e il 12 ottobre l’aereo e il suo inquietante carico decollano verso l’aeroporto di Roma. In cielo lo sbircia da vicino un caccia americano, ma più di questo non può. Da Roma Abbas, consenziente il governo italiano, se ne andrà in aereo a Belgrado. La procura di Genova aprirà successivamente un’inchiesta sul sequestro della nave e sull’uccisione dell’ebreo americano. In primo e secondo grado Abbas verrà condannato all’ergastolo in contumacia. Vane le richieste di estradizione presentate dagli Usa e dall’Italia. Rifugiatosi nell’Iraq di Saddam Hussein, nel 1996 Abbas ha presentato le sue scuse per il sequestro della nave italiana e per la morte di Klinghoffer. Quando gli Americani sono entrati a Baghdad nell’aprile 2003 lo hanno scovato e acciuffato. L’anno dopo lo hanno dichiarato morto per cause naturali. Aveva 55 anni.

 

Il bel documentario di Filippetto si chiude con il discorso alla Camera di Craxi, il 6 novembre, a conclusione del conflitto più che sfiorato con gli Usa. Dove un Craxi, di cui era noto quanto ritenesse necessario il dialogo con un qualche rappresentate del popolo palestinese e che questi non poteva non essere Arafat, proruppe in un’affermazione che mi ha lasciato di ghiaccio, io che pure sono un estimatore del Craxi uomo politico. L’affermazione secondo cui non si poteva negare ai palestinesi la legittimità del loro ricorso alla “lotta armata”, e seppure questa da sola non avrebbe mai risolto la “questione palestinese”. “Legittima lotta armata” l’assassinio a freddo di un ebreo paraplegico?

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