Claudio Martelli e Bettino Craxi (Foto Ansa)

4 agosto 1983

"Noi socialisti andammo al governo per la prima volta. E subito si manifestò l'ostilità del Pci"

Maurizio Stefanini

Claudio Martelli ricorda il primo governo Craxi, da subito si innescò la guerra con Berlinguer che avrebbe portato tragicamente alla caduta della Prima Repubblica

Il 4 agosto del 1983 Bettino Craxi divenne il primo Presidente del Consiglio socialista della storia d’Italia. “Nel mio discorso durante il dibattito sulla fiducia lo chiamai Compagno Craxi anche per celebrare questa novità” ricorda Claudio Martelli, che come vicesegretario prese le redini del Psi intanto che il segretario stava a Palazzo Chigi. “Ma Berlinguer invece di coglierla decise di dichiarare subito guerra al nuovo governo, qualche minuto dopo il mio intervento, in cui avevo invitato al dialogo. Napolitano poi cercò un po’ di smussare, ma nella sostanza la musica non cambiò. Rileggendo le cronache di quel dibattito parlamentare, si comprende che pochi si aspettavano che potesse durare quattro anni. Invece sarebbe stato il governo più lungo nella storia della Prima Repubblica”.

  

Come ricorda Martelli, “Craxi era il leader di un partito che aveva preso l’11 per cento dei voti. Ma già prima di lui c’era stata la novità di un governo a guida non democristiana, col repubblicano Giovanni Spadolini. Craxi aveva impostato il rapporto con la Dc su un piano di collaborazione/competizione che con la segreteria di Ciriaco De Mita aveva virato sul piano di un duro scontro politico. De Mita però aveva assunto una linea un po’ schizofrenica. Leader di una sinistra Dc storicamente legata allo statalismo di Iri, Eni e Cassa per il Mezzogiorno, si era messo in testa di emulare la signora Thatcher a colpi di rigore e privatizzazioni”.

  

Nel contempo aveva avuto un endorsement da Scalfari… “Che in precedenza aveva appoggiato in tutti i modi la strategia di Berlinguer del Compromesso Storico, dopo il cui fallimento nel 1980 il leader del Pci non gli aveva dato una incredibile intervista in cui parlava addirittura della ‘attualità di Lenin’, attaccando le socialdemocrazie perché governavano e poi se perdevano le elezioni accettavano di tornare all’opposizione. A quel punto Scalfari si era messo a sostenere De Mita, come a dire: a sinistra o a destra, basta combattere il Psi”. Qualcuno ironizzava sul fatto che comunque chi era appoggiato da Scalfari poi perdeva le elezioni… “Il bacio della morte, era la battuta. Infatti De Mita perse milioni di voti, proprio perché quella sua linea era incompatibile col dna della Dc. Ma va detto che dopo la sconfitta comprese lucidamente quel che poteva fare, e permise la nascita di un governo in cui la Dc era comunque saldamene rappresentata. Forlani alla vicepresidenza, Andreotti agli Esteri, Goria al Tesoro”.

  

Era comunque un pentapartito organico. “E Craxi inventò il Consiglio di Gabinetto. Un organismo in cui i leader dei vari partiti presenti al governo erano rappresentati, che poteva affrontare le questioni più importante e sciogliere i nodi”. Il famoso decisionismo craxiano. “E infatti prese decisioni importanti. La principale fu l’installazione degli euromissili, che era poi il principale motivo di ostilità del Oci, che da 4 anni organizzava manifestazioni di piazza contro. La maggioranza era d’accordo sul principio della doppia decisione: si installano gli euromissili, pronti però a sospendere questa installazione se nei negoziati in corso a Ginevra si raggiunge un accordo tra Usa e Urss. Così non fu, e gli euromissili furono installati. Le proteste furono durissime, ma la maggioranza resse benissimo quella prova”.

  

Qualcuno sostiene che furono gli euromissili a far vincere all’Occidente la Guerra Fredda. “Lo riconobbe qualche anno dopo Zbigniew Brzezinski, che era stato consigliere di Carter. Disse che senza Craxi e il Psi gli euromissili non sarebbero mai stati installati in Europa. La Germania infatti aveva vincolato il suo sì a che ci fosse almeno un altro grande paese europeo che seguisse la stessa rotta, e questo altro paese europeo fu l’Italia. Avevamo iniziato a discuterne con Brandt, che però era molto perplesso e scettico. Viceversa trovammo Schmidt molto più determinato, e fu con lui che Craxi concordò la sua azione”.

   

Euromissili a parte, quello di Craxi fu anche il governo che tolse la scala mobile. “Nel 1983 non era ancora alle viste. Ma in quattro anni quel decisionismo ingiustamente tacciato di autoritarismo conseguì risultati impressionanti. Sia nel domare una inflazione che in pochi anni fu portata dal 16 al 4 per cento; sia nel rilancio della produzione industriale e dei consumi; sia nella riforma del mercato del lavoro, che bloccò quella spirale infernale del tenere legati gli aumenti salariali agli aumenti dell’inflazione conseguente all’accordo Agnelli-Lama. Laa moneta si stabilizzò, a un punto tale che l’anno 1986 fu l’unica volta in cui la lira conquistò la tripla A. Risultato mai ottenuto in precedenza, e mai più neanche dopo”. E l’Italia sorpassò il Regno Unito. “Divenne la quinta economia del mondo, e fu a un passo dal raggiungere la Francia. Ma economia e euromissili a parte, sul piano più propriamente europeo ci fu l’Atto Unico, dopo quella serie di riunioni in cui Craxi riuscì a mettere in minoranza la signora Thatcher introducendo il voto a maggioranza”.

   

l governo Craxi fu però anche legato alla polemica su Sigonella. “La ho lasciata per ultima proprio perché è il piatto forte. Fu il primo segno di un atteggiamento dignitoso e autonomo di chi difende la sovranità italiana sul territorio italiano nel momento in cui una sciagurata decisione non so se di Reagan o del Pentagono aveva imposto l’atterraggio del jet che trasportava il commando terrorista palestinese intercettato in volo. A quel punto atterrarono anche gli aerei americani della Delta Force, i cui uomini circondarono coi mitra in pugno l’aereo e cercarono di arrestare i palestinesi. Il che avrebbe semplicemente distrutto la credibilità di Craxi, che si era impegnato a non consegnarli agli americani. quando aveva ottenuto la mediazione di Mubarak e di Arafat perché venisse liberata la nave Achille Lauro con i suoi 600 passeggeri e 300 uomini di equipaggio. Fu quindi una soluzione pacifica, salvo l’assassinio brutale di Leon Klinghofer: unica nota dolente e amara di una vicenda che si concluse in modo soddisfacente con la liberazione di 900 passeggeri e membri dell’equipaggio e il successivo processo al commando terrorista, che però si fece in Italia. Insomma quella volta l’Italia rifiutò di subire quella idea secondo cui gli americani si fanno giustizia da soli prendendo i colpevoli ovunque si trovino, portandoli in America e processandoli secondo le loro norme. Non eravamo ancora a Guantánamo, ma lo spirito era già quello”.

    

Però appena un decennio dopo il Psi e la Prima Repubblica erano stati distrutti, e Craxi costretto in esilio. Qualcuno ha parlato di vendetta per Sigonella, anche. “Ci fu un cambio di equilibri internazionali che travolse tutto. Di fonte al crollo del comunismo agli americani venne da pensare che un po’ dappertutto gli ex-comunisti potessero essere nuovi alleati, anche con ingenuità. La vicenda è complessa, ma sicuramente in Italia operarono mani straniere. Non ai massimi livelli, ovviamente, ma certo di apparati”.