Il libro con cui Vanessa Springora accusa Gabriel Matzneff, 35 anni dopo (LaPresse)

Uffa!

Un tardo #MeToo condanna senza appello Gabriel Matzneff all'isolamento

Giampiero Mughini

Le accuse di Vanessa Springora, amante allora 13enne, in un libro 35 anni dopo. La censura delle edizioni Gallimard, e lo scrittore costretto a rivolgersi agli amici per pubblicare a sue spese Vanessavirus, la sua risposta all'infamante imputazione

 

Gabriel Matzneff ha 84 anni, è stato sino all’altro ieri uno degli scrittori francesi più pregiati, un vanto delle edizioni Gallimard. Dei suoi bellissimi libri ne ho nove, anche se non li ho letti tutti. Matzneff è innamoratissimo dell’Italia, e parla e scrive un ottimo italiano.È un uomo cui sono sempre piaciute le ragazze giovanissime, e tante volte lui è piaciuto a loro, più e più volte delle ragazze minorenni sono state catturate dal suo fascino assieme soffice e aguzzo. Una di loro, Vanessa Springora, poco più che tredicenne è stata a partire dal 1986 – quando lui era già cinquantenne o pressappoco – l’oggetto di un amore intensissimo, di una passione illimitata. E del resto quei suoi amori con le minorenni sempre erano stati un oggetto del suo narrare quanto di più garbato, quanto di più discreto, e mai nessuno nella società letteraria francese che avesse mai alzato il ciglio a riprovarlo. Ora Vanessa ha pubblicato l’anno scorso un libro, Le Consentement, in cui faceva i conti con quel rapporto di 35 anni prima, ed erano conti impietosi nei confronti del suo amante di allora, descritto come uno che s’era approfittato della sua giovane età, un collezionista seriale di adolescenti. Un libro che ho letto, lo confesso, trattenendo il fiato.

 

E in epoca di #MeToo è stato subito disastro per Matzneff, che al momento della pubblicazione del libro della Springora si trovava in Italia. Subito molti dei suoi amici parigini hanno fatto come se non lo avessero mai conosciuto. Un giornale francese ha pubblicato il suo indirizzo e sotto le finestre di casa sua è sfilato un corteo minaccioso e insultante. C’è un giudice istruttore a Parigi che sta esaminando le carte del caso, ad appurare se c’è di che agire penalmente contro lo scrittore ottantaquattrenne.  Ma la cosa peggiore di tutte è che l’editore Gallimard ha ritirato dalla vendita tutti i suoi libri. Peggio ancora. Nessun editore francese s’è detto disposto a pubblicare la risposta di Matzneff scrittore alla Springora. Nessuno. Matzneff s’è dunque affidato ai suoi amici per pubblicare a sue spese un racconto che da stamane è sul mio tavolo di lavoro, Vanessavirus, 85 pagine in tutto, 200 copie tutte su carta fatta a mano. Noi che siamo amici di Matzneff, ma che soprattutto siamo abituati a voler ascoltare le due voci di chi è impegnato in una contesa  talmente lancinante, abbiamo pagato 100 euro ciascuno pur di avere e leggere la voce di Matzneff, la sua testimonianza a discolpa, il che non vuol dire naturalmente che tutte le ragioni siano dalla parte del  Matzneff/uomo. Solo in 200 possiamo fare questo confronto tra i due contendenti, tutti gli altri lettori potenziali questa possibilità non ce l’hanno. Si chiama #MeToo. Il che è atroce, francamente atroce.

 

Matzneff racconta che con Vanessa stavano per festeggiare il quindicesimo compleanno della ragazza  quando lui ebbe un grave problema di salute per cui dovette rinchiudersi in una clinica. Lasciamo la parola al Matzneff/scrittore: “Il giorno in cui fui ospedalizzato d’urgenza, perché la situazione era catastrofica, nel servizio di oftalmologia del professore Yves Pouliquen, avremmo dovuto, Vanessa e io, festeggiare i suoi quindici anni. La nostra gioia di botto si trasformò in panico, ma che indimenticabile esperienza, Dio mio, in quelle terribili settimane per come le ho incise negli ultimi quattro capitoli di Harrison Plaza. Vanessa fu talmente presente, così coraggiosa, così appassionatamente innamorata, così sorprendentemente eccezionale, così adorabilmente luminosa, mai cesserò di amarla, mai, né davanti a un giudice né altrove. Il libello su di noi che lei pubblica trentatré anni dopo permette ai farisei e alla marmaglia munita di una penna di assassinarmi in place de Grève, provoca la mia morte sociale, ma questo è senza importanza, vale niente a paragone della bellezza che furono i nostri amori – una bellezza che io ho fissato in un romanzo, in alcuni poemi, in un diario intimo”.

 

Ripeto, non è detto che le ragioni siano tutte dal lato del Matzneff per com’era lui 33 anni fa, e tanto più che nelle faccende tra uomini e donne la partizione tra torti e ragioni è tutto fuorché perentoria. Meno che mai sarebbe un eventuale tribunale il luogo più adatto a soppesare le ragioni di Vanessa e quelle di Gabriel a 33 anni distanza. Il tempo che ciascuno di noi, uomini o donne, impiega a riraccontarsi la realtà. A dare un senso a quel che ha vissuto, a quel che ha sofferto e al perché lo ha sofferto. Un senso che magari risulta tutt’affatto diverso da quello di 33 anni prima.

 

 

E per fortuna che c’è la letteratura e non soltanto gli strepitii del #MeToo, e del resto il tutto è partito da un libro della Springora, da 200 pagine di carta che io ho letto con il massimo rispetto, con la massima discrezione: dato che è impossibile entrare nei letti altrui. Talvolta anche nei propri, già mezz’ora dopo, quando la carne s’è raffreddata. E per fortuna che c’è la letteratura, che siamo almeno 200 cittadini del reame della letteratura a poter leggere questo “récit”, questa testimonianza a discolpa degna del miglior Matzneff, di questo scrittore divenuto improvvisamente un abietto che non merita di essere pubblicato. 

 

Lui scrive che dopo i malanni fisici di quando era andato a finire in clinica 33 anni fa, il problema per lui era dove andare a vivere, dato che il suo domicilio di allora comportava sei piani da ascendere a piedi. Si rifugiò momentaneamente in un albergo del boulevard Saint-Germain che oggi non c’è più. Solo che aveva i soldi di che viverci un mese e non un giorno di più. Finché non intervennero Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé i quali gli dissero che avrebbero provveduto loro, che pagargli quell’albergo era un’inezia se paragonata alla “gioia” che ricevevano dai suoi libri. E oggi che nessuno vuole pubblicare i suoi libri, chi gli darà una mano?

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