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TERRAZZO

Banda della Magliana e non solo, i misteri di Villa Osio

Andrea Bentivegna

Prima ancora che l'acquistasse Enrico Nicoletti (il tesoriere della mala) l'odierna Casa del Jazz ha avuto una storia notevole: dalla costruzione commissionata nel 1937 alle ruspe di oggi per cercare i resti del magistrato Paolo Adinolfi

In Romanzo Criminale, parliamo del film di Michele Placido, il Secco era il tesoriere della banda con la passione per il canto. Sul grande schermo aveva il volto – e il fisico imponente – di Salvatore Fresi, perché si sa, Roma ha un’ironia tutta sua anche nei soprannomi. Il Secco viveva in una villa modernissima che nella realtà si trova a Casal Palocco ed è stata progettata dallo Studio Transit negli anni Settanta. Quel personaggio era ispirato a Enrico Nicoletti, figura tornata d’attualità da quando la magistratura di Roma ha disposto gli scavi nei giardini della Casa del Jazz alla ricerca dei resti del magistrato Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla una ventina di anni fa. 

In effetti nella realtà la villa nella quale viveva Nicoletti non era affatto quella di Casal Palocco ma villa Osio, un’architettura degli anni Trenta affacciata sulle Mura Aureliane; Nicoletti l’aveva acquistata nel 1983 ma poi gli fu sequestrata a seguito di un’inchiesta e donata al Comune di Roma che la trasformò nella Casa del Jazz ai tempi della giunta Veltroni.

Al netto della cronaca, la villa in questione ha una storia notevole. La costruzione fu commissionata infatti nel 1937 da Arturo Osio al suo progettista di fiducia, Cesare Pascoletti. Il primo, Osio, era un banchiere vicino al Fascismo che nel 1927 fonderà la Banca Nazionale del Lavoro, l’altro, era uno dei protagonisti della scena architettonica italiana sebbene il suo nome oggi non sia tra i più noti e citati del periodo. Pascoletti si era laureato a Torino e dopo qualche anno era approdato a Roma come collaboratore di Marcello Piacentini. Sarà proprio con Piacentini che progetterà la sede romana della Bnl, l’austero edificio all’angolo tra via Veneto e via Bissolati. Un’architettura importante e istituzionale che oggi si sta trasformando, come tante altre, in albergo di lusso. Pascoletti legherà il suo nome all’istituto bancario e al suo fondatore progettandone altri edifici, ma oltre a questi sarà anche l’autore della storica concessionaria Fiat di viale Manzoni e di tantissime residenze romane. Nel dopoguerra evolverà il suo stile avvicinandosi addirittura all’architettura organica; a questo proposito segnaliamo la straordinaria palazzina Costanzi a via di Villa Grazioli nella quale ritroviamo richiami suggestivi a Wright e Aalto. 

Villa Osio, l’odierna Casa del Jazz, appartiene alla prima parte della sua carriera e rimane un esempio brillante di architettura degli anni Trenta. L’edificio riprende alcuni temi dell’edilizia antica riproponendo e integrando nella costruzione anche lacerti archeologici. All’interno le stanze erano decorate da importanti opere pittoriche, come il grande affresco di Amerigo Bortoli Natinguerra raffigurante piazza Navona che Nicoletti fece però nascondere dopo l’acquisto ma oggi riportato agli antichi splendori. Il parco che circonda la casa era invece progettato dal grande Pietro Porcinai, il più noto tra i paesaggisti italiani del secolo scorso. E’ proprio in quel giardino che oggi scavano le ruspe.