Isma’il Pascià - foto Wikipedia

TERRAZZO

Porcellane degne di un pascià

Camilla Baresani

La mostra di Milano che mette in luce la porcellana e la storia dell'arte e del design, con la figura di Isma’il Pascià, modernizzatore, edificatore (e gran creatore di debiti) al centro

Che personaggio Isma’il Pascià, viceré d’Egitto. Grande modernizzatore, grande edificatore, gran creatore di debiti. Costruì e poi si rivendette varie volte il Canale di Suez, commissionò l’Aida a Verdi per celebrare le magnifiche sorti progressive dell’Egitto, e, tra altre folli spese, ordinò alla Ginori di Doccia un servizio di piatti in porcellana così sfarzoso e imponente da dar lavoro alla manifattura per diversi anni.

I bozzetti in stile neo-egizio del pittore ornatista Gaetano Lodi furono eseguiti dai migliori scultori di Doccia, data la complessità delle forme ideate, e poi dipinti in policromia e oro con decorazioni a fiori di loto e greche egittizzanti. Finito Isma’il Pascià in bancarotta, il marchese Lorenzo Ginori Lisci fu costretto a presentare istanza al tribunale per ottenere il pagamento del servizio. Nel 1879, Isma’il il Magnifico venne costretto ad abdicare. Non gli andò poi così male: finì in esilio nella sontuosa Real Villa della Favorita a Ercolano. Il servizio di piatti, tra cui un centrotavola con 64 ippopotami, si disperse e ne restano solo pochi pezzi. Potete ammirarne dei campioni di prova, mai consegnati, al Poldi Pezzoli di Milano nella mostra “Oro Bianco. Tre secoli di porcellane Ginori”, allestita in collaborazione col Museo Ginori (chiuso dal 2014 per fallimento della Richard Ginori, acquistato dal MIBAC, riaprirà entro il 2025). Fino al 19 febbraio 2024, sono esposti 60 pezzi della collezione storica della Manifattura di Doccia, “da Carlo Ginori a Gio Ponti”, sintesi della storia della pregiata manifattura, che ha segnato la storia dell’arte e del design.

Il bravissimo Luca Scarlini, ingaggiato dall’associazione Amici di Doccia presieduta da Livia Frescobaldi, porta in tour un appassionante monologo sulla storia avventurosa della lucente porcellana cinese, dei segreti alchemici della produzione, della moda occidentale della porcellana e dei tentativi di replicarla, per arrivare ad Augusto il Forte re di Sassonia, che aveva sviluppato la maladie de la porcelaine e, carpita la formula segreta, creò la produzione di Meissen. Fino al marchese Carlo Ginori, che nel 1737 avviò la manifattura di Doccia sulle colline di Sesto Fiorentino, dove oltre alla porcellana produsse la prima aristocrazia operaia del nostro (non ancora) paese.

E più che sui servizi di piatti, come a Meissen, Vienna e Sèvres, si concentrò sulle repliche a grandezza naturale di capolavori dell’arte delle collezioni degli Uffizi, producendo opere uniche per dimensioni e bellezza, come la lattescente Venere de’ Medici esposta in mostra. Ci sarà poi una grande espansione produttiva ottocentesca e nel 1896, su consiglio del direttore della manifattura, l’intraprendente Paolo Lorenzini, fratello di Carlo Collodi, la vendita al colosso della produzione di ceramica Richard. Negli anni Venti, per un decennio, divenne direttore artistico Gio Ponti, e lì nuove meravigliose creazioni, come la coppia di ciste esposte in mostra, disegnata da Ponti per festeggiare il ventesimo anniversario di matrimonio del giornalista Ugo Ojetti e di sua moglie Fernanda. Il monologo di Scarlini verrà replicato domani, 29 novembre, a Torino, nella Sala delle Feste di Palazzo Madama. Speriamo che diventi un podcast, abbiamo tutti un po’ di maladie de la porcelaine.

Di più su questi argomenti: