Ronn Moss e Katherine Kelly Lang, alla Masseria San Domenico, per girare 10 episodi di Beautiful ambientati in Puglia (Olycom) 

Terrazzo

Vita dolce in masseria

Michele Masneri

Da Bruno Vespa a Giorgia Meloni, l'estate 2023 si apre e si chiude in Puglia (del Nord). Ma già c'erano Tatò e D'Alema.

La masseria è il simbolo dell’estate, la masseria ha aperto la stagione e ora la chiude pure, assai dolcemente o quasi. L’estate 2023 infatti si era aperta a Manduria alla masseria “Li Reni”, per una specie di G8 o Cortina InConTra, con Bruno Vespa che nella sua veste di host vinicolo ai primi di giugno aveva radunato mezzo governo per un “Forum in masseria” alla presenza di capocolli, Primitivo, e del leader a km zero Giuseppe Conte oltre ovviamente a “Giorgia”. E ora l’estate si chiude invece con “Giorgia” asserragliata nella masseria “Beneficio” a Ceglie Messapica tra i misterici viaggi in Albania e gli incontri coi leader locali e tribali dell’ortofrutta e pranzi a base di discusso granchio blu (ma già a luglio Meloni era sbarcata a Brindisi addirittuta con aereo di Stato, di ritorno da una missione internazionale. Con l’idea di organizzarvi poi il prossimo G7). Welcome to capocollo. La Puglia quest’estate è del Nord o non lo è, è il trionfo della Valle d’Itria, di Cisternino, di Martina Franca. Lì, Meloni aspetta gli eventi in un bunker a misura di pasticciotto. 

 

  

La masseria con la sua struttura fortificata sembra perfetta per contenere tutte le contraddizioni del momento: certo, il generale Vannacci e Salvini, ma poi: l’Italia è un posto che gli italiani non possono più permettersi? Da ogni dove arrivano messaggi allarmati: il turismo non va benissimo, è il primo anno in cui i lettini sono vuoti, le presenze basse. Anche la Puglia non viene risparmiata, la Puglia simbolo stesso si overtourism non fa il pienone. Secondo la Cnn ci sono un sacco di fregature, e Ostuni non si è fatta risparmiare nell’estate dei toast a metà e del divieto di parmigiana (un ristorante che impone la permanenza massima di due ore e la consumazione minima di due portate, contorni esclusi). Il popolo dei balneari, popolo che con la sua ministra dal cappello texano ha celebrato quest’anno il suo Pride infinito, sta in pensiero, mentre "Giorgia", l’unica italiana ormai che si può permettere la villeggiatura, sta chiusa nel suo bunker. In masseria.

    

Giorgia Meloni, al termine dell'intervista con Bruno Vespa al forum 'L'Italia che verrà' alla Masseria Li Reni di Manduria (Ansa) 

 

Ma la masseria è un’ossessione che viene da lontano, scriverebbe un Panorama anni Ottanta. Se negli anni Ottanta appunto gli italiani sognavano la villa in Costa Smeralda e il casale in Toscana (sulle note di Vangelis in pubblicità Barilla e Mercedes 500), nei Novanta cominciavano a capire che era ora di ridimensionarsi, dunque ecco la voglia della masseria, mare e campagna insieme, prendi due paghi uno, ed esplode parallela al “rebranding” della Puglia, che nel frattempo da landa dell’orecchietta impresentabile e di Lino Banfi diventava la nostra California (perché come la California c’è quella Alta e quella Bassa anzi baja). 

 

Massimo D'Alema su una barca a Gallipoli (Ansa) 
   

Primo ad arrivare fu Leonardo Forneron Mondadori che in fuga da Capri comprò una masseria a Ostuni arredata da Verde Visconti. Poi giunse  Franco Tatò, mitico manager tagliatore di costi, a.d. Mondadori con background tedesco e liberal (da cui il soprannome, Kaiser Franz). Sbarcò negli anni Novanta rilevando la masseria di Maly Falck Da Zara (mitica madre di Giorgio  e pioniera milanese delle Puglie) affidata a Renzo Mongiardino e appartenuta per un soffio a Dino Franzin che velocemente si stufò.  Tatò tenne masseria e salotto radical in quel di Fasano (alta Puglia). A sud invece uno dei primi a installarsi fu Massimo D’Alema, nella masseria Furnirussi (però moderna) in Salento. Insomma la anzi le Puglie eran nate di sinistra,ci son state scippate dalla destra, come lo slow food e l’immigrazione incontrollata.

  

 

A Fasano nacque poi il Borgo Egnazia, la prima masseria deluxe, compound ciclopico con campo da golf realizzato ex novo come una colossale scenografia hollywoodiana (insomma di nuovo California) con piscine a sfioro e arie condizionate perfette tra la pietra di Lecce. Il vero borgo Egnazia, cioè la città antica di Egnazia, non lo va a vedere nessuno. Ma Marisa Melpignano, fondatrice del nuovo borgo, ci raccontò che per il progetto alberghiero aveva sondato le meglio archistar, ma nessuno le aveva presentato un’idea accettabile. Trovò allora uno scenografo locale, e tutto partì). In realtà ancor prima, nel 1996 fatale, partiva la Masseria San Domenico, seminale avamposto del lusso. Fu l’anno in cui nasceva la nuova Puglia al cinema. “Pizzicata” (1996) di Edoardo Winspeare, regista araldico-identitario, riposizionò la sua terra tra leggende, luce calda, buon cibo e prezzi bassi, in quel Salento estremo che sembra Messico (la pizzica come el Día de los muertos). Con la Apulia Film Commission cambiò l’immaginario: all’improvviso al cinema e in tv si videro solo allegre comitive sullo sfondo della luce di Lecce. Venne l’ondata gay friendly di Ozpetek, con le sue “Mine Vaganti” del 2010, e poi oggi ecco la nidiata delle commissarie o vicequestore, insieme ad occasionali Helen Mirren nella splendida cornice di Bari vecchia e nuova. E poi Checco Zalone, amico di “Giorgia”. E al San Domenico ci girarono pure delle puntate di "Beautiful".

  
Alta e bassa, anzi “baja”, California, tra chiesette candide in spiazzi di “mision” come a San Juan Bautista, anche con cavi elettrici su pali di legno con uccelli appollaiati come in Hitchcock, ma anche un po’ Europa dell’Est nelle cinte di orrori abusivi anni Settanta che con l’abbraccio mortale dell’alluminio anodizzato abbracciano le cittadine di Martina Franca e Cisternino, il territorio si presta a varie tipologie di set (uno degli ultimi prodotti girati qui è “Profeti”, film di Alessandro Cremonini con Jasmine Trinca, storia di una giornalista italiana rapita dall'Isis durante un reportage di guerra in Siria, e Nur, giovane foreign fighter moglie di un miliziano del Califfato che la tiene prigioniera nella sua casa costruita in un campo di addestramento; il tutto girato ad Altamura). 
  

C’è masseria e masseria, come c’è Puglia e Puglia, con rivalità naturalmente, quelli della Valle d’Itria considerano il Salento per parvenu, quelli del Salento dicono che nel mare della Valle d’Itria “non ti vedi i piedi”. Il Salento ha anche un altro tipo di abusivismo, più colorato, più estremo (ci sono anche libri sull’argomento come “Salento moderno” di Davide Giannella e Massimo Torrigiani, Humboldt). In alta Puglia c’è più neoclassicismo, più verde, come in Alta California. Ad Andria e Trani esistevano le infinite masserie della famiglia Porro, del giornalista, dinasta locale. Una delle più prestigiose sempre a Nord è quella di Annamaria Bernardini De Pace, con cinque ettari di terreno vicino Monopoli. Un'altra, a Ostuni, modernissima, è Casa Dusenszky Vitale, del banchiere Guido Roberto Vitale. E' uno dei luoghi in cui si è svolto quest'anno il "Festival dei Sensi", che porta talk e approfondimenti nelle masserie private più inaccessibili al pubblico.

 

I milanesi, grandi gentrificatori, si spargono equilibratamente tra Alta e baja Puglia, se Cisternino è feudo di Anna Dello Russo (masseria con trulli) a Sud c’è l’architetto Massimiliano Locatelli, con piscina a sfioro sospesa sulla strada e interni in acciaio inox (la sottocategoria masseria di architetti è importante). Ha i trulli a Nord e la masseria a sud (incontentabile!) Luca Bombassei, architetto pure lui e collezionista ed ereditiero della Brembo (invece Mario Cucinella, architetto ma non milanese, tiene trulli a Ceglie). 

 

E da set cinematografico la masseria è diventata set di sfilate: Dolce & Gabbana ne hanno appena fatto una ad Alberobello, Dior già nel 2021 si era esibita a Ostuni. “Una masseria privata, innalzata tra il 1752 e il 1777 a pochi passi dai santuari di Sant’Oronzo e di San Biagio, sul declivio di una delle colline della selva, è stata scelta dalla maison francese per presentare alcuni dei modelli che hanno fluttuato tra le luminarie di piazza Duomo, a ritmo di tamburello e di pizzica”, recitano i comunicati del caso. Ci sono come si dice contaminazioni: pugliesità che diventano milanesi che ridiventano pugliesi, effetto panettone D&G, come le “luminarie”, quei rosoni colorati che si vedono nelle feste di paese e che sono già diventate oggetto d’arredo a Corso Como e adesso compaiono nelle boutique di Locorotondo vip e dop. 


In masseria si svolgono fondamentali riti: addii al nubilato e celibato, e gender reveal e matrimoni (ma nelle numerose cappellette private i vescovi non permettono le cerimonie, almeno quello di Monopoli). E oggi non può mancare la "masseria fatigue", con albergatori che soccombono allo "stress" e chiudono i battenti ad agosto. Tipologie: le masserie si dividono in masserie regie, masserie abbazie, masserie fortificate, masserie a corte, ecc. Dovrebbero avere tutte un ampio spazio per i raccolti, per i foraggi, stalle, eccetera. Questi ampi spazi, ampissimi, tentano sempre il forestiero allettato dalla magnificenza dei luoghi e pure dai prezzi bassi (ma sempre meno) che ti fan sentire zio d’America; la gita immobiliare fa parte sempre dell’esperienza in masseria. Come nel romanzo “Spatriati” (Einaudi) con cui Mario Desiati ha vinto il premio Strega l’anno scorso. Si vagheggia tutti di venire a vivere qui, ah lo smart working in masseria, ah gli ampi spazi, poi si scopre che il wi fi non funziona, che il mare più vicino è a 35 chilometri, e devi andarci alle 5 di mattino se vuoi non inciampare nei tuoi vicini di stuoia, d’inverno crepi di freddo e di umidità, specialmente nella masseria a trullo, micidiale per le ossa. L’acqua poi non si può bere perché troppe falle ha l’acquedotto, e deve giungere l’autobotte, e insomma ci ripensiamo l’anno prossimo. Tatò scrisse a un certo punto un pamphlet, dal titolo emblematico, “Perché la Puglia non è la California”. Però vuoi mettere la luce, e il capocollo.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).