(foto LaPresse)

trasformismo alle cipe di rapa

Se per il G7 in Puglia l'emiro Emiliano passa da citare Stalingrado ai peana per la Meloni

Gabriele De Campis

Il governatore ha abbandonato il piglio da maresciallo Zukov per elogiare lo stile del “presidente del Consiglio”. La passione di Giorgia per la Puglia

Puglia nera, Puglia della Primavera progressista, Stalingrado e ora California del Sud per ospitare il G7 tra trulli e/o pasticciotti. L’emirato del Tacco d’Italia è stato scelto dalla premier Giorgia Meloni come sede del vertice internazionale con presidenza tricolore per il prossimo giugno 2024, dopo le Europee. Tutto è avvenuto con una telefonata da Hiroshima a Bari, subito rilanciata sui social da Big Mike Emiliano, che nel settembre scorso, prima delle elezioni politiche aveva attaccato la destra dal palco di un teatro a Taranto, con alle sue spalle un remissivo Enrico Letta: “La Puglia è una sorta di Stalingrado e da qui non passeranno, noi non abbandoneremo il campo. Sputeranno sangue”. Le urne poi hanno raccontato un quasi cappotto dei conservatori nella regione (negli uninominali è finita 14-1). Adesso siamo in una nuova era. Lo stesso sceicco si è espresso così sulla leader del governo: “La premier Meloni ha il mio numero del cellulare… La cortesia e lo stile del presidente Meloni è stato da me apprezzato perché non è molto consueto”. Tra i due c’era una antica empatia (accompagnata da stoccate politiche), consolidata in un meeting nella masseria Li Reni, la sede estiva della “Terza Camera dello Stato”, ovvero il salotto nella terra del Primitivo ideato da Bruno Vespa. E proprio lì Giorgia e Michele avevano trovato affinità tra battute e partite a burraco. Adesso il governatore ha abbandonato la postura del maresciallo Zukov per indossare i panni del laudatores: "Il luogo del G7? E’ un segreto assoluto, sarà scelto dal governo. A noi - ha chiarito - spetta solo collaborare e ringraziare il governo italiano”.

 

Poi un tocco da “Maresciallo d’Italia” in versione emilianista: “La Puglia ha un dispositivo di protezione delle Forze armate di terra, di mare e di aria che è il più importante della nazione”. Infine la versione teologica: “Un particolare ringraziamento alla premier lo faccio per aver citato papa Francesco. Siamo stati inascoltati nella crisi che ha separato la Federazione russa dall’Occidente, avevamo intuito che si creavano fattori di divisione. Il Papa ha riunito qui in Puglia più volte il patriarca e i religiosi delle chiese ortodosse per evitare quello che si è manifestato. San Nicola è stato coinvolto dalla premier senza nominarlo: è il santo che collega Occidente e Oriente, è il patrono della Puglia…”.

A latere della diplomazia nicolaiana, il G7 in Puglia ha tra i suggeritori anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, che in passato aveva scelto il simbolo cristiano di Otranto per celebrarne l’unicità spirituale: “Un’intera città affronta il martirio per non rinnegare la fede”, aveva scritto sulla rivista “Cristianità”. E non bisogna dimenticare che proprio la Meloni, accompagnata dal proconsole Marcello Gemmato (ora sottosegretario), ha trascorso le ultime due estati tra i trulli della Valle d’Itria (a Ceglie Messapica) e le scogliere della città di Domenico Modugno, Polignano a Mare…Tra chi non fa salti di gioia per la centralità ritrovata (di riflesso) da Emiliano è il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, oggetto di velenosi strali da parte del governatore per la sua pervicacia nel salvare i fondi europei con una cabina di regia ministeriale. Lo stesso politico salentino è molto freddo rispetto alle ultime comunali, per le scelte operate dai meloniani a Brindisi. Nel capoluogo, infatti, al giovane “fittiano” Pietro Guadalupi (in grado di vincere al primo turno) è stato preferito Pino Marchionna, ex sindaco di estrazione socialista. Tutto questo senza consultare il ministro di Maglie, che di contro ha finora evitato di avere in agenda appuntamenti elettorali brindisini…

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