Foto di Ozan Safak, via Unsplash 

Terrazzo

Dai muri al cielo. Per la pubblicità è l'ora dello "skydvertising"

Giulio Silvano

I nuovi inserzionisti usano gli aerei per disegnare in aria. Ma fanno anche lavorare i droni, con i led: così le scritte si muovono. Quanto ci vorrà per vedere sopra le nostre teste una campagna di Taffo? 

Negli ultimi anni sono apparsi sui già tumefatti marciapiedi di Milano delle pubblicità. La nuova serie Netflix o un’imperdibile proposta assicurativa che sia, vengono spruzzati, come dei Banksy ipercapitalisti, degli ad stensilati che verranno consumati dalle piogge acide e dalle suole dei Blundstone. Non bastano più i manifesti, o gli inserti nelle riviste, o gli spot televisivi, o le gigantesche coperture delle impalcature per il bonus 110 per cento. Ma se va bene la terra, perché non il cielo? Ormai super à la page lo “skydvertising”, che trova le sue origini negli aeroplani che passano con un banner, fenomeno americanissimo, soprattutto nelle zone costiere, sopra le spiagge della Florida o del New Jersey.

 

E poi anche nello skywriting: usare il fumo per scrivere messaggi nel blu dipinto di blu. Ma il futuro, come di ogni altra cosa, sembrano essere i droni e i led, combinazione ipertecnologica vincente per andare oltre la scritta immobile. Sempre più sofisticati, i droni disegnano coi led immagini e loghi, che possono essere animati. “La legge morale dentro di me, il cielo coi led sopra di me”, tipo.

 

Si lamentano gli astronomi amatoriali che vorrebbero potersi godere le galassie nei giorni limpidi. In fondo il binomio droni+led ha già creato un’alternativa ecologista agli spettacoli pirotecnici – ogni volta che si accende un raudo un proprietario di un cane si lamenta su Facebook – e lo scorso 4 luglio, per i festeggiamenti negli Stati Uniti, sono già stati usati i led al posto della cara vecchia polvere da sparo, anche per limitare gli incendi.

 

Coca-Cola a Singapore ha già fatto degli show aerei pubblicitari, e anche Burberry, per la collezione del 2021, disegnando il logo tra le nuvole; per ora solo big corporation, ma la porta si sta aprendo sempre di più. Gli esperti dicono che sarà il futuro della pubblicità, prima che ci si inventi ancora qualcosa di nuovo. Non è che tra poco, sul cielo romano, ci troveremo un divertente ad di Taffo? O l’invito per il concerto di Capodanno al Circo Massimo col logo di Radio Dimensione Suono? Cosa si inventeranno gli ex studenti Ied decisi a superare i limiti del guerrilla marketing? Già nel sempre spaventosamente profetico Futurama, la serie fantascientifica del creatore dei Simpson, esistevano le pubblicità nei sogni, ma meglio non dirlo a Elon Musk. 

 

Come in quel passaggio dei Canti di Maldoror di Lautréamont dove viene chiesto al fanciullo perché pensava al cielo, e lui in risposta: “Ognuno preferisce il cielo alla terra”. E gli viene detto: “Ebbene, io no. Dato che il cielo è stato fatto da Dio, come la terra, sii dunque certo che v’incontrerai gli stessi mali di quaggiù”.

Di più su questi argomenti: