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Dizionario Mendini, con galleria di ritratti

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul maestro del design italiano. Un libro

Si è appena chiusa, al Madre di Napoli, la prima mostra dedicata ad Alessandro Mendini dopo la sua scomparsa nel 2019.

Era coetaneo di Aldo Rossi, rappresentando una banda di pensiero opposta, disinibita, leggera, coloratissima, anche se poi si ritrovò a collaborare proprio con Rossi come art director dell’Alessi quando, negli anni Ottanta, l’azienda piemontese invase le case di mezzo mondo con i suoi cavatappi, insieme ai bollitori di Richard Sapper, le teiere di Michael Graves, le caffettiere proprio di Rossi. A capo dell’Alessi Mendini coronò la sua carriera di mattatore del design italiano, carriera che era passata dalla “resistenza” al funzionalismo milanese dei grandi maestri della perfezione funzionalista come Magistretti e Castiglioni, seguendo invece una linea espressionista tutta sua che prendeva spunto dal design radicale. Ma lo status derivò anche dalla intensa attività editoriale: dalla sua storica direzione di Casabella negli anni Settanta e poi Modo e infine la Domus dei faccioni colorati in copertina (Gehry, Eisenman, Sottsass).

Mendini, nonostante l’esuberanza (simboleggiata dalla famosa poltrona pointilliste-brianzola, presa in giro del classico arredo “in stile”, ma fatto in grande serie), era un “uomo schivo, non mondano, internazionale”, scrive Marisa Galbiati, curatrice del volume di Mendini “La poltrona di Proust. Architettura, arte, design e altro”, che Nottetempo ha rifatto adesso. Raccolta di scritti pubblicata originariamente trent’anni fa, in parte dizionario apodittico mendiniano. Un esempio: “Abitare – E’ un gesto naturale, prima di essere un progetto. Un gesto ospitale, vivente, accurato”. Divertenti anche i piccoli ritratti dedicati a grandi personaggi. Di Emilio Ambasz: “Il suo lavoro include il bizzarro e il pratico, la storia e il futuro, il monumentale e l’invisibile. Architettura e design sono per lui atti mitici. Vorrebbe essere ricordato come poeta”.

 

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