L'archistar Franco Purini (Foto LaPresse)

Disegno Capitale

Michele Masneri

Una mostra a Venezia celebra Franco Purini, archistar romana

Famoso anche per progetti pop tipo il grattacielone Eurosky Tower, che ospita all’Eur Francesco Totti e Ilary, Franco Purini è stato sempre, oltre che architetto, gran disegnatore. Viene celebrato ora a Venezia con una mostra presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di architettura: “L’invenzione di un linguaggio. Franco Purini e il tema dell’origine, 1964-1976”. Purini è uno dei tanti architetti romani che hanno insegnato a Venezia, dal mitico direttore Giuseppe Samonà fino a Bruno Zevi, Carlo Aymonino e altri. Nato nel 1941 da sfollato nella poetica Isola del Liri – dove c’è una cascata che spesso ricorre nei suoi disegni di città – ha vent’anni nella Roma della Dolce Vita.

 

Fino al 1968 è nello studio di Maurizio Sacripanti, il suo padre architettonico, autore del padiglione italiano all’Expo di Osaka del 1970. La complessità del segno di Sacripanti, che pretendeva di rappresentare lo spazio in movimento in un afflato neofuturista “costruendo il futuro nel presente”, come scriveva allora Argan, lascia traccia nell’allievo per cui “l’immaginazione, che si rende comunicabile con l’esercizio grafico, è il vero momento nativo, del comporre-progettare”. A Roma Purini incontra Vittorio Gregotti, che nel 1969 lo convincerà a trasferirsi a Milano e a collaborare con lui per i suoi grandi progetti degli anni Settanta, il fatale Zen di Palermo e l’Università della Calabria. Anni dopo Gregotti scriverà un “Franco Purini, architetto milanese”, sottolineandone la vicinanza ai razionalisti lombardi (Giuseppe Terragni, Luigi Figini e Gino Pollini) piuttosto che ai maestri romani come Ludovico Quaroni (con cui si laurea nel 1971) o Mario Ridolfi. I progetti e i disegni giovanili presenti in mostra sorprendono per l’uso del colore, mentre nella fase più matura Purini è un autore perlopiù in bianco e nero, tra Piranesi e Escher.

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