Ricetta seriale

"La vita bugiarda degli adulti" e la scoperta delle regole del mondo dei grandi: tutti mentono (per fortuna)

Gaia Montanaro

Dal 4 gennaio su Netflix l'adattamento del romanzo di Elena Ferrante pubblicato nel 2019 da E/O. Un’educazione affettiva nella Napoli degli anni Novanta

Arriverà il 4 gennaio 2023 su Netflix l’adattamento seriale del romanzo di Elena Ferrante “La vita bugiarda degli adulti”. Sei episodi da cinquanta minuti ciascuno, ambientati nella Napoli degli anni Novanta e che hanno al centro la figura di Giovanna, adolescente in ricerca della propria identità. Figlia di una famiglia benestante del Vomero, di sinistra, colta e idealista, Giovanna cerca di affrancarsi da un perimetro esistenziale che le sta stretto. La miccia per il cambiamento viene rintracciata in quella zia Vittoria, la sorella del padre di Giovanna con cui l’uomo è in aperto contrasto e con cui ha rotto i rapporti. Giovanna è incuriosita da quella “presenza – non presenza” nella sua famiglia, che pare sparigliare le carte rispetto ad un certo modo di vivere e interpretare l’esistenza. La va a incontrare e da qui inizia il suo viaggio nella vita (bugiarda) degli adulti. Tutti mentono infatti, o per lo meno raccontano e fanno emergere la loro personale visione della verità, in un mondo che diventa più chiaroscurale ma anche più interessante. E in cui si può provare a essere sé stessi o per lo meno mettersi alla prova per scoprirsi. “La vita bugiarda degli adulti” è quindi una storia di formazione, un’educazione affettiva che, tramite le vicende di una ragazza sulla soglia dell’adolescenza, inizia all’età adulta intesa come consapevolezza di sé e delle regole del mondo dei grandi. La serie, secondo adattamento seriale dai romanzi della Ferrante, è prodotta da Fandango e diretta da Edoardo De Angelis che firma anche la sceneggiatura insieme alla Ferrante, Laura Paolucci e Francesco Piccolo. Protagonista l’esordiente Giordana Marengo, bravissima nei panni di Giovanna, a cui si affiancano Valeria Golino, perfetta nel ruolo di zia Vittoria, Alessandro Preziosi – altrettanto equilibrato e sottile nella propria interpretazione del padre di Giovanna - e Pina Turco.

 

   

Quali sono gli ingredienti principali della serie “La vita bugiarda degli adulti”?

La serie, molto ricca sia dal punto di vista sia della densità narrativa che della pasta visiva, ha il pregio di mettere in scena diversi elementi che ben si amalgamano tra loro. C’è innanzitutto il racconto della città di Napoli – ben restituito da De Angelis – e delle sue contraddizioni, nella giustapposizione tra quartieri benestanti e poveri, nell’estetica lussureggiante a cui si antepone quella più fatiscente (e forse vivida). C’è poi la resa del racconto dell’adolescenza, portata sulla scena da Giovanna con le sue amiche e le cugine: benestanti che frequentano il mondo dei rave, che fanno a botte per le loro idee politiche e che sono alla ricerca del loro posto nel mondo e di una sorta di accettazione sociale. Un’adolescenza scandita dalla musica degli Almamegretta e del 99Posse piuttosto che da “Better things” dei Massive Attack. E poi c’è il mondo degli adulti della famiglia Trada, dove le polarizzazioni diventano più esasperate e passano dall’appartenenza a differenti ceti sociali, al modo di vestire, di mangiare, di approcciare la realtà.

 

Quanto c’è del romanzo della Ferrante nella serie “La vita bugiarda degli adulti”?

La serie è l’adattamento del romanzo omonimo di Elena Ferrante, pubblicato nel 2019 da E/O. La trasposizione audiovisiva è sostanzialmente fedele al romanzo originale, aggiungendo alcuni elementi più digeribili per un vasto pubblico da piattaforma come copiosi innesti musicali ed un’estetica adolescenziale precisa e accattivante. Scelta – condivisibile – del regista e degli autori è stata quella di alzare un po’ l’età di Giovanna e delle amiche, portandole alla soglia dell’adolescenza (e permettendosi quindi alcuni azzardi visivi e di racconto difficilmente apprezzabili se visti su ragazzine più piccole). Rimane comunque molto presente e carnale tutto l’immaginario tipico della Ferrante, il racconto cangiante di personaggi e situazioni, la resa emotiva e plastica dei suoi personaggi sempre veri, così come tante frasi mutuate direttamente dal romanzo che danno forza e credibilità alla storia.

 

Qual è il tono della serie in tre battute?

“Per noi zia Vittoria è un modo di dire”.

“Mi sono ritrovata dentro una storia che non era la mia”.

“Prima di andarsene di casa, mio padre disse a mia madre che ero brutta. Non lo disse direttamente ma usò un paragone. Parlò a bassa voce ma lo disse”.