Pillole serie tv

Le migliori serie tv da vedere a ottobre 2022, in pillole

Qualche thriller, una punta di horror, un paio di drammi (con tocco esotico annesso) per chiudere con una risata

Gaia Montanaro

Il racconto di genere la fa da padrone in questo ottobre seriale. Qualche thriller, una punta di horror, un paio di drammi (con tocco esotico annesso) per chiudere con una risata. Dulcis in fundo.

  

Munich Game

(Sky Atlantic, 5 ottobre)

Thriller Sky Original tedesco ambientato a Monaco nel 2022 e creato da Michal Aviram (già showrunner di Fauda). A distanza di cinquant’anni dal massacro di undici atleti israeliani durante le Olimpiadi del ’72 da parte del commando palestinese Settembre Nero, la città tedesca ospita una partita amichevole tra la nazionale israeliana e la Germania. Un agente, nel dark web, intercetta un messaggio che potrebbe portare ad un attacco nei confronti della squadra israeliana. La storia non deve ripetersi e ci si adopererà per evitare che l’incidente si verifichi e porti con sé letali conseguenze. Un racconto drammatico e adrenalinico, solidamente costruito e che recupera un evento del passato realmente accaduto (e già trattato in un film da Spielberg) dandogli nuova vita e luce.

  

The Bear

(Disney +, 8 ottobre)

 

Acclamata serie tv andata in onda su FX (Hulu) e diventata un piccolo cult. Jeremy Allen White interpreta Carmy Berzatto, di professione chef, che è costretto a tornare a casa a Chicago in seguito al suicidio del fratello per occuparsi del ristorante di proprietà della sua famiglia, la paninoteca The Original Beef of Chicagoland. Il giovane dovrà adattarsi a lavorare in un contesto molto più provinciale, a collaborare con un personale di cucina astioso e oppositivo e fare i conti con un lutto famigliare difficile da metabolizzare. La serie è sulla carta interessante perché coniuga registri diversi, passando da momenti più di commedia a sfumature drammatiche. La faccia del protagonista fa il resto.

   

The Watcher

(Netflix, 13 ottobre)

Miniserie thriller creata dal Ryan Murphy e con protagonista – abbastanza inedita per la serialità – Naomi Watts. Ispirata a una storia vera, la serie racconta le vicende della famiglia Brannock, appena trasferitasi in una nuova abitazione nel New Jersey. La casa manifesta fin da subito un che di sinistro e, ad aggravare la situazione, cominciano ad arrivare delle lettere dal contenuto raccapricciante inviate da un uomo chiamato “l’Osservatore” (the watcher, appunto). Il mistero si infittisce e la tensione lievita, in un racconto sempre più ritmato e, merito dello stile di Murphy, curato nei dettagli anche dal punto di vista visivo.

   

Shantaram

(Apple tv +, 14 ottobre)

  

È un’impresa imponente, come forse solo Apple Tv+ ha la possibilità di affrontare, quella di adattare il corposo best seller del 2003 di Gregory David Roberts (edito in Italia da Neri Pozza). Una storia densissima di eventi e situazioni, ambientata nella Bombay degli anni Ottanta e qui dilazionata in dodici episodi che seguono le vicende di Lin Ford (alter ego dell’autore), latitante evaso di prigione che cerca di costruirsi una nuova vita negli slum di Mumbai. Qui si guadagna il soprannome di Shantaram - “uomo di pace” o “portatore di luce” -, comincia a vivere di espedienti per poi trovare una propria collocazione e l’amore dell’intrigante Karla. Un racconto epico (anni fa il libro era stato opzionato da Johnny Depp ma poi il progetto di trasposizione filmica si era arenato), ambiziosissimo e che si propone di raccontare uno spaccato di mondo affascinante con una chiave occidentale (da segnalarsi Charlie Hunnam nel ruolo del protagonista).

  

Tutto chiede salvezza

(Netflix, 16 ottobre)

Molto atteso, e sulla carta ardua impresa, è l’adattamento del romanzo di Daniele Mencarelli “Tutto chiede salvezza” (Mondadori, Premio Strega Giovani 2022), portato sullo schermo dal regista Francesco Bruni e diventato una serie Netflix Originals. Al centro del racconto c’è Daniele (Federico Cesari), ventenne che viene ricoverato per sette giorni in un ospedale psichiatrico a seguito di una crisi psicotica. Qui affronterà una convivenza intensa con i suoi cinque compagni di stanza – Mario, Gianluca, Giorgio, Madonnina e Alessandro – grazie ai quali entrerà in contatto con un’umanità diversa, profonda e cangiante. Daniele compirà un viaggio interiore inaspettato e quella settimana di ricovero ospedaliero sarà per lui un punto di svolta nella ricerca del senso del vivere. Una prova ambiziosa la trasposizione di questo romanzo, giustamente molto amato, che fa dello scavo interiore la sua timbrica.

  

La stanza delle meraviglie

(Netflix, 25 ottobre)

Guillermo Del Toro si dà alla serialità di genere horror. Otto episodi autoconclusivi che affrontano altrettante storie macabre, grottesche, gotiche e inquietanti – due delle quali ideate direttamente da Del Toro. Un esperimento di genere, interessante sia nel merito che come traiettoria audiovisiva. Si moltiplicano infatti le incursioni della serialità americana nel genere horror, tradizionalmente molto di nicchia ma da qualche anno esplorato da pesi massimi della cinematografia mondiale.

 

Corpo Libero

(Paramount+, 26 ottobre)

Sei puntate di un thriller ambientato nel mondo della ginnastica artistica femminile. Queste le premesse di una nuova serie prodotta da Paramout + e Rai, adattamento dell’omonimo romanzo di Ilaria Bernardini (edito da Mondadori) che indaga il periodo adolescenziale, raccontandone rivalità, pressioni, amori tormentati, amicizie e spietatezze. Un mondo, quello della ginnastica artistica, che sotto l’apparente perfezione formale nasconde insidie e infingimenti. La serie è scritta dalla stessa Bernardini insieme a Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi e Giovanna Mari, diretta da Cosima Spender (un gruppo ben assortito tutto al femminile) e prodotta da Indigo.

 

Boris

(Disney +, 26 ottobre, quarta stagione)

Dulcis in fundo, attesissima da immemore tempo è la quarta stagione di Boris, serie cult che racconta il dietro le quinte del mondo della serialità televisiva e dei set cinematografici. Orfana della penna brillante e acutissima di Mattia Torre, Boris 4 ritrova però per la quasi totalità il cast originale. In questo nuovo capitolo, al centro non ci sarà più la tradizionale fiction generalista (l’indimenticata “Gli occhi del cuore”) bensì la serialità da piattaforma, fatta di nuove regole e paradigmi. Un nuovo mondo con cui bisogna tenere il passo ma che, come il precedente, non manca di follie e idiosincrasie varie. Qui non si vede l’ora.