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PERCHÉ SAVERIO È A SANREMO

Il sindaco di Sanremo dice no a ruoli nazionali. “Ho altri piani”. Come Mattarella

Saverio Raimondo

Rispetto alle edizioni pre-pandemia sono mancate le feste, ma soprattutto i mitomani, gli esibizionisti, i freak, di cui da sempre la kermesse musicale è meta di pellegrinaggio. Non c'è il Festival senza i sosia, ma ora il paese non assomiglia più a nessuno

Giunti all’ultima serata del Festival di Sanremo 2022, è il momento di tirare le somme. Con la telefonata di Mattarella ad Amadeus, altro che quarta edizione il prossimo anno: quello di Amadeus all’Ariston sarà un vero e proprio settennato. Sanremo Capitale d’Italia? Raggiungo per telefono il sindaco, Alberto Biancheri, al suo ottavo Festival. Visto il successo dell’edizione di quest’anno – non tanto e non solo dal punto di vista televisivo e musicale, quanto pandemico: a parte alcuni casi di positività in sala stampa, in questi giorni si è tossito poco, non c’è stata nessuna zona rossa né contagi a valanga – chiedo al sindaco se esiste un “modello Sanremo” per il contenimento della pandemia e il ritorno alla vita normale. “Già l’anno scorso, con il protocollo che adottammo per svolgere il Festival in sicurezza, Sanremo fu un po’ un laboratorio che ha fatto scuola e ha dimostrato l’efficacia di certe procedure”, rivendica Biancheri. “Ma quello che spero è che quest’anno il Festival non sia un modello ma una celebrazione di fine pandemia. Il prossimo anno spero in un ritorno alla piena normalità, ora siamo al 70 per cento”. 

 

Il sindaco minimizza il suo ruolo nazionale, eppure l’effetto Sanremo c’è stato: durante il Festival, per la prima volta da settimane i numeri della pandemia migliorano nettamente, merito dell’isolamento domestico indotto da Amadeus; e proprio nei giorni del Festival il governo ha annunciato la riapertura delle discoteche e lo smascheramento all’aperto. Solo una coincidenza? Tutto questo sembra candidare naturalmente Biancheri a un ruolo nazionale: nel 2020 rifiutò la candidatura con il Pd per la presidenza della regione, ma che sia adesso il momento del grande salto? “No”, declina il sindaco, “non sarei a mio agio. Ho un’azienda, altri programmi”. Quando gli faccio notare che anche Mattarella aveva altri piani, il sindaco Biancheri ride, ringrazia e ammette: “Mai dire mai”. Il sindaco ha ragione, quello di quest’anno non era ancora un Festival al 100 per cento. 

 

Rispetto alle edizioni pre-pandemia sono mancate le feste, ma soprattutto i mitomani, gli esibizionisti, gli aspiranti suicidi, i freak, di cui da sempre il Festival è meta di pellegrinaggio. Non è Sanremo senza il sosia di Pavarotti piazzato fuori dall’Ariston per tutta la settimana del Festival; ma quest’anno di lui nemmeno l’ombra. Al secolo Gigi Nardini, apicoltore ma soprattutto sosia del mitico Lucianone (pur non somigliandoci più dal settembre 2007, da quando cioè l’originale ha cominciato a cambiare di consistenza), raggiunto al telefono mi dice di essere stato a Sanremo (ma dove? ma quando?) ma di essere già ripartito; però a Sanremo “c’è la sosia di Ornella Vanoni, sono il suo talent scout, l’ho scoperta io, all’alba vinceremo oh sole mio!”. Contatto “Ornella Vanoni” e le chiedo che ne è del raduno annuale degli “Amici di Liz Taylor”, una sorta di gruppo Bilderberg dei sosia che è tradizione si riunisca a Sanremo nella settimana del Festival; mi dice che sarebbe dovuto essere ieri, poi è stato annullato, forse sarà stasera, non si sa. Ma ci sono sosia in giro per Sanremo? Sì, ci sono “Monica Bellucci”, “Lady Diana”… Ma con le mascherine come si fanno a riconoscere? Voglio dire, con la Ffp2 anche io sono il sosia di Ornella Vanoni. “Ma durante la sfilata all’Hotel Des Anglais le toglieremo”. Sosia e No mask? “No, è consentito”. Boh.

 

L’impressione è che la pandemia abbia dato un duro colpo, forse fatale, al movimento dei sosia; e il paese non assomiglia più a nessuno. Ma per un fenomeno culturale che tramonta, un altro è asceso all’Ariston: sto parlando del FantaSanremo, che quest’anno ha imperversato quasi più del Festival stesso. I cantanti sembrano più interessati a far prendere bonus a chi li ha in squadra che a vincere Sanremo. Parlo con gli organizzatori del gioco, marchigiani doc. “Quest’anno semo cacati de fori dalla tazza”, ammettono. Ora che il gioco si è un po’ istituzionalizzato – e sui social c’è già chi dice abbia stufato – quale sarà il futuro del FantaSanremo? “Il prossimo anno il regolamento sarà rivoluzionato. Sarà meno invasivo, più in codice fra giocatori e artisti. E ci sarà più spazio al caso”. Appuntamento al 2023, il primo Sanremo con i soldi del Pnrr.