Una perfetta combinazione di gusto. Il pagellone di Masterchef

Giulia Pescara

Piatti ben realizzati, concorrenti preparati, buona cucina. E anche i giudici sono una scommessa stravinta, hanno trovato la loro alchimia: protagonisti, ma non soverchianti; severi, ma senza quella ferocia

Santo Maradona, che bella edizione. Siamo arrivati alla quinta puntata di Masterchef – il pilastro più solido della programmazione Sky – e il programma continua a essere una bomba. Tutti gli ingredienti sono calibrati per creare la perfetta combinazione di gusto: sfide interessanti, concorrenti di livello, la giusta dose di dramma ed emozioni. Anche i giudici sono una scommessa stravinta, hanno trovato la loro alchimia: protagonisti, ma non soverchianti; severi, ma senza quella ferocia ostentata che stava facendo il suo tempo (persino Barbieri ieri sera ha sputato una carne mal preparata con estremo garbo). E via, spadellare. Ecco il meglio e il peggio degli ultimi episodi.

Maria Teresa - voto: Iron Lady senza antiruggine

Protagonista indiscussa delle ultime puntate è la terribile Maria Teresa. Una che si inserisce nella competizione con lo stesso savoir faire con cui la Thatcher ha approcciato le Falkland: toccandola piano. Talmente detestata dal pubblico, che ha scalzato dai trend topic di Twitter persino Amadeus, un passo indietro, uno avanti, un mano alla cintura e una mano alla cabeza. Cattivella, ma sincera: se avesse i baffetti sarebbe uno splendido Gilberto. Per fortuna è poco permalosa, e quindi probabilmente nel testamento escluderà quella cugina che in prima elementare le ha strappato di mano un My Little Pony dopo il pranzo di Pasquetta. Ho un midollo di tonno nella scarpa, ahi! Guarda solo alla vittoria, con strategia, obiettivo dopo obiettivo. Sta iniziando a emergere - anche se non è ancora tra i migliori - e ha molto intuito. Basterà?

Luciano - voto: Grande Gigante Genuino

Tra i personaggi più amati, al contrario, c’è Luciano, il gigante di Palermo. Se avevamo imparato a conoscere il suo lato più fragile – dolcissime le sue lacrime di gioia nelle prime puntate – ora sta tirando fuori il carisma. Straborda ancora, ma le sue mani grandi ci stanno regalando piccoli capolavori: il brodo gelificato dentro il raviolo era poesia pura. Capobrigata ombra di Annamaria, si è imposto nell’ultima esterna a Vico Equense come sul palcoscenico di un teatro. Per poi rischiare di affogare in venti centimetri di quel mare che tanto gli somiglia, dopo la vittoria. Ci piace tanto perché prende ogni critica nel modo giusto e ha sempre senso del gruppo, del contesto. Quando prende per mano Nicolò, ogni volta che tornano alla postazione dopo una valutazione, ci regala la miglior bromance dai tempi di Don Matteo e il Maresciallo Cecchini.

Giada - voto: Pippi Rottenmeier

Altra figura interessante è Giada, che ultimamente si merita sempre più l’appellativo di Imprecisetti. Raramente ne fa una giusta, è spesso al fondo della classifica. Lei e Davide – il gemello segreto di Max Pezzali – hanno talento, ma scontano l’eccessivo carico di ansia. Che in queste prove è un po’ come Maria Teresa: non perdona. È la dura legge del goal. Eppure il suo percorso è un Bildungsroman continuo: dice qualcosa di detestabile, fa commenti a mezza voce, riprende gli altri come una maestrina, e un istante dopo si commuove perché un compagno è stato massacrato dai giudici, lo va a consolare e chiama abbracci di gruppo. Fateci scendere dalle montagne russe.

Il furto della pasta sfoglia - voto: Elementare, Watson!

Proprio lei è stata protagonista di uno dei momenti di major drama: il tragico furto della pasta sfoglia, che ha costretto i giudici a interrompere la prova della tarte tatin. Davanti agli occhi di un allibito Iginio Massari, la sbadata insegnante Maria Assunta ha scambiato il suo mediocre panetto con quello di Giada, lasciato incustodito nell’abbattitore. I maliziosi diranno: un caso, una coincidenza? Io non credo. D’altronde si sa, al buio tutti i piatti sono grigi. E quindi fermi tutti e si faccia entrare il Var: questo è un caso per il Detective Sherlock Hatelly. Ma gli autori sono buonisti: alla fine tutto finisce a sfogliatine di mele e l’incauta professoressa viene mandata a casa. E poi si lamentano che la scuola italiana non funziona.

Cannavacciuolo - voto: Parte nopeo e parte pasta e fagioli

Se i giudici si stanno confermando il vero asset del programma, Cannavacciuolo ultimamente ci ha regalato delle perle di valore. Non solo è istantaneamente diventato il perfetto partner di ballo con le sue movenze sinuose, ma ha anche acceso un riflettore su un tema di fondamentale rilevanza sociale. Il terrorismo psicologico di genitori che - ante Greta - per anni hanno impedito ai figli di tenere aperto lo sportello del frigo per più di tre secondi. Un dramma che ha unito boomers e millennials sotto l’egida del “chiudi subito o il cibo si scalda”, producendo generazioni di adulti insensibili al risparmio energetico, e dai sogni segretamente funestati da frigoriferi trasparenti e battipanni volanti. O peggio, da elettrodomestici tartan. Ma la mamma del giudice partenopeo è in realtà un piezz ‘e core, e ha colto l’occasione dell’esterna in costiera per spupazzarsi il figliolo a suon di pasta e fagioli (“una scienza esatta”). D’altronde si sa, ‘e creature sono sempre sciupate.

Francesca, Antonio e Nicolò - voto: X Factor?

Sono tra i più promettenti del programma. Pur diversi tra loro, hanno tutti manualità, senso estetico e una spiccata sensibilità nell’accostamento dei sapori. Soprattutto la piccoletta sarda – che quando fronteggia Cannavacciuolo regala una vivida immagine di Masha e Orso – si sta costruendo un percorso che sembra puntare dritto al podio di quest’edizione: prova dopo prova, si è imposta con molto garbo e pochissime sbavature. Ma la strada è lunga, e le insidie si nascondono in ogni abbattitore.

Il livello dei piatti - voto: Amarcord

Ciò che davvero colpisce di quest’edizione è il livello di piatti e concorrenti, che è cresciuto in modo notevole. Dove una volta regnavano incontrastati filetti e ravioli, oggi il più scarso presenta fumo di brasato cristallizzato con fungo della Papuasia e ananas servita sulla testa di Malgioglio. E poi si scusa per la poca originalità. Tuttavia, questo consente al pubblico di ampliare i confini della propria cultura gastronomica, anche in direzione di diete più salutari e leggere. Come il bordo di pizza, il brodo di amatriciana, e quello di patate arrosto: non sono ricordi trasformati in piatti, ma piatti trasformati in ricordi. Nel senso che poi non sei più sicuro di come erano fatti gli originali. Unica certezza: il riso al salto è come Maradona. L’abbiamo visto, ma solo da lontan

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