Sigfrido Ranucci in un frame dalla puntata di Report del 17 aprile 2017 (via RaiPlay)

Da Gabanelli a Ranucci: vent'anni di propaganda anti vaccini

Luciano Capone

Quelle ben poco casuali omissioni nelle perniciose inchieste di Report

Roma. “Questa inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini”, è stato il preambolo di Sigfrido Ranucci al servizio di Report contro il vaccino anti papilloma virus (Hpv), impiegato per combattere lo sviluppo del cancro del collo dell’utero. Una premessa che ricorda quella che spesso viene fatta da chi ce l’ha con gli extracomunitari: “Non sono razzista, c’ho pure un amico negro, però questi stranier…”. La trasmissione di Rai 3 ha fatto un mischione in cui denuncia l’assenza di trasparenza dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco per la la mancata vigilanza sui vaccini anti Hpv, che causerebbero reazioni avverse e danni molto gravi. A supporto ci sono le testimonianze di alcune ragazze, che raccontano di essersi ammalate dopo la vaccinazione, ma nessuno lo dice perché le autorità sarebbero poco trasparenti, condizionate dalla potenza economica di Big Pharma, come denuncia un gruppo di ricercatori “indipendenti” danesi (perché tutti gli altri sono dipendenti) e una coraggiosa ricercatrice italiana in uno studio “indipendente” (c’è sempre un genio incompreso in Italia messo ai margini dalla lobby degli scienziati). Siamo di fronte a una delle classiche notizie “che nessuno vi dice”.

Ma se nessuno le dice, molto spesso è perché sono sciocchezze. Infatti, la Società italiana di virologia ha immediatamente replicato con un duro comunicato: “La trasmissione Report riguardante il vaccino contro il papilloma virus, andata in onda ieri in prima serata su Rai3, ha rappresentato un grave atto di disinformazione – scrive il prof. Giorgio Palù – Le evidenze scientifiche mostrano in maniera inoppugnabile come il vaccino anti-Hpv sia dotato di un ottimo profilo di sicurezza e di una straordinaria efficacia nel ridurre in maniera drammatica l’incidenza dell’infezione da Hpv e delle lesioni precancerose nei vaccinati. Queste condizioni sono entrambe necessarie per lo sviluppo del cancro del collo dell’utero e di altre neoplasie”. Roberto Burioni, il popolare immunologo che difende i vaccini dalle fake news, ha commentato in maniera ancora più diretta: “Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, a individui senza alcuna autorevolezza e ha mescolato sapientemente possibili tangenti e ipotesi non confermate per ottenere un effetto abominevole: instillare timore nei confronti di una pratica medica sicura, efficace ed in grado di salvare migliaia di donne da una morte atroce”.

 

Le fonti utilizzate da Report non sono state le società scientifiche, bensì i “ricercatori indipendenti”. Tipo la signora Antonietta Gatti, che avrebbe pubblicato uno studio sulla “contaminazione” da “nanoparticelle” di “metalli pesanti” in diversi vaccini: piombo, alluminio, cromo, magnesio, rame, stagno. Quello che non viene detto agli ascoltatori è che lo “studio” della Gatti ha un valore scientifico pari pressoché a zero e soprattutto Report omette di nominare il coatuore dello studio della Gatti, che è poi il marito Stefano Montanari, un eroe del popolo antivaccinista noto alla fauna del sottobosco internettiano per essersi occupato di scie chimiche e di una strana vicenda di un microscopio donatogli da Beppe Grillo per ricercare nanoparticelle negli inceneritori. Si tratta di particolare importante, perché o a Report nella loro approfonditissima inchiesta non si sono neppure resi conto di chi avevano di fronte o erano consapevoli di essersi affidati a un personaggio screditato e l’hanno omesso.

 

D’altronde non sarebbe neppure la prima volta. Perché Report, sempre in versione “noi non siamo contro i vaccini ma…”, negli ultimi 20 anni ha già prodotto almeno un paio di “inchieste” contro i vaccini. Nel 1998 nella puntata “Il virus dell’obbligo”, dove il pericoloso virus era quello dell’obbligo vaccinale, Report associava alle vaccinazioni obbligatorie reazioni e danni gravissimi, che andavano dalla diffusione delle allergie nella popolazione fino alla morte, passando per lesioni cerebrali e altre terribili malattie. Tutte affermazioni senza alcun riscontro scientifico e basate sulle speculazioni di personaggi un po’ così. Allora la trasmissione di Milena Gabanelli ascoltò come “ricercatore indipendente” contrapposto alla “medicina ufficiale” Massimo Montinari (quasi omonimo di Montanari), attualmente medico della polizia e guru del movimento antivaccinista, un personaggio che negli anni ha diffuso pericolose teorie contro i vaccini, creandoci sopra un fiorente business fatto di visite, cure farlocche e consulenze nei tribunali. Proprio da una sua perizia partì, qualche anno fa, l’assurda inchiesta della procura di Trani sulla correlazione tra vaccini e autismo.

 

Questo giornalismo d’assalto, che ha anticipato metodi e tematiche del grillismo, ama sventolare il “principio di precauzione” contro i vaccini, ma poi nelle proprie “inchieste” lancia allarmi avventati basandosi sulle affermazioni dei primi che capitano.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali