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Coca-Cola 1 – Report 0

Il format della tv giustizialista perde colpi (con o senza Gabanelli)

Due indizi non faranno una prova, ma di certo costituiscono il segnale evidente che un certo tipo di format televisivo è logoro e stanco. Se un anno fa era stata Eni a incrinare la fiducia in “Report”, utilizzando Twitter per produrre informazioni che contrastavano con le affermazioni della trasmissione sulle presunte tangenti pagate in Nigeria (il suo #enivsreport è entrato nei libri di studio delle strategie di comunicazione), lunedì sera ci ha pensato Coca-Cola a ribadire che la tv giustizialista anche in Italia ha le ore contate. Il suo #NienteDaNascondere, con il quale venivano prodotti in diretta i dati che confutavano l’inchiesta di “Report”, segna un altro punto a favore della organizzazione aziendale sui programmi che intendono fare tendenza esclusivamente mescolando giudizi di valore, opinioni, dati rabberciati e approssimativi con un unico obiettivo: screditare il “cattivo” di turno. Per venti anni nessuno ha osato mettere in dubbio la veridicità delle fonti e il valore delle informazioni (Moncler, che non aveva ideato alcuna strategia di contrasto a Report, perse il 4,9 per cento in Borsa dopo la puntata sulle oche spennate e i falsi piumini prodotti in Transnistria). Eni, attraverso una strategia aziendale, ha rotto un muro di silenzio. Ora Coca-Cola interviene per alimentare ulteriori crepe in quel muro. Il format di “Report”, dopo vent’anni e privo di Milena Gabanelli (la giornalista annunciò che avrebbe lasciato la conduzione del programma dopo la débâcle ad opera di Eni), sembra essersi sbiadito.

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