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Ennesimo click day

PagoPA e Invitalia sono i veri vincitori del Bonus elettrodomestici

Sergio Boccadutri e Carlo Stagnaro

I fondi della misura bastano per appena l’1 per cento delle famiglie e a beneficiarne sono soprattutto coloro che avrebbero comunque effettuato l’acquisto e che si trovano nella fascia alta della distribuzione Isee. Quasi 2 milioni di euro servono per i costi di gestione, sostenuti dalle due società. L'app Io ha fatto flop

Oggi si è celebrato il consueto rito del “click day”, questa volta per il bonus elettrodomestici. L’app IO, il principale canale di assegnazione, ha fatto flop. Fin dal primo mattino si sono registrati blocchi che, tra l’altro, hanno riguardato anche chi utilizzava l’app per altre finalità. Molti lo hanno sperimentato direttamente, ma chi non lo ha fatto può verificare seguendo i post sui social di Annarita Digiorgio.

 

Partiamo dai numeri, che rivelano l’inadeguatezza della misura: un contributo massimo di 100 euro per famiglia (200 euro per chi ha un Isee inferiore a 25 mila euro, cioè oltre l’80 per cento dei contribuenti sulla base delle Dsu presentate nel 2023) destinato all’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica. Considerando che una lavatrice di classe A costa mediamente tra 500 e 800 euro, l’incentivo ordinario copre appena il 12-25 per cento della spesa totale (circa il doppio nel caso di famiglie a basso Isee). E’ una percentuale comunque troppo bassa per spingere chi ha reali difficoltà economiche a sostituire i propri elettrodomestici. A beneficiarne saranno quindi soprattutto coloro che avrebbero comunque effettuato l’acquisto e che si trovano nella fascia alta della distribuzione Isee.

 

Il dato più illuminante emerge leggendo tra le righe del decreto: dei 50 milioni di euro stanziati, ben 1,9 milioni (quasi il 4 per cento) vengono immediatamente sottratti per coprire i costi di gestione della piattaforma sostenuti da PagoPA e Invitalia, due società controllate dallo stato. Non è un caso isolato: con la legge di Bilancio per il 2026, ad esempio, vengono sottratti 200 mila euro annui dagli stanziamenti del cosiddetto “Bonus psicologo” per adeguare i sistemi informatici dell’Inps necessari all’erogazione del contributo. La domanda sorge spontanea: perché servono quasi 2 milioni di euro per distribuire voucher digitali, quando esistono piattaforme private che gestiscono volumi di transazioni migliaia di volte superiori con costi operativi pari a una frazione di questa cifra?

 

La risposta è tristemente semplice: perché quando lo stato paga se stesso, i costi lievitano magicamente. E’ il classico meccanismo per cui le società pubbliche o para-pubbliche vengono foraggiate attraverso commesse e incarichi che potrebbero essere svolti a costi molto inferiori, ma che servono a mantenere in piedi strutture spesso sovradimensionate e inefficienti. Nel caso di PagoPA, poi, bisogna sempre ricordare che i pagamenti digitali verso la Pubblica amministrazione prevedono la corresponsione di una commissione che, se praticata da venditori privati, sarebbe illegale e pertanto sanzionata.

 

Anche sul piano dell’efficacia ambientale, il Bonus elettrodomestici appare ancora più debole. Con soli 48,1 milioni disponibili per i cittadini e un contributo medio stimabile intorno ai 150 euro, si potranno soddisfare al massimo 320 mila famiglie su un totale di oltre 26 milioni di nuclei familiari italiani. Stiamo parlando di poco più dell’1 per cento delle famiglie italiane. Chi riuscirà ad accaparrarsi il bonus? Probabilmente i più veloci, i più informati, quelli che possono permettersi di perdere tempo davanti al computer nel momento dell’apertura della piattaforma. Non certo le fasce più deboli della popolazione che, teoricamente, dovrebbero esserne i principali destinatari.

 

Ecco lo spreco di soldi pubblici di una misura che sembra essere disegnata più che altro per garantire un paio di milioni alle società pubbliche, e così il bonus elettrodomestici appare per quello che è: una misura di facciata, buona per un comunicato stampa ma sostanzialmente irrilevante per gli obiettivi dichiarati di sostenibilità e transizione energetica.

 

La transizione green non si fa con i voucher da 100 euro, ma con investimenti infrastrutturali massicci, una visione di lungo periodo e il sostegno all’innovazione tecnologica. Non con l’ennesimo “click day” in cui i veri vincitori sono già stati decisi: non i cittadini, non l’ambiente, ma PagoPA e Invitalia.

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