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Cose dai nostri schermi

Attrici virtuali e video AI: l'invasione delle intelligenze artificiali nel mondo reale

Pietro Minto

Fioriscono le polemiche per Tilly Norwood, l'attrice creata dall'AI. Mentre OpenAI e Meta lanciano piattaforme video pensate per un web dominato dalle intelligenze artificiali. L'apertura di un nuovo fronte tra arte e tecnologia

Tilly Norwood è una giovane attrice virtuale che non esiste. È stata generata con l'intelligenza artificiale e ha già attirato l'interesse di numerose agenzie di talenti, che sono interessati a “usarla” per spot, film o serie tv. Inevitabile la reazione delle attrici professioniste (quelle umane, intendiamo dire), che hanno criticato l’esistenza di Tilly. La quale, pur non esistendo, ha dovuto gestire la crisi con un comunicato sul suo profilo Instagram in cui si ha precisato che lei non vuole sostituire gli umani, ma rappresenta invece un'opera d'arte collettiva, un nuovo strumento d'espressione. Coincidenza ha voluto che l’incidente sia capitato negli stessi giorni in cui Meta e OpenAI hanno presentato quasi in contemporanea due prodotti che sembrano confermare una tendenza precisa, un’idea di futuro in cui il web non solo è pieno di contenuti generati con le AI (ci siamo già, del resto), ma a tali contenuti viene dedicata una parte apposita. Uno social “specchio” per le AI, insomma.

 

 

La prima novità si chiama Sora 2 ed è, apputo, la seconda generazione del modello di OpenAI per la generazione di video. L’azienda lo ha presentato con un video pazzesco, in cui è Sam Altman stesso, il capo di OpenAI, a spiegare la novità. Solo che non è veramente lui, è la sua riproduzione digitale. Rispetto alla prima versione di Sora, lanciata nel febbraio 2024, il salto qualitativo è enorme e per l’occasione l'azienda ha anche sviluppato un'app dedicata, disponibile solo su iOS, che permette di creare e condividere video realizzati con Sora 2. Qualcuno l'ha definita "la Vine dell'intelligenza artificiale". Una delle prime cose che Sora 2 propone agli utenti è la creazione del proprio "cameo", una versione virtuale di sé stessi da inserire in qualsiasi contesto. Vuoi cavalcare un unicorno sulla Luna? Basta un clic. Ed è esattamente quello che ha fatto OpenAI con il suo cofondatore Sam Altman, ormai figura quasi spirituale dell'azienda, che nel video di lancio compare in situazioni assurde. E parla. Il risultato è piuttosto realistico e stupefacente.

Naturalmente, gli utenti hanno subito cominciato a usare il volto di Altman per creare video assurdi. Uno lo mostra emergere da un water, in stile Skibidi Toilet anche se quello più condiviso nel primo giorno di vita della piattaforma mostra Altman rubare GPU di Nvidia in un supermercato. Sarà interessante capire fino a che punto Altman e i suoi colleghi continueranno a tollerare l'uso libero della loro immagine. Certo, tutti i video generati da Sora 2 includono un watermark visibile per identificarli come contenuti generati, ma la storia recente ci insegna che questo tipo di misure raramente basta a prevenire gli abusi.

Pochi giorni prima di questo lancio, Meta aveva presentato Vibes, un prodotto simile ma decisamente meno impressionante: un feed di brevi clip generate dall'intelligenza artificiale. La differenza principale? I video di Vibes utilizzano canzoni esistenti come sottofondo musicale, non audio generato e sincronizzato con le immagini: è un dettaglio che fa sembrare Vibes vecchio di un anno rispetto a Sora. OpenAI ha adottato un approccio particolare per quanto riguarda il copyright, quella "strana bestia" che l'industria dell'intelligenza artificiale ha finora preferito ignorare. Con Sora 2, i sono infatti detentori di diritti d'autore a dover effettuare l’opt-out, comunicando esplicitamente all'azienda di non voler concedere l'uso dei propri contenuti protetti. In assenza di questa comunicazione, Sora 2 considererà lecito utilizzarli. Il risultato? Una pioggia di video generati pieni di personaggi Disney, ad esempio, liberamente disponibili sull’applicazione.

Si tratta di strategia sfrontata, prima ancora che azzardata, considerando il numero di cause legali già pendenti contro OpenAI. Ma forse Altman punta sulla protezione dell'amministrazione Trump, oppure semplicemente ha deciso di non farsi troppi problemi e di aprire le gabbie, creando un web parallelo fatto di e per le intelligenze artificiali, dove gli esseri umani sono benvenuti solo come consumatori di contenuti, non come creatori.

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