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un nuovo carburante
Il caso Nvidia e l'impatto dell'intelligenza artificiale sugli equilibri economici globali
L'azienda di Santa Clara – maggiore produttrice di superchip che alimentano l'AI – diventa la prima società al mondo ad aver superato i 4 mila miliardi di dollari di capitalizzazione in borsa. La tecnologia è ormai una delle forze trainanti del nuovo ciclo economico globale
Ogni rivoluzione ha il suo carburante. Nell’ottocento c’era il carbone, oggi ci sono i chip. Se allora alimentavano locomotive e acciaierie, ora forniscono la potenza di calcolo che sostiene l’ascesa dell’intelligenza artificiale e ridisegna gli equilibri economici globali. Il caso Nvidia – l’azienda che produce i chip più avanzati per alimentare i sistemi di intelligenza artificiale generativa– ne è la prova. È diventata la prima società al mondo a superare i quattromila miliardi di dollari di capitalizzazione in borsa, con azioni salite fino al 2,4 per cento in un solo giorno, raggiungendo 164 dollari per azione. “L’AI principale driver dell’economia globale? È sicuramente l’ambito in cui stanno avvenendo investimenti giganteschi”, dice al Foglio Umberto Bertelè, professore emerito di professore di Strategia e chairman degli Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano. Un dato su tutti: "Nel 2025, Microsoft, Google, Meta e Amazon investiranno complessivamente 320 miliardi di dollari in infrastrutture per l’AI".
Un’ascesa che riflette più di una semplice traiettoria aziendale: Nvidia è diventata il simbolo dell’AI come una delle forze trainanti del nuovo ciclo economico. “È un’azienda nata il secolo scorso, rimasta a lungo in una posizione marginale sul mercato. Il primo slancio l’ha avuto grazie al boom dei bitcoin, poi frenato dalla caduta del loro valore. Ma il vero colpo di fortuna è arrivato nel 2022 con l’esplosione dell’intelligenza artificiale e il lancio di ChatGpt”, racconta Bertelè. È stato in quel momento che Nvidia si è trovata nella posizione ideale: prima al mondo nella produzione di chip ad alte prestazioni per alimentare la rivoluzione AI.
La sua forza, però, non è stata solo una questione di tempismo. La svolta è arrivata quando Nvidia ha saputo intercettare in anticipo il potenziale dei modelli generativi e ha deciso di investire in modo aggressivo su chip sempre più potenti. Una scelta che l’ha portata a dominare il settore. Oggi infatti detiene circa il 90 per cento del mercato globale dei microprocessori specializzati per AI, un quasi-monopolio che potrebbe riflettere le dinamiche tipiche del tecno-capitalismo. “Che ci sia un mondo in cui la tecnologia gioca un ruolo fortissimo è fuori discussione – dice Bertelè – ma non possiamo sapere se questo dominio sarà eterno, né prevedere in quale direzione si muoverà”.
Il percorso, d’altra parte, non è stato privo di ostacoli. “Una battuta d’arresto c’è stata con l'arrivo della piattaforma cinese Deepseek, ma non è durata molto. Nvidia ha ripreso a crescere nonostante il divieto di esportare in Cina i suoi chip più potenti”, osserva il professore. Per limitare i danni, Nvidia ha reagito con una doppia strategia: da un lato ha sviluppato chip che sfiorano i limiti imposti dalle restrizioni, riuscendo così a restare attiva sul mercato cinese; dall’altro ha annunciato un rafforzamento della produzione interna negli Stati Uniti, puntando sull’autonomia industriale. In ogni caso, la domanda globale di tecnologie AI non mostra segni di rallentamento.
C’è però un altro fronte che l'azienda non può trascurare: quello della competizione interna all’ecosistema dell’AI. “Nvidia è preoccupata che i grandi del cloud si costruiscano in casa microprocessori alternativi, per ridurre la dipendenza. Sta cercando di diversificare e favorire clienti nuovi, oltre ai soliti quattro”, spiega Bertelè. Ed è esattamente ciò che sta accadendo: Amazon, Google e Microsoft stanno accelerando sullo sviluppo di chip proprietari, anche se per ora le loro soluzioni non sono ancora all’altezza di quelle Nvidia. “Non è detto che il successo di Nvidia duri. I colossi del cloud si stanno preparando, e quando i loro chip diventeranno competitivi, potrebbero cambiare le regole del gioco”.
Il futuro dell’intelligenza artificiale in generale resta quindi sospeso tra un presente di crescita esponenziale e un contesto ancora instabile, segnato da tensioni geopolitiche, tentativi di regolamentazione e trasformazioni tecnologiche in rapido sviluppo. “Il futuro dell'impatto dell'AI sui mercati economici globali è ancora un enorme punto interrogativo. Ma di sicuro, è qualcosa che sta crescendo con una velocità impressionante”, conclude il professor Bertelè.