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Zuckerberg ora è “Maga Mark”. Storia di una trasformazione
Il Financial Times ha raccolto decine di testimonianze di persone vicine a Zuck per capire le motivazioni del suo cambiamento. Tra queste ci sarebbero il periodo di pandemia, l'esclusione di Meta da un vertice sull'intelligenza artificiale organizzato da Biden e l'astio nei confronti di Musk
Allenta le maglie della moderazione dei contenuti nei suoi social network, stringe la mano a Donald Trump, pratica il jiu-jitsu, va ospite dei podcast di bro muscolosi come Joe Rogan o Theo Von, parla sempre meno della fondazione benefica che da anni gestisce con la moglie, preferendo ricordare quanto il mondo abbia bisogno di “energia mascolina”. Mark Zuckerberg è cambiato molto, negli ultimi mesi. Una trasformazione estetica – il nuovo look con capelli ricci e catena d’oro al collo – ma anche mentale, filosofica. E politica, a giudicare dal nomignolo con cui è nota questa versione del nostro, “Maga Mark” (da Make America Great Again), un soprannome che pare essere molto utilizzato anche all’interno di Meta, il gruppo che comprende Facebook, Instagram e WhatsApp e che Zuckerberg domina dalla notte dei tempi social. “L’ultimo fondatore”, potremmo chiamarlo, nel senso di founder, in un settore tecnologico in cui tutti i suoi colleghi sono passati a miglior vita (Steve Jobs) o hanno lasciato la guida dell’azienda per concentrarsi su progetti personali (Jeff Bezos con i suoi razzi). Anche Jack Dorsey di Twitter da tempo bada solo alle criptovalute, mentre Elon Musk è noto per prendere il controllo di aziende avviate da altri (PayPal, Tesla, Twitter/X). Zuck è solo quindi, eppure si direbbe non si sia mai sentito meglio, libero com’è dai legacci del vecchio mondo liberal, retaggi dell’epoca in cui la Silicon Valley pendeva ancora a sinistra e i rapporti con i democratici andavano coltivati con cura. Per Zuckerberg, il vecchio ordine mondiale aveva portato soprattutto accuse, polemiche e critiche d’ogni tipo, soprattutto a partire dal 2016, annus horribilis di fake news e scandali come quello di Cambridge Analytica.
Recentemente il Financial Times ha raccolto decine di testimonianze da colleghi, confidenti e sottoposti di Zuckerberg, cercando di capire quando sia avvenuta la mutazione in Maga Mark. Colpa della pandemia, sostengono in molti da tempo: del resto lo stesso Zuckerberg lo ammise a suo tempo davanti al presidente della Commissione Giustizia della Camera Jim Jordan quando attaccò l’Amministrazione Biden per l’eccessiva pressione che esercitarono sui social network nel corso della pandemia. Un altro punto di svolta interessante, almeno da un punto di vista puramente narrativo, è l’incontro di jiu-jitsu a cui Zuckerberg partecipò il giorno dopo un vertice sull’intelligenza artificiale organizzato dall’Amministrazione Biden, dal quale Meta fu platealmente esclusa. Ci andarono OpenAI, Microsoft, Google – Meta no. Quel giorno, racconta il Financial Times, Zuckerberg “era smanioso di combattere”. C’è poi chi sostiene che il “Maga Mark” dell’ultimo anno non sia proprio una novità: dietro le quinte, Mark Zuckerberg è sempre stato così. Dopotutto, parliamo della stessa persona che, per anni, ha terminato le riunioni con i dirigenti gridando “Domination!”.
Mark Zuckerberg ha 41 anni, il che lo renderebbe idoneo a una precoce crisi di mezz’età, i cui contorni si possono in effetti intravedere da qualche anno, da quando ha iniziato a fissarsi con la caccia (in particolare l’idea di uccidere personalmente gli animali che poi mangia) e le arti marziali, finendo per instaurare bromance con Dana White, capo dell’Ultimate Fighting Championship e grande amico di Donald Trump, ospite di molti eventi dell’organizzazione. E poi c’è l’invidia. In particolare l’astio – a quanto pare ricambiato – nei confronti di Elon Musk, percepito come “cool” nella Silicon Valley, specie prima della sua recente conversione alla politica, mentre a Zuck toccavano le briciole della fama. Anzi, lo scherno, le battute e i meme che lo rappresentano da ormai decenni come un robot freddo e alieno che cerca di adeguarsi ai bizzarri costumi di noi umani.
Dopo anni di tentativi e di dialogo con la politica, gli attivisti, i giornalisti, la cultura mainstream, Zuck deve aver capito che continuare a fare il buono non sarebbe servito a niente: né a difendersi dalle critiche e dai guai con la politica, né a risultare cool agli occhi dei tech bro che lo circondano. Così è cambiato, il vecchio nerd ha abbracciato la figura del bullo, nella speranza di essere più “popular”, come nei film ambientati nelle scuole superiori americane. Come dice una delle fonti di Meta al Financial Times, “il cuore del film The Social Network è vero: lui vuole solo piacere alla gente”.

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