Foto di Immo Wegmann su Unsplash

l'uomo e la macchina

Più si parla di AI e più provo una vera passione per l'intelligenza umana

Alfonso Berardinelli

In un’epoca che scopre l’intelligenza artificiale, è necessario riesumare il valore e la fragilità dell’umano intelletto. Perché se la macchina ci serve, rischia anche di comandarci e di renderci più stupidi 

Le molte sempre più frequenti discussioni piuttosto pubblicitarie sulla AI, che chiamiamo intelligenza solo per così dire, mi fanno venire una passione nuova per l’intelligenza umana. Oggi più che mai prima, credo che ci sia bisogno di attenzione consapevole a una tale millenaria intelligenza, sempre la stessa e sempre diversa. E’ invece preoccupante l’indifferenza nei confronti della nostra umana intelligenza. Bisogna chiedersi che cos’è, come è fatta, come funziona o smette di funzionare l’intelligenza in noi, come prendersene cura, come difenderla da ciò che la minaccia, l’indebolisce e l’offusca, come aiutarla e incrementarla quando si ammala. Di intelligenza nostra e umana si parla troppo poco anche perché vige una particolare scaramanzia o reticente discrezione, dovuta al fatto che non si può parlare di intelligenza umana senza parlare di umana stupidità. La stupidità è con noi, abita in noi, ci circonda e approfitta delle nostre pigrizie e disattenzioni. Si può partire da dove si vuole: dalla cronaca politica mondiale, dai comportamenti sociali, dall’espansione del crimine, dalla cultura subculturale, dall’educazione di bambini e adolescenti, o infine da uno sguardo retrospettivo e panoramico sulla storia della civiltà, dalla comparsa del sapiens sapiens fino alle macchine umanoidi.


Queste ultime hanno un loro modo subdolo di comportarsi nei loro rapporti con noi. Si presentano come ubbidienti e rigorosamente servili. Fanno per noi cose che non riusciamo a fare o evitiamo di fare per inerzia e pigrizia (scale mobili, porte automatiche, spazzolini da denti elettrici, tapis roulant, vibratori, calcolatori, cambio automatico, navigatori… robot specializzati e tuttofare). Ma il loro servilismo indebolisce o paralizza le nostre capacità muscolari, neurologiche, mentali. Alla fine, i servi sono più furbi dei padroni, come insegnano le commedie: più furbi e più intelligenti, cioè degni di ribellarsi e di prendere il potere. L’AI è una “serva padrona”, seduttiva, ammiccante, promettente e civettuola, che tratta da coglione il suo vecchio padrone già mezzo rimbambito, che ubbidirà a chi lo serve. Noi decrepiti padroni ci siamo innamorati stupidamente di qualche stupida macchina, che esegue alla perfezione e con sovrumana velocità compiti che fino a ieri assegnavamo a noi stessi, imparando che lavorare stanca, che la materia resiste alla nostra volontà e la soddisfazione dei nostri desideri può costarci un certo prezzo e non sempre si possono esaudire.


Intelligenti e geniali in passato lo siamo stati, e quella secolare collezione di meraviglie dovrebbe farci riflettere sul fatto che di intelligenze umane se ne sono viste molte e tra loro incomparabili. Dire intelligenza umana è una semplificazione: ognuna è radicata in un carattere individuale, con la sua storia, cultura, creatività, talento, curiosità, indifferenza. Senza trascurare quel concetto greco-latino, forse un po’ mitologico ma non vuoto, cioè il daimon o genius, che prepara un destino. Che cosa ha a che fare l’intelligenza di Mozart con quella di Napoleone, e fra loro le intelligenze di Einstein e Chaplin, Dostoevskij e Darwin, Proust e Godel, Socrate e Alessandro, Raffaello e Machiavelli, Shakespeare e Newton, Caravaggio e Galilei…? Si vede subito che per capire ogni genio di intelligenza umana bisogna considerare i suoi limiti. Ricordate? Robert Musil, particolarmente sensibile ai fatti di intelligenza, disse una volta che nella cultura si era aperta un’epoca nuova di stupidità il giorno in cui qualcuno definì “geniale” un cavallo da corsa. Le epoche si susseguono, sempre nuove. Forse se ne è aperta un’altra quando si è creduto seriamente che una macchina fosse intelligente. Ma forse chi l’aveva inventata era genialmente stupido.

Di più su questi argomenti: