Phil Spencer (foto Christian Petersen/Getty Images)

I big dei videogiochi

Phil Spencer gioca con l'Xbox in riunione, fa grande Microsoft e risveglia l'Antitrust

Pietro Minto

Xbox rischia di raggiungere una posizione di mercato troppo forte. Un’acquisizione da quasi 70 miliardi di dollari non può passare inosservata da parte delle autorità competenti. Ma l'amministratore delegato di Microsoft Gaming non sembra preoccupato

Microsoft torna nel mirino dell’Antitrust, ed è subito 1998. A fine anni Novanta, infatti, il gigante di Redmond, all’epoca ancora guidato dal fondatore Bill Gates, fu colpito dal caso United States v. Microsoft Corp., in cui l’azienda fu punita per abuso di posizione dominante. Il processo passò alla storia e da allora è il punto di riferimento di chi mira a contenere lo strapotere dei nuovi colossi digitali, i Big Tech.

    
Microsoft è molto cambiata da allora: ha cambiato due volte ceo, passando per Steve Balmer, uomo-azienda fidatissimo di Gates, e arrivando a Satya Nadella nel 2014. È a Nadella che si deve la trasformazione della vecchia gloria in nuovo player attivo in vari campi, che lo scorso anno ha sfiorato i tre trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato (quasi quanto Apple).

  

Dall’inizio del 2021 a oggi Microsoft ha acquisito 16 aziende e startup, in un’espansione che è culminata il 18 gennaio scorso con l’acquisto di Activision Blizzard, gigante dei videogame per cui ha sborsato 68,7 miliardi di dollari. Se il deal dovesse essere ricevere il semaforo verde dal governo americano, Microsoft diventerebbe la terza azienda del settore gaming al mondo (dopo Tencent e Sony). Allo stesso tempo, però, un’acquisizione da quasi 70 miliardi di dollari non può passare inosservata da parte delle autorità competenti. 

  

Phil Spencer non sembra comunque preoccupato. In quanto, amministratore delegato di Microsoft Gaming, divisione legata ai videogiochi, Spencer è il cervello dell’operazione e un nuovo punto di riferimento per il futuro della società. Arrivato in azienda da stagista, ha iniziato lavorando ai primi prodotti su cd-rom (l’enciclopedia digitale Encarta, per esempio), spostandosi presto nel settore videoludico. E’ un gamer accanito, noto, come racconta il Wall Street Journal, per giocare con la XBox durante le riunioni più importanti. La sua nomina a ceo è coincisa proprio con l’annuncio dell’acquisizione di Activision, a conferma della fiducia che Nadella ripone su di lui.

  
La passione di Spencer per i videogiochi inizia sin da subito. Quando, nel 2001, Microsoft lanciò la sua console, la Xbox, il settore era dominato da Sony con Playstation. All’epoca l’azienda possedeva cinque aziende sviluppatrici di videogame; oggi, con l’aggiunta di Activision Blizzard, il conto sale a trenta. Questo strapotere è anche lo stesso che preoccupa le autorità competenti, che si stanno interessando al caso: Xbox rischia di raggiungere una posizione di mercato troppo forte, specie se si considera che Microsoft vende console in perdita, guadagnando dalla vendita di titoli e servizi. Il fatto che Activision produca successi come “Call of Duty”, “World of Warcraft” e “Overwatch” (oltre che “Candy Crush”) permetterebbe potenzialmente a Xbox di avere questi e altre decine di titoli “in esclusiva”. Ci risiamo con l’abuso di posizione dominante.

 

Per calmare gli animi, quindi, Microsoft ha pubblicato questa settimana delle nuove regole per il suo app store con cui si impegna a non privilegiare le proprie app nelle classifiche dello store, e a non obbligare gli sviluppatori terzi a usare il sistema di pagamento dell’azienda. L’intento di questo regolamento aperto e permissivo è di fugare ogni dubbio di monopolio o comportamenti poco inclini alla concorrenza da parte dell’azienda. Peccato che queste regole non valgano per Xbox, il cuore del gaming di Microsoft, e per ora l’azienda si sia limitata a promettere di estendere le linee guida dell’Open App Store anche a questo campo. 

  

L’operazione Activision potrebbe rappresentare una svolta definitiva per l’azienda – e per Spencer. Qualora ne uscisse vincitore, infatti, il ceo di Microsoft Gaming potrebbe affermarsi come “vice Nadella” ad honorem. Già nel 2014 l’azienda aveva sborsato 2,5 miliardi di dollari per un altro videogioco, Minecraft. Un’acquisizione voluta da Spencer che all’epoca stupì i più, rivelandosi col tempo una delle operazioni di maggior successo di Microsoft. Che ora punta al bis, sperando di non ripetere l’esperienza del 1998.

Di più su questi argomenti: