Yahoo Answers chiude. Il suo posto nella storia di internet

Andrea Trapani

Il servizio, per anni uno dei progetti più riusciti del gruppo di Sunnyvale, era diventato anacronistico e sempre meno utilizzato

Un banale punto esclamativo su sfondo rosso annuncia che “il sito di Yahoo Answers verrà chiuso il 4 maggio 2021 (ora della costa est degli USA) e dal 20 aprile 2021 (ora della costa est degli USA) sarà in modalità di sola lettura. Non verranno apportate modifiche ad altre proprietà o servizi di Yahoo o al tuo account Yahoo.”

 

Si chiude così, mestamente, la storia di un servizio che ha fatto senza falsa demagogia la storia di internet. Lanciato a fine 2005, inizialmente solo in lingua inglese, ha avuto un successo immediato visto che la sua formula, in era pre social network, era semplice e accattivante visto che permetteva di inviare domande e ricevere risposte su ogni argomento suddiviso in opportune categorie. Non era una novità per i pionieri di internet che già avevano affollato usenet, ma lo è stata per quella prima massa di nuovi utenti che vedevano nella piattaforme web un’immediata accessibilità a quel mondo di servizi online che sarebbe diventato l’internet attuale. Non c’erano solo gli ‘antiquati’ newsgroup da superare, Yahoo Answers ha rappresentato, scusate il gioco di parole, anche il rilancio della stessa Yahoo! dopo la fallimentare acquisizione di Altavista nel 2003. Una scelta che non aveva dato i risultati sperati contro Google nella lotta per l’affermazione tra i motori di ricerca. Se non poteva competere con Big G nella ricerca, Yahoo! per anni ha catalizzato l’attenzione nelle domande degli utenti. Con risposte che arrivavano non dagli esperti, ma dagli stessi partecipanti. Chi non voleva crearsi un blog e una community da gestire nei commenti, aveva trovato in Answers la soluzione già pronta per poter interagire con altre persone che avevano trovato nel web il modo di avere risposte a quelle domande che, probabilmente, in pubblico ci si vergognava di fare.

 

Infatti, negli anni, molti contenuti di Yahoo Answers hanno scalato l’attenzione mediatica sia per l’ingenuità di alcuni quesiti sia per alcune fantastiche risposte che sono diventate popolari e virali ben prima delle condivisioni di Twitter e Facebook. Certo, per far tutto ciò, Yahoo! aveva introdotto un sistema di ricompense, seppur virtuali, che spingeva gli utenti a rispondere il più possibile: il punteggio dietro alla piattaforma faceva salire la propria credibilità e ciò stimolava a rispondere e informarsi sulle miriadi di quesiti online. Una specie di sviluppo dell’intelligenza collettiva – mito andato molto di moda prima degli anni Dieci – che poi si è dovuto arrendere a troll e alle difficoltà oggettive di una moderazione sempre più vasta e dispendiosa. Anche perché la frequentazione delle comunità su internet è cambiato molto in pochi lustri.

 

Yahoo!, ora che fa parte di Verizon Media, ha dovuto farsi i conti in tasca ammettendo che il suo portale Q&A è diventato anacronistico e sempre meno utilizzato. Non ci sarà più spazio per coloro che chiedevano consigli su tutta la sfera sessuale immaginabile oppure per quelli che si stupivano perché non si vedessero le 5 punte delle stelle con il telescopio. Insomma, perdiamo tutto: dagli studenti svogliati che chiedevano paradossali riassunti dell’ira di Achille (letteralmente così) o chi passava dal sito solo per dare risposte esilaranti.

 

Rimangono in piedi alcuni concorrenti che si sono affacciati nel corso degli anni, cercando di replicare e migliorare la formula di Yahoo. In primis, Quora, sito-aggregatore di domande e risposte, che proprio 10 anni fa aveva registrato una crescita così ampia che la poneva già davanti a Answers e Ask.com. Senza dimenticare Reddit che sembra aver ingranato anche nel nostro paese. Un altro esempio ha premiato chi si è affermato grazie al posizionamento Seo: per gli utenti anglofoni è praticamente impossibile non imbattersi nei consigli di wikiHow, grazie alla fortunata formula del “Come...” (“How to...”, nella versione americana) che introduce l’argomento degli articoli. Anche in questo caso tutti rigorosamente creati dagli utenti attraverso una versione adattata del software open-source che ha fatto la fortuna di Wikipedia. Per ironia della sorte, negli anni scorsi, fu proprio wikiHow a non aver accettato finanziamenti esterni, nemmeno di fronte alle offerte da capogiro fatte proprio da Yahoo! nel suo ultimo vero tentativo di estendere il brand di Answers.

 

Oggi finisce la storia, così a lasciare per primi saranno proprio i precursori delle domande poste su internet. La discussione più partecipata di oggi è, non a caso, su una domanda ben diretta: “Cosa ne pensate della chiusura di Yahoo Answer?” Dalle risposte si capisce che gli utenti più legati alla piattaforma non l’abbiano presa bene. Salvatore, senza mezzi termini, dice che è “un crimine contro l'umanità, è una risorsa incredibile che viene gettata via”. C’è chi prova a dare un’analisi su quel che è successo. “Ho amato moltissimo Yahoo Answers, nonostante non mi trovi più a mio agio da anni nella sezione che frequentavo - veramente troppi troll - penso che un social divertente com'è stato Answers all'inizio non lo troverò mai più”, scrive Patrizia.

 

Vince la nostalgia, ma soprattutto il business. Internet costa, chi produce i contenuti lo sa bene. Dove non c’è profitto, prima o poi si chiude. Yahoo Anwsers non è stato il primo caso e molti altri servizi potrebbero seguirlo nel prossimo futuro. Basti pensare all’incredibile “cimitero” dei prodotti Google che si sono scontrati con il mercato. Intanto, per chi volesse conservare qualche ricordo di Answers, è stata data la possibilità  a tutti gli utenti iscritti di scaricare il proprio materiale entro il 30 giugno 2021.

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