Foto Fondazione Golinelli

L'X-Factor biotech

Michele Masneri

La fondazione Golinelli diventa incubatore per start up che innovano salute e farmaci

Per festeggiare i suoi trent’anni la fondazione Golinelli diventa incubatore di startup. Ieri la fondazione creata dall’imprenditore e filantropo Marino Golinelli con la moglie Paola ha annunciato infatti un piano che lancia “G Factor”, cioè un luogo sia fisico che metaforico per investire su giovani imprese. Sarà ospitato in un nuovo padiglione della avveniristica (e molto siliconvallica) area bolognese dove già sorge l’Opificio Golinelli, creato dall’immaginifico imprenditore emiliano che ha fatto fortuna nel settore del farmaco e che oggi, quasi centenario, ha deciso di dare alla città un altro segno del suo give back molto poco italiano.

  

Ieri, annunciando il nuovo acceleratore d’impresa, la Fondazione-Opificio Golinelli, che sorge nell’area realizzata dall’archistar Mario Cucinella, ha lanciato la prima “call”, cioè sfida-percorso di realizzazione per giovani imprenditori-ricercatori-startupper. Si parte dal settore life science, cioè quella vasta materia che va dalla bioingegneria al farmaco al biotech. La fondazione mette infatti in palio un milione di euro da suddividere tra dieci team che realizzino progetti nel settore, particolarmente strategico oltre che caro al fondatore.

  

“L’Italia è prima in Europa per produzione di farmaci, avendo superato anche la Germania”, ha detto la direttrice del programma G Factor, Cristiana Vignoli. “Ma è un settore che richiede alti investimenti per ricerca e sviluppo”. Così l’incubatore bolognese investirà appunto un milione suddiviso tra dieci squadre, che possano essere startup o singoli imprenditori o anche solo portatori di un’idea di impresa. Cinque squadre junior e cinque senior, che saranno accompagnate in un percorso di incubazione.

  

La “call” è partita ieri e scade tra tre mesi, l’11 dicembre. Oltre all’apporto finanziario e a un percorso di incubazione-accelerazione che consiste in moduli che spaziano dallo sviluppo di impresa al marketing e comunicazione, GFactor prevede anche l’alloggio a Bologna. “Un’idea che nasce dal desiderio di dare ai giovani oggi quello che ho avuto io dall’università e dal paese” ha ricordato col Foglio il fondatore, Marino Golinelli, nato nel 1920 in provincia di Modena, e che negli anni ha messo su un impero farmaceutico culminato con l’acquisizione della Sigma-Tau. Golinelli ha deciso di donare buona parte della sua eredità alla fondazione che porta il suo nome. “In questa crisi di idee e di sviluppo puntiamo a creare un luogo che serva non solo a Bologna ma all’intero paese”, ha detto il presidente della Fondazione, Andrea Zanotti, “per riportare Bologna alla sua vocazione originaria, quella dello studio e dell’innovazione”.

  

Tra le prime cinquanta

Il rettore dell’Università, Francesco Ubertini ha ricordato che, se l’Italia figura sempre in basso nelle classifiche di attrattività degli investimenti, Bologna è invece tra le prime cinquanta città al mondo. L’incubatore di startup di Golinelli punta dunque a essere uno snodo tra mondo dell’impresa e del capitale: partnership sono state firmate, oltre che con l’Alma Mater bolognese, anche con società di venture capital come Principia (con cui è stato costituito il fondo specializzato Utopia).

  

L’obiettivo di GFactor è comunque quello di coltivare l’eccellenza, ha ricordato col Foglio il presidente della Fondazione, Andrea Zanotti: “Rigore sarà la parola d’ordine, perché a differenza di quello che succede a volte in contesti pubblici, qui bisogna sapere che non tutti quelli che iniziano un percorso potranno avere successo”.

Di più su questi argomenti: