Così l'“internet delle cose” presto rivoluzionerà le nostre quattro ruote. La storia di Octo Telematics

Paolo Cellini

    Internet of things” è sicuramente la prossima frontiera di internet, probabilmente la più importante: dopo i personal computer e gli smartphone – cioè i computer da tavolo e da tasca – ogni oggetto diventerà progressivamente connesso a internet: entro il 2019 si stimano 20 miliardi di oggetti connessi che interagiranno tra di loro, con circa 4,5 miliardi di computer già installati e connessi, e con 4 miliardi di esseri umani dotati di smartphone o pc. In estrema sintesi, significa che tutti gli oggetti diventeranno “intelligenti” e connessi a internet.

     

    Le automobili sono uno dei primi oggetti a diventare parte dell’ecosistema del “internet of things”, nello specifico quello denominato “internet of cars”. Ciò accade per una ragione molto semplice: l’automobile è un oggetto molto complesso e costoso che, gestito tramite computer di bordo e internet, può dare notevoli benefici. Pensiamo ai controlli dei parametri di guida e funzionamento, alla manutenzione, al soccorso, alla geolocalizzazione, solo per citarne alcuni. Tutto in tempo reale, automaticamente e personalizzabile secondo i bisogni di ciascuno.

     

    E’ l’intuizione di questa opportunità che nel 2002 ha spinto Fabio Sbianchi a creare Octo Telematics a Roma, di cui oggi è ceo e fondatore. E’ nella capitale del nostro paese che, insieme con Giuseppe Zuco, chief information officer, inventano il primo prototipo al mondo – che integra hardware e software – dell’“internet of cars”. Ovvero una “scatola” denominata “Octobox” in grado di monitorare le abitudini del guidatore (velocità, distanze, registrare gli incidenti) e di comunicare tramite una scheda tutti i dati (anche) in tempo reale: dal posizionamento della vettura, alla richiesta di soccorso, dal percorso fatto, al ritrovamento dell’auto rubata, consentendo contemporaneamente agli assicurati e alle compagnie di assicurazione di risparmiare e di prevenire i rischi. Octo Telematics dal 2002, sulla base dell’intuizione iniziale, cresce in modo importante in tutto il mondo, sia progettando e sviluppando il software (i centri elaborazione dati, i servizi e gli algoritmi) sia producendo l’hardware (la scatola) ovvero “Octobox”, per molte compagnie di assicurazione globali e per i produttori di automobili. Il mercato potenziale che ha di fronte è gigantesco: a partire dal 2015 si produrranno e venderanno nel mondo circa 70 milioni di automobili nuove ogni anno (a partire dal 2016 saranno connesse quasi tutte a internet); un parco circolante di circa 1 miliardo di automobili stimato in crescita a 2,5 miliardi entro il 2050. (In Italia se ne producono meno di 500 mila anno, se ne vendono meno di 1,3 milioni ma ne circolano 36 milioni).

     

    A che serve un database sullo stile di guida

     

    Octo Telematics è il primo operatore di questo tipo al mondo e ambisce a rimanere leader di un mercato con potenzialità significative di crescita consolidando le seguenti basi: 3 milioni di automobili in Italia e 400 mila all’estero dotate di Octobox e circa 7 mila nuovi clienti ogni giorno; 130 compagnie di assicurazione e 20 produttori di autoveicoli clienti nel mondo, presenza operativa in 26 paesi con un database che gestisce circa 500 mila allarmi di furto ogni anno e che analizzano più di 400 mila incidenti d’auto all’anno. Ovvero il più grande database sui dati di guida: “internet of cars” è chiaramente “internet of big data” ed è proprio elaborando con algoritmi originali questo immenso database che Octo Telematics consente la comprensione del comportamento e dello stile di guida del conducente e permette una serie funzionalità rilevanti quali tariffe personalizzate e modelli a consumo che premiano i comportamenti di guida corretti; la rilevazione automatica di un incidente e la ricostruzione della dinamica (potenzialmente riducendo il numero di vittime della strada e le frodi); la certificazione automatica della dinamica di un sinistro; le telediagnosi inviano i dati direttamente al produttore del veicolo, che, a sua volta, può contattare il cliente, ordinare le parti di ricambio e/o indicare la data della riparazione.

     

    Paolo Cellini è professore di Economia digitale alla Luiss, autore di “Economia digitale. L’industria e i mercati di internet e dei nuovi media”, in uscita in questi giorni per Luiss University Press