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chiave di A - come suona il campionato
La Serie A continua a essere il Lautaro Park
Si chiude il 2025 del campionato italiano con l'Inter in testa e Napoli e Milan pronte a sostituirla alle prime difficoltà. E per il 2026 attenzione al Sassuolo
I fatti, e le parole. L’ultima giornata della Serie A nel 2025 ristabilisce il primato del Lautaro Park, il giardino di casa Martínez dove il centravanti dell’Inter fa quel che vuole, quando e come vuole. Non da solo, certo: l’imprescindibile Christian Pulisic, il trascinante Rasmus Højlund, compagni-rivali di giochi che includono i salva risultato Mile Svilar e Mike Maignan, o quel David Neres che da fattore in Arabia ha spedito a Cremona il fratello sbiadito, per riposare. Ma da ormai otto stagioni il numero 10 nerazzurro cova una tale continuità, specie nelle partite importanti (come Bergamo), che un po’ stupisce come la Premier League o le due grandi di Spagna non lo abbiano strappato con argomenti convincenti per le casse immateriali del solito fondo transitorio che governa Milano. Le parole, invece, stanno tutte dentro le continue schermaglie polemiche tra Napoli-Inter, fra Christian Chivu e Antonio Conte, e nelle scintille di Riyadh tra Massimiliano Allegri e la panchina napoletana (forte degli scarti intempestivi dello United): la triangolazione dello scudetto si deciderà anche così, chiamala passione dài, hai visto mai.
I regali di Natale invece sono gli uomini nuovi: Semih Kılıçsoy è lo Starman di David Bowie, piovuto dal cielo turco dopo una lunga gavetta isolana. Oi, ‘ndemo a védar Kılıçsoy, canterebbero a Cagliari per salutare il pensionamento di Sir Oliver Skardy e recarsi assieme alla visione del miracolo da vicino: una squadra con nove italiani titolari, azzeccata la promozione di Fabio Pisacane, e buona pure a costruire un ponte verso gli Europei 2032 tra Italia e Turchia.
Uomo d’oro è anche Nikola Vlašić, finalmente liberatosi del fantasma della sorella campionessa Blanka e capace di trascinare il Torino anche quando perde: Urbano Cairo vorrebbe non avesse problemi mai, per fargli da parafulmine nonostante le contestazioni per il mercato e i risultati. Uomini soli come Jay Idzes (se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi), il quale gonfia di like indonesiani le pagine del Sassuolo e continua imperterrito a salvare sulla linea almeno tre goal già fatti.
Figlio unico è il fratello di Christopher Nkunku, finalmente blowing bubbles per la prima doppietta all’Hellas Verona: chi ha seguìto le cose di calcio sa che non è un pallone gonfiato ad arte, né un ballon d’essai, bensì i suoi gol possono diventare fiato d’artista a modello di Piero Manzoni, quello vero. E ci si mette dentro, e gioca, e nuota nell’acqua, leggero. Sabato e domenica di reti simili per fattura: Matteo Prati e lo stesso Pulisic, il nuovo folletto da telenovela turca e Keinan Davis, premiato per una volta dalla civiltà giuridica applicata al calcio e vessata dal regolamento. Non è stata invero la mano di Davis, né quella di Palma, a frenare una Lazio che inizierà il 2026 col respiro di chi finalmente torna a fare mercato, ringraziando Maurizio Sarri per essere rimasto in sella nonostante la farsesca quotazione in Borsa per una società così bloccata.
Le ultime righe dell’anno volano in Emilia, poiché non si parla abbastanza del Sassuolo, dove giocano quasi sempre gli stessi 11, e che si è inventato un portiere coi fiocchi, un efficace stopper goleador, uno dei prossimi crac di mercato (Ismaël Koné), dando nuova vita al maestro Nemanja Matić e potendo addirittura prescindere per qualche settimana da una bandiera come Domenico Berardi. La classifica dice che i neroverdi sono ancora here to stay, come il monumento di Neil Young a ottant’anni; l’insegnamento dell’iconico Fabio Grosso è che quando c'è l'organizzazione di gioco c'è molto, se non tutto: specie in assenza di fuoriclasse. Auguriamo di agire così a tutta la Serie A.
La playlist della 17esima giornata di Serie A
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