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Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
La legge viola di Murphy
A Losanna la Fiorentina ha toccato il doppio fondo. Pare abbastanza chiaro che Vanoli non sia riuscito a dare nulla alla squadra, anzi sembra addirittura che peggiori di volta in volta. Sembrano una eterna scolaresca in gita in montagna, in salita
Oggi tutti conoscono la legge di Murphy, “se qualcosa può andare male, lo farà”. In realtà non è una legge, ma un aforisma, inventato da un ingegnere parecchio ironico, Edward Murphy, militare della Usaf (United States Army Air Corps) nel lontano 1949. La frase fu pronunciata (in forma diversa) per sottolineare l’incapacità di alcuni tecnici nel montare i sensori di un razzo su rotaia, oggetto di esperimenti sulla tolleranza del corpo umano alle potenti accelerazioni. C’erano due modi per farlo, uno giusto e uno sbagliato. I tecnici scelsero sistematicamente quello sbagliato. La storia mi ha ricordato parecchio lo scempio di Firenze, dove alcuni tecnici (resto generico) stanno ripetutamente montando la Fiorentina al contrario. Ci sono varie responsabilità, inutile ricordarlo, visto che lo stanno facendo tutti, e ognuno con argomenti sensati. Il problema è come uscirne.
A Losanna la Fiorentina ha toccato il doppio fondo, dando ragione all’ingegner Murphy. Pare abbastanza chiaro che Vanoli non sia riuscito a dare nulla alla squadra, anzi sembra addirittura che la Fiorentina peggiori di volta in volta. L’ex terzino viola, oggi in panchina, si agita in campo come una scimmia nella gabbia, trasmettendo ansia e frustrazione. I tifosi hanno scambiato tutto questo per carattere, “ora li picchia tutti”, ho sentito dire, rabbrividendo. Non è con le giravolte che si risolve la questione.
Serve un pensiero unico, semplice, chiarissimo. Un pensiero che Paolo Vanoli non è riuscito a trasmettere: dovete correre. La Fiorentina infatti cammina, cammina e cammina, e non c’è verso di farle cambiare passo. Sembrano una eterna scolaresca in gita in montagna, in salita. Un gruppo di studenti annoiati che si trascina su per il pendio, con l’unico scopo di arrivare in cima e bersi un po’ d’acqua. Durante la passeggiata in due, tre, si spingono e qualcuno finisce di sotto, tra l’indifferenza generale, come una macabra ascesa all’inferno se mi passate il paradosso.
L’unica soluzione è invitare Vanoli, o chi per lui, a prendere un provvedimento radicale, cambiando i protagonisti (qualche giovane della Primavera, perché no) e il sistema di gioco, passando al 5-5-5 di Lino Banfi, un modulo che non esiste, giusto per dare un segnale preciso: adesso siete liberi. Liberi di tornare a giocare, liberi di sognare, liberi di perdere (tanto perdete lo stesso), liberi di gridare, di calciare un rigore con tutta la rabbia che avete (se ne avete). Liberi di continuare a sbagliare, montando la squadra al rovescio come fecero i tecnici della Usaf, ma soprattutto liberi di correre, di buttarvi nel fuoco e bruciare. Perché la legge di Murphy ha ucciso il vostro amor proprio e quello di una città che, per colpa vostra, si è anche stancata di piangere.