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chiave di A - come suona il campionato
Spalletti sospeso fra le pagine chiare e le pagine scure della Juventus
Aspettando di sapere cosa accadrà ai vertici societari del club bianconero, l'allenatore ha capito che i problemi strutturali (in rosa) albergano lontano da Torino
E qualcosa rimane, tra le pagine bianche e le pagine nere. È la storia della Juventus, dichiarata non in vendita: “Leave me on the corner where you found me”.
L’accorata supplica delle CocoRosie è la replica che John Elkann - chiamato vincente - rivolge in felpa bianca ai pressanti assalti di Tether, mentre “Rimmel” compie cinquant’anni coi suoi quattro assist, i suoi alibi e le sue ragioni.
Un sollievo, nel giorno che ben maschera a Bologna le difficoltà di scelta per Luciano Spalletti: il quale ben si guarda dal crucciarsene, essendo ora in casa altrui i problemi strutturali - Napoli alla settima sconfitta esterna, Jurgen Ekkelenkamp un cecchino chirurgico - o passeggeri, ovvero l’attesa del Milan per la salvifica forma contemporanea di Rafael Leão e Christian Pulisic. In attesa della Roma, che pure piange pene d’attacco e d’accatto, solo l’Inter respira grazie al bonus Lautaro, l’unico in vigore con tutti i governi: ma anche dalle parti di Appiano Gentile i misteri non mancano.
Leggi la salute di Denzel Dumfries, in assenza del quale la fascia destra serve più padroni, ma nessuno con l’immanenza del tuttocampista olandese: “Now you've disappeared somewhere, like outer space”, cantava Tracey Thorn in “Missing”, come al deserto manca l’acqua. Stesso status nel Naviglio di fronte, con Santiago Giménez che ha fatto perdere le proprie tracce dal campo: e al Milan rimane solo da pregare nella salute di chi vi si avvicenda, rendendosi conto che da Christopher Nkunku può ricavare le rose ma non il pane.
Un finale approssimativo, mentre il Sassuolo reclamava due rigori (e il secondo forse c’era) oltre a prendere un palo, richiedeva che dalla panchina si alzasse un centravanti vero. Facile salire ora sopra il carro di Davide Bartesaghi, anche se dall’inizio campionato è l’attenzione in difesa a mancare, i due gol degli emiliani fanno seguito a quelli segnati dal Torino. Onore a Fabio Grosso, che se la gioca e inserisce due centravanti di ruolo - lui che ne dispone - a cinque minuti dalla fine, in azione di corner a favore. Curiosa, peraltro, la matrice comune del gol di Armand Laurienté e di quello firmato da Sebastiano Esposito per il provvisorio pareggio del positivo Cagliari a Bergamo.
Chissà se i cinque risultati di stretta misura fanno comunque felice la scuderia di fiducia in capo a Massimiliano Allegri, con menzione di merito alla stoica vittoria finale della Lazio in nove a Parma. In questo calcio senza respiro, urge già proiettarsi avanti: tra ammonizioni “tattiche” per saltare l’incombente Supercoppa d’Arabia e le convocazioni all’altrettanto imminente Coppa d’Africa, il volto della Serie A è destinato a cambiare almeno fino alla fine di gennaio, senza considerare i postumi atletici dei reduci e l’inevitabile maquillage del mercato.
Arrivederci nel 2026, dunque, ai leccesi Kialonda Gaspar e Lassana Coulibaly, agli atalantini Ademola Lookman e Odilon Kossounou, al veronese Rafik Belghali, ai romanisti Evan N’Dicka e Neil el Aynaoui, ai pisani M’Bala Nzola ed Ebenezer Akinsanmiro, per citare solo le più penalizzate a priori dalle lunghe trasferte intercontinentali: se ne avvantaggeranno il novo esquema dei Buraka Som Sistema per l’Angola, l’ennesimo inizio di Fela Kuti con la Nigeria, l’intero continente (così lontano, così vicino) interpretato dal portavoce nigerino Mdou Moctar, ricordando trent’anni fa i primi riflettori euro-televisivi addosso ai Bafana Bafana vincitori e spogliati. Tutto il resto, ormai, è rimandato a dopo le feste: non ci fossero, intanto, altri due turni di campionato da onorare. Altro che formalità.
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