Foto Massimo Paolone / LaPresse

Olive #8

Armand Laurienté è arrivato sempre in ritardo

Giovanni Battistuzzi

Contro la Salernitana, l'esterno del Sassuolo ha segnato il primo gol in Serie A e ha regalato il secondo assist stagionale. I neroverdi l'avevano preso l'ultimo giorno di calciomercato. Lo conoscevano in pochi, non passerà inosservato

Quel giorno faceva un caldo torrido, non si muoveva una bava di vento e si sudava a star fermi. Succede quasi mai a Lorient, bassa Bretagna. C'era nemmeno l'aria condizionata nella stanza delle interviste dello Stade du Moustoir, la casa del Fc Lorient. Il giornalista aspettava da una buona mezz'ora l'arrivo di un ragazzo di ventidue anni che era apparso dal nulla l'anno prima e a un certo punto aveva fatto sedere in panchina uno come Jimmy Cabot che a quelle latitudini era, è, una specie di passione collettiva calcistica.

“Scusi il ritardo, scusi infinitamente il ritardo”, furono le prime parole di Armand Laurienté al giornalista dell'Ouest-France. Erano scuse sentite, constatò l'intervistatore, non le classiche scuse di chi non frega niente del lavoro altrui. “Sono costernato, ma è da una vita che sono in ritardo, sono sempre stato in ritardo”. Il giornalista aveva inteso, aveva soprattutto il titolo. Perché quello che aveva detto era la migliore descrizione dell'Armand Laurienté calciatore. Sintesi ancora oggi validissima.

Se l'era filato nessuno Armand Laurienté al suo arrivo al Fc Lorient il primo settembre del 2019, in prestito. Dicevano che aveva numeri, ma nemmeno poi tanti, pensarono i tifosi: fino a diciott'anni non giocava nemmeno nella seconda squadra del Rennes (voluto dall'attuale selezionatore dell'Under 19 francese, Landry Chauvin). Ai Merlus era stato aggregato per formazione riserve. Ci restò poco. Christophe Pélissier iniziò a convocarlo: s'era convinto, l'allenatore, che uno così, veloce ed estemporaneo com'era, poteva essere utile.

Era forte Armand, ci sapeva fare coi piedi, quando scattava si faceva fatica a stargli dietro, aveva pure un gran tiro, ma era mica un'ala, era nemmeno un attaccante o un trequartista, era niente di tutto questo, istinto e pensieri confusi. Alla presentazione gli chiesero a chi si ispirasse e lui rispose che il suo idolo era Juninho Pernambucano. Un esterno d'attacco che si ispira a un centrocampista offensivo? Rimasero tutti parecchio stupiti. Mi piace calciare le punizioni, aggiunse. I più sorrisero. Due anni dopo, al termine della partita contro il Nantes, capirono di non averlo preso sul serio.

  

 

Va sempre a finire così con Armand Laurienté. “Sono sempre arrivato tardi”, raccontò a quel giornalista nel forno della sala interviste. “Ero piccolo, mingherlino, mi sono sviluppato dopo tutti i miei amici”, giocava bambino tra quasi uomini. Giocava però. Abbastanza bene da finire molto spesso tra i titolari, non abbastanza per diventare notorio ai più.

E così quando quest'estate il Sassuolo ha annunciato il suo acquisto si è riproposto il grande mah dei tempi del Lorient. Se lo filò nessuno, nonostante i quasi dieci milioni di euro che gli emiliani sborsarono per acquistarlo. Arrivò il 31 agosto per cercare di tamponare i problemi sulle fasce della squadra guidata da Alessio Dionisi, dopo le cessioni estive e l'infortunio di Domenico Berardi. Una toppa parecchio costosa, sono mica pochi dieci milioni di euro, anche se si sono incassati 73 milioni di euro. A Sassuolo gli azzardi piacciono poco, se si investe è perché il giocatore è valido, s'erano convinti i tifosi dopo il mah iniziale.

 

Foto Massimo Paolone / LaPresse 
    

Con i suoi tempi, sempre un po' in ritardo, ma parecchio meno del solito, Armand Laurienté ha iniziato a far capire perché quei dieci milioni non sono stati soldi buttati, anzi. Un gol e un assist, domenica contro la Salernitana, un assist contro l'Udinese. E la certezza che altri, molti, ce ne saranno, perché, spiegava Armand Laurienté a quel giornalista nel caldo torrido della sala interviste, “segnare è fantastico, ma fare gli assist è ancora meglio, perché è più difficile. È bello fare le cose difficili”. Forse anche per questo Laurienté è sempre arrivato in ritardo.

   


  

Olive è la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Nella prima puntata si è parlato di Khvicha Kvaratskhelia, nella seconda di Emil Audero, nella terza di Boulaye Dia, nella quarta di Tommaso Baldanzi, nella quinta di Marko Arnautovic, nella sesta vi ha invece intrattenuto Gabriele Spangaro con Beto, nella settima di Christian Gytkjær.

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