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Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Il segreto del Milan
Rabiot, Modric e Pulisic. Avere tre uomini così in squadra, porta la squadra a permettersi Leão, il rapper senza metrica, un indisciplinato per natura che viene ricondotto al gioco da tutta l’intelligenza calcistica che lo circonda. Tutto perfettamente messo in ordine da un maestro come Allegri
Quando il calcio si giocava più lentamente, c’era chi, ogni tanto, si concedeva il lusso di una pausa. Come il poetico calciatore (e poi scrittore) Ezio Vendrame, che si arrestava con il pallone sotto i piedi e poi, portandosi la mano sulla fronte, guardava avanti, come se la porta opposta fosse l’orizzonte. Oggi non sarebbe possibile, perché quell’orizzonte non si vede più, coperto da sciami di calciatori in costante movimento. E allora per capire il da farsi, servono degli accentratori del gioco, calamite del pallone, uomini che vivono il tempo e lo spazio con sufficiente calma e lucidità. Il migliore di questi è senza dubbio Luka Modric, piccolo grande interprete del calcio. Corre da nord a sud, da est a ovest, con un passo trotterellato ma costante, un ingranaggio dal moto perpetuo. Modric ha il potere di modellare il tempo, che passa dalle sue parti e d’improvviso si blocca. Il tempo è relativo a me, sembra suggerire a compagni e avversari. I suoi movimenti, apparentemente lenti, si velocizzano in prossimità della giocata, mai ridondante, anzi sintetica e orientata verso l’obiettivo.
Modric fa spesso giravolte su se stesso, fateci caso, come a ribaltare la partita, capovolgerla, nel caso non gli piacesse il verso. Accanto a lui si distingue Rabiot, che sembra il suo prolungamento, vista la lunghezza del busto e del collo. Il francese è molto diverso dal croato come tipologia di calciatore, ma simile nella volontà di conquistare il campo. Rabiot porta la palla laddove Modric la consegna quasi subito, allunga la corsa, laddove l’ex Real l’accorcia. Ma entrambi si cercano e si trovano come due gemelli, nel comune obiettivo di provocare squarci nel tessuto denso degli avversari. A loro si aggiunge Pulisic, trequartista di rara perspicacia tattica, capace di arrampicarsi e scendere da qualsiasi azione con la velocità di uno scoiattolo.
Avere tre uomini così in squadra, porta il Milan a permettersi Leão, il rapper senza metrica, un indisciplinato per natura che viene ricondotto al gioco da tutta l’intelligenza calcistica che lo circonda. Ecco il segreto del Milan, circoscritto in pochi uomini, senza dimenticare il resto, perfettamente in ordine e messo in campo da un maestro come Allegri. Il Milan è in testa perché sa vivere le partite senza farsi cogliere dall’ansia, guidato in questo dal genio senza tempo di Modric, che come il vecchio Vendrame (riposi in pace) riesce, in un calcio furente, a salire sulla palla, guardare l’orizzonte e farsi beffe della partita.