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Ci voleva Trump a restituirci l'amore per il calcio
Quando il presidente ha annunciato la sua presenza al sorteggio dei gironi del Mondiale, tutti i commentatori sportivi di sinistra si sono scatenati. Il calcio è calcio, non politica. In Italia però vi accontentate di celebrare le gesta di un panchinaro della Premier come Chiesa
Non è la mia cup of tea, ma non posso non brindare a Donald Trump, il cui protagonismo cialtrone sta finalmente svelando il pensiero di molti cuori. Sto parlando di calcio, of course, non mi occupo di argomenti minori come trattati di pace o migranti. Ieri alle 18 come sapete c’è stato il sorteggio dei gironi del Mondiale 2026. Io non ne tengo conto perché il Foglio mi fa consegnare gli articoli presto, dato che dopo le 17 sanno di trovarmi ubriaco, ma posso dire che mi dispiace per voi italiani che – nel caso di vittoria agli spareggi – di certo non potrete trovare Giordania, Capo Verde, Ghana, Curaçao, Haiti e Nuova Zelanda, essendo nella vostra stessa misera fascia.
Bene, nei giorni scorsi era bastato che il presidente americano annunciasse la sua presenza al sorteggio per scatenare i commentatori sportivi di sinistra di tutto il mondo. Come spesso succede è stato il Guardian a dare le soddisfazioni migliori: il capo dei corrispondenti che seguono il calcio, David Hytner, ha scritto che “il rumore intorno a Trump è una distrazione inopportuna dai sogni e dalle speranze” delle Nazionali che partecipano. Insomma, come si permette l’amichetto di Infantino di rovinare un momento che, cito, “riguarda il lancio del torneo più importante di calcio, il suo apice”. Sarà che ho appena rovesciato una pinta di bionda, ma ho le lacrime agli occhi: sono anni che da queste parti diciamo che il calcio è calcio, che il Mondiale riguarda le speranze di gloria di chi partecipa e ciò che conta è chi butta più volte la palla nella porta avversaria. E invece ci siamo sentiti spiegare col ditino alzato che no, il calcio è politica, serve a difendere i diritti delle minoranze, deve raddrizzare il legno storto dell’umanità cacciando dagli stadi chi dice “gay” a un avversario, che una partita ha più valore se prima ci si inginocchia in campo e che chi pensa che lo sport è solo sport è un coglione.
Ci voleva Donald Trump a fargli tornare l’amore per il calcio in quanto tale, meglio tardi che mai. Noto invece che in Italia non capirete mai che avete una coppa nazionale più ridicola del Var (e ce ne vuole), da cui le squadre “piccole” vogliono fuggire in fretta e che le “grandi” usano come cuscinetto per pararsi il culo e fingere di salvare la stagione: un trofeo con meno appeal di un torneo di padel tra quarantenni che diventa improvvisamente finto-pop il mese prima della finale, con ex calciatori bolsi come testimonial e le gag da quarta elementare degli Autogol. Eh però la colpa è della Champions League e dei bambini che non giocano più in strada, certo. Vi meritate Federico Chiesa, panchinaro in una squadra in difficoltà in Premier League che sui vostri media state raccontando come un fenomeno perché ha salvato un gol dopo un recupero in difesa. Vi accontentate di poco, eh?
verso i Mondiali nordamericani