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Il foglio sportivo

Un po' di sale sul prato di San Siro. Intervista a Salt Bae

Maurizio Bertera

Il cuoco turco e le sue bistecche tra Lionel Messi, Gianni Infantino, Hakan Çalhanoglu e Rafael Leão. "Un tempo i bambini volevano diventare dottore, pilota o calciatore. Ora dicono: 'Un macellaio come Nusret'"

Che mister Salt Bae sia un genio (discusso e discutibile) non lo prova la catena di ristoranti Nusr-Et che – come tutti i network internazionali della cucina – vive oggi di luci e ombre, di mega guadagni e qualche perdita. Ma il fatto che nel preparare una bistecca ha deciso di versare il sale dall’alto, con un movimento inusuale dell’avambraccio. “Ho voluto girare quel video per i social all’aperto con un mio amico cameriere. Gli ho detto: “Oggi sento che gireremo il miglior video della nostra vita, una sola ripresa”. Il sale cadeva nell’aria come fiocchi di neve, mi sembrava un regalo dal cielo. Ho caricato il video la sera e la mattina dopo tutto era cambiato”, racconta Nusret Gökçe, 42enne turco che da macellaio nato poverissimo è diventato un personaggio non solo della ristorazione: i 52 milioni di follower ne sono ampia conferma.

 

Peraltro, il segmento di mercato che ha scelto per il menu quasi esclusivamente di carne ha prezzi impossibili per i comuni mortali (il tomahawk di Wagyu da 1 chilo e 100 grammi costa 285 euro e per il filetto di manzo siamo di nuovo sui 400 euro al chilo). Si addice a Vip e calciatori che ricambiano l’attenzione riservata a loro dal Gran Turco con video e auguri per le nuove aperture. Così è stato anche per il locale di Milano, inaugurato due mesi fa, all’interno dell’anonimo hotel Casa Brera – in pieno centro – a cui ha portato la notorietà e lo show che quando lui officia al tavolo è obiettivamente divertente. E ogni portata di carne non delude le attese. Per Salt Bae (che significa “Il sale prima di ogni altra cosa”, Bae è l’acronimo di Before Anyone Else) quello di domani sarà il primo derby tra clienti e amici a Milano, città che lo ha accolto bene vedendo i coperti e le recensioni. “Gestire un ristorante qui era un sogno. Milano è moda, design, arte e alta cucina. È un hub globale di creatività, perfetto per l’esperienza Nusr-Et. Ho sempre sentito alta energia anche quando venivo in giornata da Istanbul come turista” ci dice con il sorriso di chi potrebbe sostenere lo stesso di Dubai, New York, Londra e magari pure Ankara. Uomo di mondo nel mondo, quindi perfetto per il calcio

 

Caro Nusret, basta seguirla su Instagram per vedere che anche a Milano sono venuti tanti calciatori a trovarla.

“Abbiamo avuto l'onore di ospitare a cena Rafael Leão, Hakan Çalhanoglu, Gianluigi Buffon, Christian Vieri e Luka Modric. E non solo loro: molti amici del calcio mi hanno fatto i loro auguri prima dell'inaugurazione. Li ringrazio tutti di cuore: da Ronaldo che per me è ‘the Legend’ a Fabio Capello, da Cafu a Kakà che mi hanno confermato la scelta giusta di Milano, da Roberto Mancini a Luis Figo”.

 

È tempo di derby sotto la Madonnina: la sbandierata amicizia con ‘Çalha’ significa che farà il tifo per i nerazzurri?

“Prima della partita, mi piacerebbe preparare una bella bistecca per Hakan, perché sarà una partita dura e avrà bisogno di proteine… Battuta a parte, è mio fratello e gli auguro sempre buona fortuna. Detto questo, sia l'Inter che il Milan sono grandi squadre e quindi che vinca la migliore sul campo. E dopo il derby, sarei davvero felice di ospitare al mio ristorante l'intera squadra vincitrice!”

 

Un altro talento turco che sta facendo bene in Serie A è il giovane juventino Yildiz: lo conosci? E del romanista Celik cosa pensa?

“Li adoro, sono atleti eccezionali. Zeki è un giocatore importante della Roma da tre stagioni Kenan invece è la stella nascente che ha offerto grandi prestazioni sia con la Juventus che con la nazionale turca. Lo trovo un giocatore che regala emozioni vere in campo. Mi auguro che entrambi ci diano il contributo decisivo perché la Turchia sia presente ai Mondiali, insieme all’Italia naturalmente”.

 

Mourinho è stato tra i primi a congratularsi per l’apertura del suo ristorante a Milano. Si aspettava che lasciasse il Fenerbahçe tra mille polemiche e dopo una sola stagione?

“A dire il vero, non lo credevo. Allenare è sempre un lavoro duro e ancora di più in un club come il Fenerbahçe, una delle squadre storiche del mio paese. Ma il calcio è impegnativo: richiede il successo immediato, non sempre è possibile. Il mio amico Josè è comunque una leggenda, e niente può cambiare questo”.

 

È noto per essere un caro amico del presidente della FIFA, Gianni Infantino. Quando viene a trovarla, parlate più di cibo o di calcio?

”Non è solo il presidente della Fifa; porta con sé il cuore del calcio, unisce il mondo e tocca le persone ovunque. Con la sua umiltà, eleganza, compassione e straordinaria visione, non è che sia adatto alla posizione, ma è la posizione che si adatta a lui. Lavora giorno e notte per il futuro del calcio. Parlare con lui è fonte di ispirazione, essere al suo fianco è un onore. La sua umanità e l’impatto che ha sia sul calcio che sul mondo lo rendono davvero speciale per me”.

 

Ha un cliente del cuore?

“Ogni ospite è importante, ma il posto di Maradona è indimenticabile. Sono diventato amico di un eroe della mia infanzia. Il suo tavolo abituale sarà per sempre riservato nel nostro ristorante di Dubai. Sino a quando mi occuperò del gruppo, nessuno potrà sedersi”.

 

Quanto conta lo sport per Salt Bae?

“Come si può vedere dai post su Instagram, è una parte molto importante della mia vita. Dedico dalle tre alle quattro ore al giorno all’allenamento. Amo tutti gli sport e nutro profondo rispetto per chi lo pratica come professionista. Invece di tifare per una sola squadra, tifo per ogni forma di sport e per tutti gli atleti”.

 

È vero che in Turchia viene considerato un modello dai giovani?

“Sì, raccontano di essere ispirati dalla mia storia, iniziata a 14 anni: con il duro lavoro e la passione, tutto è possibile. Un tempo i bambini volevano diventare dottore, pilota o calciatore. Ora dicono: “un macellaio come Nusret”. Chi avrebbe mai pensato che un giorno il mestiere di macellaio fosse considerato da figo”.

 

Sono passati tre anni e si è scusato pubblicamente più volte per aver preso d'assalto il campo dopo la finale della Coppa del Mondo a Doha. Forse ora è il momento di rivelare finalmente come sia riuscito nell’impresa.

“Per prima cosa non sapevo che fosse vietato, altrimenti non l’avrei mai fatto: mi scuso ancora. Certo, non posso riportare indietro il passato, ma da oggi e per sempre, pongo il mio rispetto: la Coppa del Mondo e le sue regole sono sacre al di là di ogni discussione”.

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