L'allenatore del Napoli, Antonio Conte (foto LaPresse)
Il foglio sportivo - that win the best
Conte si è ormai trasformato in un Mourinho minore
L’Uefa sta ripensando la formula delle qualificazioni: una bella idea che in effetti non è sua
Teniamoci stretto questo turno di campionato, amici di sbronza, perché dopo torna l’incubo della pausa per le Nazionali, con partite orrende oltre che quasi tutte inutili e come unica alternativa la Champions League femminile (piuttosto bevo acqua per due giorni). L’unica nota di interesse giornalistico sono i nomi dei convocati, e in Inghilterra c’è il ritorno di Bellingham e Foden, elogiati da Tuchel che li ha voluti per le due sfide a Serbia e Albania, scatenando il panico tra i tifosi di Real Madrid e Manchester City: se c’è una certezza in queste sfide è che quasi sempre qualche giocatore si rompe e diventa indisponibile per il proprio club, con annesse polemiche sui troppi impegni delle Nazionali.
Leggo però che finalmente l’Uefa si è decisa a ripensare l’obsoleta e stucchevole formula dei gironi con partite più sbilanciate di un’elezione a New York e vorrebbe proporre un mega-girone in stile Champions League. La cosa ha senso, e infatti non viene dalla Fifa dove sono troppo impegnati a mangiare e ad accusare Gianni Infantino di violare lo statuto per i suoi elogi pubblici a Donald Trump.
Non viola nessuno standard, ma fa cadere le palle la prevedibile trasformazione di Antonio Conte in un Mourinho minore, un classico del suo secondo anno sulla panchina di una squadra. Ho letto dichiarazioni imbarazzanti da complottista del web sul Napoli che “dà fastidio a qualcuno e quindi viene penalizzato, e accuse ai tedeschi di fare il catenaccio (e mangiare la pizza e suonare il mandolino no?). Certo, almeno Conte vince ancora qualcosa, mentre Mourinho insiste nella lenta agonia della sua fine – ma sugli arbitri turchi ci aveva visto giusto: bollito sì, coglione no.
Mi preparo al weekend di Premier con molte scorte di birra, e mentre mi sbafo la bionda ringrazio perché vedrò Tottenham-Manchester United e Manchester City-Liverpool e non Juventus-Torino e Inter-Lazio (piuttosto mi sculaccio da solo con la cintura dei pantaloni). E brindo al Telegraph che questa settimana con solo due anni di ritardo si è accordo delle linee guida inclusive introdotte dalla Federazione del rugby inglese: via man of the match, troppo sessista, e giù di pronomi neutri con cui chiamarsi tra compagni di squadra (e non “ragazzi”) per non offendere chi non si sente maschio (o femmina nel caso del rugby femminile). Andrebbero mandati tutti a fare in culo, ma anche in questo caso poi si offende qualcuno.
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