
L'attaccante del Cagliari Andrea Belotti (foto LaPresse)
chiave di A - come suona il campionato #4
Un fine settimana di ritorni di fiamma quasi insperati
Andrea Belotti e Lorenzo Pellegrini si mettono, forse, alle spalle i peggiori mesi delle loro carriere, mentre un regolamento che palesa acqua da tutte le parti continua a complicare la vita agli arbitri
Da un mese, ovvero quando è iniziata la Serie A, bisognerebbe scrivere sempre e solo di Luka Modrić. Talmente qualitativo il suo impatto nel Milan e nel massimo campionato, ma non v’erano dubbi se non di tenuta: nonostante subisca mille falli, anche la telecronaca di Sky premia la sua “gestione aristocratica” del pallone. Il croato riconcilia con il piacere di vedere una partita di calcio, e segnala una via, per chi la volesse seguire: per prima la sua squadra, nella quale si conferma imprescindibile Christian Pulisic, born in the USA, americano orgoglioso con la mira puntata verso il Mondiale di casa. E mentre esce “Liberami dal nulla”, il nuovo film dedicato a Bruce Springsteen (o a Massimiliano Allegri), il prossimo rientro di Rafael Leão in luogo dell’evanescente Santiago Giménez aggiungerà un posto alla tavola che Antonio Conte ha già imbandito per il vertice.
È stata la settimana dei ritorni di fiamma quasi insperati, e dei protagonisti decisamente imprevedibili. Andrea Belotti e Lorenzo Pellegrini, per esempio: un campione d’Europa - rigorista nella finale di Wembley - e uno che non lo è diventato solo per infortunio. Il primo finito ai margini delle vittorie che contano, il secondo praticamente separato in casa da capitano, romano e romanista.
Sono gli avenging angels del weekend, che fanno chiedere per colpa di chi il funky Gallo fosse caduto nel precedente oblio (soprattutto sua, soggetto sottinteso), e riconoscono invece a Gian Piero Gasperini l’intelligenza di essere uno che, fuori dal bluff, sa tornare indietro nei propri passi.
Fin da quando è stato annunciato nelle formazioni in campo, era scontato che “Lollo” fosse l’uomo del derby: lo era già stato più volte, fatto apposta per questa Roma che finora ha steccato solo contro il Toro e si prepara a rilanciare anche Artem Dovbyk. Pronostico edgy: a fine stagione l’ucraino, con tanto taumaturgo a proteggerlo, avrà segnato più dello strombazzato Evan Ferguson.
Chi di tardivo britpop colpisce, di sfrontata gioventù ferisce: ancora il Como, che appresta il blitz dello stadio Franchi sciorinando una nuova risorsa, Jayden Addai (ala classe 2005, classe pura) e i suoi dribbling ad elastico. Mentre Nico Paz è già un veterano ma ha appena compiuto 21 anni, Álex Valle gli è coetaneo, Jesús Rodríguez segue a ruota, Martin Baturina scalpita per il suo turno. Come per il maestro Modrić, apparentemente un ossimoro, urge ripetersi: freschezza e gioventù non si regalano, e sono il presupposto per non lasciare il calcio d’oggi in balia della forza e della riproducibilità in 3D, ma ribadire invece il primato del gioco, delle idee, delle occasioni da rete a raffica. Stay young and invincible, cantavano i Gallagher nella lunga estate: “perché sappiamo cosa siamo, e qualunque cosa accada siamo inarrestabili”, prima o poi ineluttabili. Sempre con frecce nuove e inattese, come Carlos Augusto e Arijanet Murić che hanno determinato Inter-Sassuolo.
Meno male, quando sono i calciatori e le scelte dei tecnici a determinare. Altre volte è il protagonismo di qualche giacchetta, o peggio la pedissequa interpretazione di un regolamento che palesa acqua da tutte le parti: spesso non è colpa degli arbitri se sono destinati alla bufera, da Verona a Bologna, da Lecce a Firenze. E nemmeno del Var, che li assiste più e meglio di guardalinee ormai quasi pleonastici. È alle tavole della legge che occorre metter mano, per evitare di perdere autorevolezza prima ancora che autorità, davanti a decisioni che sfidano le leggi della fisica e della natura umana. “Provo ad urlare, diecimila palloni volare”: se il cambio invocato trent’anni fa dai primi Negrita fosse di mentalità - e di generazioni dirigenziali, si può aggiungere ora - non potrebbe che far bene a tutto il movimento sportivo. Un’altra identità, un’altra possibilità.

Il Foglio sportivo