
Lweis Hamilton (Ansa)
formula 1
Sulla McLaren Ron Dennis aveva ragione. Alla Ferrari invece servirebbe uno “uno bravo”
A Budapest vince Lando Noriss, davanti al compagno di scuderia Oscar Piastri: per la McLaren vittoria numero 200 nella storia. Per la rossa altro weekend deludente, nonostante la pole position di Leclerc. Mentre Hamilton è ormai irriconoscibile
Quando Ron Dennis nel 2015 aveva alzato il dito contro i detrattori di una McLaren che stava sprofondando insieme al motore Honda e aveva detto che un giorno la scuderia sarebbe tornata competitiva e avrebbe dominato, aveva ragione. Ma forse nemmeno lui, che aveva una quota di ego non piccola e si era convinto di poter governare agevolmente il rapporto tra Ayrton Senna ed Alain Prost, immaginava che oggi la McLaren fosse così forte. L’uno-due di Budapest scrive la vittoria 200 nella storia ma soprattutto dimostra ancora una volta come il team guidato da Andrea Stella abbia un vantaggio prestazionale gigantesco rispetto a tutti gli altri. Prestazionale e di capacità di gestire gli pneumatici.
Alla Ferrari, invece, ci sarebbe bisogno di “uno bravo”. Anzi, meglio ce ne fossero due. Il primo dovrebbe mettere insieme la vettura per il 2026 e dare finalmente una speranza di chiudere una traversata del deserto che alla voce Mondiale piloti è iniziata dopo il titolo strappato da Kimi Raikkonen nel 2007. Qualche era geologica fa. Il secondo “bravo” dovrebbe essere uno specialista nel recupero psicologico dei piloti. Per motivi diversi sia Charles Leclerc che Lewis Hamilton hanno chiuso a Budapest la valigia che li porta in vacanza con amarezza tendente allo sconforto. Il monegasco perché rischia di essere vittima di una sorte di sindrome da Paolino Paperino, il nipote non esattamente fortunato di Zio Paperone. Quando qualcosa deve andare storto, inevitabilmente è Leclerc a pagare il conto più salato. Conta poco ragionare sull’inutile tema legato al fatto che probabilmente la numero 16 non avrebbe vinto comunque la gara. Intanto è tutto da dimostrare, visto che Leclerc prima del secondo pit stop sembrava avere il passo per stare a panino tra le due McLaren. Oltretutto in una condizione migliore rispetto ai due papaya visto che il di rosso vestito può ragionare sulla singola gara, e magari prendersi anche un grande rischio, mentre Norris e Piastri devono guardare all’obiettivo grande e non possono permettersi uno zero. Comunque. Leclerc ha i nervi a fior di pelle, fa autentici miracoli come la pole di sabato scorso e poi in gara viene passato anche da Russell.
Nelle comunicazioni con il suo ingegnere è molto spesso irritato, quando non addirittura infastidito. C’è anche da comprenderlo, sa che il rischio dell’eterno incompiuto è sempre più consistente nel suo orizzonte sportivo. Di fortuna non ne ha mai avuta tanta e se non si mette in buone mani dal punto di vista mentale ha purtroppo buone probabilità di infilarsi in un tunnel di negatività dal quale poi uscirne potrebbe non essere così semplice. In tutto questo si staglia la figura sempre più inquietante di Lewis Hamilton, ormai palesemente a disagio con sé stesso e il team. Dire dopo le qualifiche che la Ferrari avrebbe bisogno di un altro pilota è stato il lucido sfogo di un ex monarca ormai ridotto al ruolo di valletto di corte. Con l’aggravante di zavorrare il bilancio con uno stipendio da faraone. Che Hamilton non stia dando nulla in pista, anche in termini di punti, è palese. Che possa, e debba, essere una risorsa per la costruzione della stagione 2026 è invece certo. Ma a condizione di ritrovare fiducia anche in pista. Non è che se lui va piano in qualifica e in gara significa che non vadano ascoltate le sue riflessioni e i suoi appunti per rendere la squadra migliore. Diciamo però che qualche risultato almeno in linea con il suo passato gli darebbe un po’ di autorevolezza in più quando si occupa di ciò che vorrebbe migliorare extra pista. Ora ci si ferma per qualche settimana, i piloti spariscono e le aziende chiudono per le classiche due settimane con in mezzo Ferragosto. Leclerc, è certo, vorrebbe tornare in gara sin da oggi per cancellare l’amarezza di Budapest. Hamilton, invece, vorrebbe andare in letargo fino ai primi test del 2026. Non sono possibili né l’una né l’altra ipotesi. Due idee del momento Ferrari diametralmente opposte. Ecco perché alla Rossa servirebbe tanto “uno bravo”. O magari anche due…


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