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il decreto
Il prossimo conflitto tra politica e sport è tra Gravina e Abodi
Mentre l’attenzione è puntata sulla governance delle Atp Finals, il Decreto Sport introduce un nuovo ente di controllo sui conti delle società di calcio e basket, ancora senza funzione ma già dotato di personale e costi elevati. La Figc contesta la norma che sottrae alla giustizia amministrativa la competenza sui ricorsi
Travolti da un insolito destino tennistico, tutti intenti a monitorare le mosse di Binaghi, abbiamo trascurato l’altro fronte aperto dal Decreto Sport in via di conversione in queste ore – forse, chissà – al Senato. In realtà, la breccia fu aperta più di un anno fa, quando fu introdotta, anche in quel caso con decretazione d’urgenza, l’agenzia governativa per il controllo dei bilanci e dei conti delle società professionistiche di calcio e basket. Allora, rispetto ai toni che si usano in questi giorni per commentare l’inserimento, nello stesso decreto, della norma che impone Sport e Salute nella governance delle Atp Finals di tennis, che hanno usufruito di contributi governativi per circa 70 milioni in questo quinquennio, cifra che salirà a un centinaio nel prossimo, sempre che la FiTP non vi rinunci –, oltre che gridare allo scandalo, o all’urgenza di armarsi per difendere l’autonomia dello sport, si ravvisò un potenziale spreco di energie e risorse. Tanto urgente era soppiantare la Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche, organo interno alla Federcalcio i cui costi di funzionamento non superano i 400mila euro annui, che quattordici mesi dopo la sua istituzione, dell’agenzia governativa non c’è ancora traccia.
Una scatola ancora chiusa che, però, strada facendo, in questi mesi è stata riempita, non ancora di contenuti, ma di personale. Una trentina di membri che costeranno circa tre milioni e mezzo di euro all’anno, così ripartiti: 1,9 milioni in quota parte tra Figc e basket (in percentuale ai contributi pubblici, quindi gran parte in capo al calcio), e 1,6 milioni divisi tra le cento società professionistiche del calcio e le 16 del basket. La presiederà lo stimato trasversalmente Massimiliano Atelli, attuale capo di gabinetto del ministro Abodi, con incarico settennale. E appena insediato, giurano i ben informati, Atelli nominerà segretario Mario Morelli, attuale consigliere per gli affari giuridici sempre del titolare dello Sport. Tra i collaboratori, anche i quattro dipendenti federali che in origine sarebbero stati prestati alla causa (distaccati ma sempre pagati dalla Figc) per un massimo di 6 mesi, nel frattempo passati a 12 e prorogabili di altri 6, quindi fino a 18 mesi.
La novità è passata nell’emendamento, presentato dall’opposizione ma votato anche dalla maggioranza, che nel passaggio alla Camera ha arricchito il testo di almeno altri due elementi interessanti. Primo: il software rodato in questi anni dalla Covisoc viene espropriato per legge. Secondo: viene attribuita al giudice ordinario, in luogo del giudice amministrativo, che ha notoriamente strumenti cautelari assai più veloci, la competenza delle impugnazioni degli atti attinenti al contributo a carico della Federazione per le spese di funzionamento della commissione. Così si allungano i tempi di un eventuale ricorso alle calende greche. Oltretutto, racconta chi c’era, questa modifica è sopraggiunta dopo che nella riunione operativa del 10 luglio al ministero, per cortesia istituzionale Gravina aveva annunciato ad Abodi la volontà di impugnare il testo. Che ora, a maggior ragione, viene confermata. Per la Figc, siamo di fronte ad un’evidente anomalia, potenzialmente in contrasto con l’articolo 103 della Costituzione, in quanto il giudice amministrativo sarebbe il giudice naturale per tali controversie ed avrebbe strumenti sia cautelari che di merito più efficaci e celeri per intervenire su questa materia, con il rischio allo stato attuale delle cose di avere una tutela incompiuta. Chissà che in queste ore il Quirinale non ponga attenzione anche a questa norma.