
La vittoria di Filippo Conca a Gorizia. Il lombardo ha vinto i campionati italiani 2025 di ciclismo (foto Federciclismo)
ciclismo
La vittoria di Filippo Conca ai campionati italiani e quello che il ciclismo italiano non vede
Il neocampione d'Italia è senza contratto e corre in una squadra amatoriale ma che lavora come (e meglio) di molte squadre professionistiche, lo Swatt club.
AGorizia, sull’acciottolato di piazza della Vittoria, dal volto di Filippo Conca, qualche attimo dopo aver superato per primo la linea d’arrivo dei campionati italiani di ciclismo 2025, la fatica ha lasciato il posto a un mescolarsi di incredulità, rabbia e disincanto. Perché poteva non essere in corsa, Filippo Conca. Dopo quattro anni di professionismo, nessuno aveva ritenuto di dare fiducia (e un contratto) a quel lungagnone di 26 anni che tra gli Under 23 aveva dimostrato ottime cose e che tra i pro si era concesso totalmente alle cause altrui. Aveva tirato, rincorso, portato borracce. E nei giorni di libertà era riuscito a conquistare pure qualche piazzamento. Non era abbastanza però, è rimasto senza contratto.
Di storie come quelle di Filippo Conca ce ne sono state tante nel ciclismo. Ce ne saranno ancora. Lo sport professionistico funziona così. E forse giustamente. A contare sono i risultati e se non arrivano addio. Servirebbe l’onestà di dire che è così che va e così non può che andare. Nel ciclismo, non solo nel ciclismo, la realtà è però edulcorata da tante storielle su valori, etica, centralità della persona, importanza formativa dello sport e altre chiacchiere. Va così dalla Union Cycliste Internationale in giù. Funziona allo stesso modo per grandi e piccole squadre. Tutte a dire di pensare agli uomini e non solo ai risultati, tutte però alla ricerca del vincente capace di portare risultati. Il punto è che nel ciclismo vince uno solo e quasi sempre, per far vincere il vincente c’è bisogno dei gregari, gente capace di sacrificare ogni cosa per la causa comune. Tutti però guardano il primo e si dimenticano spesso dei secondi.
Allo Swatt club, la squadra amatoriale che ha permesso di correre i campionati italiani a Filippo Conca, non si perdono tanto in chiacchiere. La loro ragion d’essere ce l’hanno impressa nel nome: Swatt è abbreviazione di Solowattaggio ed è aperto a tutti quelli che “vivono lo sport ogni giorno ad altissima intensità. Un movimento creato per vivere di agonismo”. Era un blog, vendono magliette personalizzate, tutte alla moda, tutte pensate per quei ciclisti amatoriali ipercompetivi. Può non piacere l’idea (non è l’idea di ciclismo di chi scrive per esempio, nda), però va riconosciuto loro di saperci fare. E soprattutto di fare le cose seriamente. Con quella programmazione che è mancata negli ultimi anni al ciclismo italiano, sempre alla ricerca di un modo per sopravvivere tra sponsor poco munifici e un modello organizzativo che non ha retto il passo con quello che sta accadendo in Europa e nel mondo.
Soprattutto allo Swatt Club sono capaci di darsi degli obbiettivi e lavorare bene per raggiungerli. Perché se Filippo Conca è riuscito a vincere il campionato italiano non è perché fosse il più forte di tutti, ma perché era riuscito a prepararsi nel modo migliore. Qualcosa che non è scontato. Lo ha spiegato lui stesso dopo l’arrivo: “Mi sono preparato benissimo. Questo ciclismo è talmente veloce che tanti corridori corrono troppo. Tappano i buchi e non arrivano mai pronti. Come ho fatto io negli ultimi quattro anni. Alla fine non mi sono mai davvero potuto preparare bene ed essere al top. Stavolta, invece, ho potuto preparare al meglio questo obbiettivo”.
Un problema che è da anni che viene segnalato all’Uci. Ha fatto spallucce, ha continuato ad aumentare le corse in calendario. L’introduzione delle retrocessioni e delle promozioni per rimanere tra i WorldTeams – le squadre invitate di diritto a tutte le corse più importanti – ha esasperato ancor più la situazione. Tutto ciò ha creato uno squilibrio tra chi può permettersi una preparazione ottimale (capitani e i loro più fidati gregari) e tutti gli altri. E tra tutti gli altri c’era anche Filippo Conca, non un fenomeno, ma un buon corridore che aveva solo bisogno di avere tempo.