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Il Foglio sportivo
Il Coni ha un suo punto fermo, Carlo Mornati
L’imprescindibile competenza del segretario generale, uomo di grandi capacità che ha fatto della preparazione olimpica la sua missione tanto da diventare il più vincente dei segretari generali della storia del Coni
L’uomo che remava su quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, fino a poco tempo fa continuava a remare con la stessa costanza sulle acque del Tevere. Carlo Mornati, segretario generale del Coni dal marzo 2018, adesso frequenta di più la piscina e la palestra dell’Aniene, il circolo degli sportivi, ma anche quello di Malagò che magari, dopo aver lasciato il Coni, tornerà a farne il presidente. D’altra parte Carlo Mornati è, ancora oggi che ha superato i 50 anni, il più in forma tra i dipendenti di Palazzo H, grazie allo sport: nuoto, tennis, golf (è stato anche commissario dopo la scomparsa di Franco Chimenti). La parte femminile aggiunge che è anche il più bello, ma poco importa. Su una cosa sono tutti d’accordo: è una persona di grandi capacità che ha fatto della preparazione olimpica la sua missione tanto da diventare il più vincente dei segretari generali della storia del Coni, aggiungendo alle medaglie dei Giochi ufficiali quelli dei Giochi giovanili che rappresentano il futuro. Sul suo profilo Instagram si definisce con una certa ironia: “Una vita alle Olimpiadi senza vincere una medaglia d’oro”. Lui si è fermato all’argento del quattro senza di Sydney, ma ai Mondiali ha incassato 2 ori, 3 argenti e 3 bronzi. Insomma non ha remato per nulla.
L’Australia era già un suo pallino, ci ha scritto la tesi della laurea in Legge alla Cattolica di Milano e poi ci è andato a perfezionare gli studi con un master alla University of Technology di Sydney. Cosa che lo rende un perfetto bilingue. Entrato in giunta Coni nel 2005 non è più uscito dal Palazzo, diventando prima vice di Roberto Fabbricini e poi Segretario generale con Giovanni Malagò. Tra atleta (4) e dirigente ha partecipato a 13 edizioni dei Giochi e da Sochi è capo missione della delegazione azzurra. Dal febbraio di quest’anno è anche Segretario generale dei Comitati olimpici europei, eletto all’unanimità. Franco Carraro ha già detto che se vincerà lui lo confermerà in quel ruolo. Gli altri candidati farebbero bene a fare altrettanto perché la competenza è da sempre un valore aggiunto. Oltre tutto, per legge, la scelta dovrà cadere tra uno dei 165 dipendenti del Coni e non si potrà andare a cercarlo all’esterno. E con tanta competenza da quelle parti c’è solo un’altra persona.
Orgogliosamente lecchese e per anni atleta della Canottieri Moto Guzzi, club da dove sono arrivate 16 medaglie olimpiche, un miracolo per un paese di 10 mila anime, ha un fratello Niccolò, di otto anni più giovane che remava come lui (quarto a Londra), ma che fu accusato di doping e completamente scagionato solo dopo che aveva perso i Giochi di Rio. Fu un brutto tiro contro chi aveva osato criticare la Federazione. Quando uscì il nome del fratello, Giorgio offrì le sue dimissioni dal Coni che giustamente le respinse. Questo per sottolineare la caratura della persona che, pur avendo ottimi rapporti con la Lega, ha sempre cercato di stare lontano dai giochi politici che avvolgono lo sport. Chi si è scontrato con lui racconta che ha un carattere un po’ chiuso e gli manchi quell’empatia che in un ufficio come il suo servirebbe. Non ha imparato abbastanza dalla frequentazione di Malagò. Ma tutti sono concordi nel descriverlo come un professionista super partes, una figura importante per il futuro olimpico del nostro sport. Quasi imprescindibile per continuare a raccogliere gloria ai Giochi.


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