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Non riesco a festeggiare la Conference del Chelsea

Jack O'Malley

Una vittoria senza entusiasmo per un trofeo che conta poco, anche se fa storia. Tra statistiche inutili e giornalisti improvvisati, il calcio perde serietà

Mi dispiace per gli amici romanisti ancora in post-sbronza dopo il trionfo di Tirana tre anni fa, ma da inglese non sono riuscito a festeggiare la vittoria in Conference League del Chelsea. I Blues hanno dormito per oltre un tempo contro il Betis, poi hanno deciso di iniziare a giocare, ne hanno ficcati quattro agli illusi spagnoli e si sono portati a casa il trofeo, ma ben poca gloria. La Conference League è una coppa insulsa, che infatti la squadra allenata da Enzo Maresca si è portata a casa giocando in ciabatte e per gran parte del torneo con le riserve e i giovani (mancava che chiedessero una deroga per far giocare la squadra femminile. Anzi, potrebbe essere un’idea: trasformare la Conference nella prima coppa fluida della storia, mettendo in campo formazioni miste). 


Resta il record, prima squadra in assoluto a vincere tutte le competizioni europee, ma sai che soddisfazione: viviamo nell’epoca dell’onanismo delle statistiche, ci sarà sempre un “la prima volta che…” o un primato di vittorie contro una categoria protetta a far contenti giornalisti pigri e tifosi occasionali. Sono quarant’anni che la squadra X non perde contro un club lussemburghese; la squadra Y ha sempre vinto contro avversari che schierano almeno un esterno con i capelli biondi; la squadra Z ha vinto tutte le partite giocate di sabato pomeriggio. E a proposito di record, temo di non reggere il calciomercato più lungo del solito di quest’anno per colpa della finestra di dieci giorni a giugno per il Mondiale per club (l’unica cosa che reggo, you know, è la bionda). E mentre mi preparo all’incubo americano delle prossime settimane osservo con alticcia inquietudine quello che sicuramente RaiSport ha già ribattezzato “il valzer delle panchine” in Serie A


E noto senza alcuna sorpresa che come spesso succede i grandi sconfitti del momento sono i giornalisti sportivi che finora non ne hanno azzeccata nemmeno una. Ma il bello della faccenda è che a loro non frega assolutamente nulla: fino all’altroieri vi spiegavano come avrebbero giocato la Juve di Conte e il Napoli di Allegri, con tanto di elenco di giocatori già richiesti dagli allenatori alle società, e oggi sono i massimi esperti del Milan di Max e del nuovo Napoli di Antonio. La faccia da culo di chi sbandiera credibilità e poi le sbaglia tutte da anni, quello sì che è un bel record.

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