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Golf

Scottie Scheffler ha vinto il Pga Championship con la tranquillità del campione

Corrado Beldì

Ha conquistato il major alla sua maniera, silenziosamente, senza mai arretrare, prendendo il comando e lasciando che fosse il campo a scrivere il resto

Sembrava il più anziano tra i giovani, con quell’andatura inclinata e l’aria da uomo che ha già visto tutto. Invece Scottie Scheffler è ancora lì, saldo come le putrelle di acciaio che reggono le tribune di Quail Hollow, con uno swing che sembra non voler esagerare mai, con la stessa compostezza di chi conosce ogni centimetro del campo e sa ascoltarlo quando si fa più ostile. Anche stavolta Scottie non ha tradito le attese, ha vinto il Pga Championship 2025 e lo ha fatto alla sua maniera, silenziosamente, senza mai arretrare, prendendo il comando e lasciando che fosse il campo a scrivere il resto.

Lo ha inseguito Jon Rahm, con la forza di un toro e la precisione che sembrava ritrovata dopo mesi di contraddizioni. L’hanno seguito i green pieni, la luce inclinata del pomeriggio, il vento leggero tra i pini. I due si sono rincorsi a lungo tra la 13 e la 16, uno cercava la pressione, l’altro la scrollava via come polvere da un guanto bianco. Quando Rahm ha messo la palla in bunker alla 17, si è capito che anche questa volta l’America avrebbe applaudito il beniamino di casa.

Quail Hollow non è un campo qualsiasi. Fondato nel 1959 nel North Carolina, disegnato da George Cobb e poi rimodellato con cura chirurgica da Tom Fazio, ha ospitato Ryder Cup, Presidents Cup e ora questo PGA Championship carico di tensione. I suoi par 4 lunghissimi, la trappola della Green Mile, sono le buche dalla 16 alla 18, e le pendenze invisibili sui green hanno creato per tre giorni una selezione naturale. Scheffler non ha mai avuto bisogno di apparire perfetto, anzi ha giocato come se non fosse mai necessario strafare. È stato esattamente così, cinque birdie, un solo bogey, controllo assoluto dal tee al green. Anche quando il pubblico urlava per Rahm, anche quando sembrava che un errore potesse riaprire tutto, lui ha fatto la cosa più semplice, che poi è sempre la più difficile. Ha continuato a giocare come se fosse giovedì.

“Impassibile, invulnerabile, inarrestabile”, ha scritto Golf Digest. “Un uomo di 28 anni che gioca come se ne avesse cento e nessuno dei due gli pesa”. Lo ha detto il New York Times, con l’ironia sobria che accompagna i grandi eventi americani e in effetti Scottie sembra attraversare i major come se avesse un accordo personale con il destino. In fondo alla 18, dopo l’ultimo putt, si è concesso un sorriso appena accennato. C’era tutto, la gioia, la fatica, la consapevolezza. Nessuna esplosione di esultanza, solo un cenno con la testa, un abbraccio al caddie, e lo sguardo verso il tabellone. Il nome in cima, ancora una volta, era il suo.

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