(foto EPA)

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Perché lo scontro Bagnaia-Marquez era ampiamente previsto

Umberto Zapelloni

Alla seconda gara del mondiale di Moto Gp il campione uscente e il pilota spagnolo si prendono già a sportellate. Ora però dalla Ducati ci si aspetta una gestione migliore

Che prima o poi sarebbe finita così, con Bagnaia e Marquez a rotolarsi insieme nella sabbia come due lottatori, non era neppure quotato. Quando l’otto volte campione del mondo è entrato a far parte della famiglia Ducati, ingaggiato dal Team Gresini, il campanello d’allarme è suonato immediatamente. E alla seconda gara della stagione eccoli lì nella sabbia, mentre là davanti Jorge Martin se la ride e fugge via in testa al campionato. A tre giri dalla bandiera a scacchi sventolata da Jose Mourinho, Bagnaia e Marquez si sono presi a sportellate mentre lottavano per il quinto posto, non per la vittoria. Un incidente di gara, senza cattiveria da parte di uno o dell’altro, ma un inevitabile innesco di polemica destinato a trascinarsi fino alla fine di un campionato appena cominciato. Sono stati convocati tutti e due in direzione di gara. Ognuno ha dato la sua versione, vedendo naturalmente più responsabilità nell’avversario. I commissari non hanno preso provvedimenti. “Ci mancava anche mi dessero la colpa… ”, ha detto Pecco arrabbiato più che altro perché in gara non è riuscito a spingere come avrebbe voluto e alla fine si è trovato immischiato con Marquez. Si intuisce che per lui le colpe sono più di Marquez che sue, ma non alza la voce. Nasconde la rabbia dietro ad un sorriso beffardo. “Li capisco, ma non li giustifico. Con la loro esperienza potevamo evitare”, ha commentato Claudio Domenicali, il ceo di Ducati.. La caduta ha comunque un peso in classifica dove Pecco aveva perso punti importanti sbagliando nei giri finali della sprint race. Dopo due weekend ha 23 punti di distacco da Martin, ma per uno che ha vinto il suo primo titolo recuperando un centinaio di punti cosa volete che sia.

 

Sono cose che capitano quando metti in squadra tanti galletti. Un’abitudine della Ducati che nella gestione dei piloti spesso combina qualche guaio fin dai tempi di Dovizioso e Iannone. Già hai Bagnaia e Bastianini nel team ufficiale, amici sì, ma nemici soprattutto. Se ci aggiungi nei team satelliti anche Martin e soprattutto Marquez ridandogli la possibilità di assaporare il gusto della vittoria, è difficile che tutto fili liscio. Per fortuna che l’altro giorno aveva detto “Sembra ieri quando avevo 20 anni e correvo contro avversari che ne avevano 31. Adesso sono io, quello che ha 31 anni. Da ragazzo sei fresco, pieno di energia. Non ti sei fatto male, non avverti il pericolo. Oggi, quando rivedo certe gare del 2013, capisco che molte cose sono girate per il verso giusto. Guardo quelle corse e penso: non lo rifarei, perché potrei cadere. Rispetto ad allora sono una persona più esperta”. Poi vede il buco, la possibilità di passare il bicampione del mondo,  e ci si tuffa. Mettete del formaggio davanti alla tana e vedrete che il topolino prima o poi uscirà. Se poi non mangi dall’ottobre 2021, a liberarti ogni istinto può bastare anche il gusto di un quinto posto, ma davanti al campione, portabandiera della Ducati. Insomma sai bene che Marquez non ha scelto la Ducati perché gli piace il rosso di Borgo Panigale. L’ha scelta per tornare alla vittoria e per far vedere in ogni modo che è tornato. Il podio della Sprint race dell’altro giorno non ha fatto altro che moltiplicare la sua voglia.

 

Se da una parte, nella mattinata australiana, hai una Ferrari che appena vede Leclerc avvicinarsi a Sainz manda a dire ai suoi piloti di mantenere le posizioni e non prendersi rischi inutili, dall’altra hai una Ducati che neppure sotto tortura darà certi ordini. Lo abbiamo visto l’anno scorso quando Bagnaia e Martin sono stati in lotta fino alla fine senza interventi a favore del pilota ufficiale rispetto a quello del team satellite. Scelte che puoi permetterti se a vincere è sempre una Ducati. Ma qui stanno arrivando Aprilia e Ktm con il primo podio di baby Acosta a 19 anni e 9 mesi. Non scegliere potrebbe diventare pericoloso.

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