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Formula 1

Hamilton alla Ferrari: storia di un matrimonio annunciato

Umberto Zapelloni

Si sono rincorsi per anni, il pilota inglese e la scuderia di Maranello. Ora che si sono detti di sì, in ballo c’è molto più di un Mondiale

"Per tanti anni sono venuto a Monza, camminando accanto ai tifosi. Potevo sentire bene quel che mi dicevano: 'Vieni in Ferrari, Lewis. Vieni in Ferrari'. Sono parole che mi scaldavano il cuore”. Non è una frase che Lewis Hamilton ha pronunciato ieri, quando è diventato sicuro che nel 2025 correrà per la Scuderia. Lo ha detto e ripetuto negli anni, ogni volta che arrivava dalle nostre parti, magari per andare proprio a Maranello a personalizzare una delle Supercar che voleva aggiungere al suo garage.

Lewis Hamilton sa bene quello che significa la Ferrari. “E’ abbastanza incredibile che non abbia mai guidato per la Rossa in tanti anni – raccontava – Perché diciamocelo, il Cavallino Rampante è un sogno per chiunque, il traguardo da raggiungere. Per me non è mai stato davvero possibile e non saprò mai del tutto con precisione perché. Ho visto le foto dei loro piloti e il rosso è sempre il rosso. Io ho un paio di Ferrari a casa: posso guidare solo quelle stradali”. Lo ha detto e ripetuto così tante volte che alla fine, alla soglia dei quarant’anni (li compirà il prossimo 7 gennaio) ha deciso di cedere al corteggiamento e di firmare per la Scuderia. La sua Last Dance, dal 2025 in poi, la farà vestito di rosso con il Cavallino sul cuore.

Una scelta forte che terremota la Formula 1 come poche altre negli ultimi anni. Hamilton era arrivato in Mercedes da campione del mondo e ha contribuito a formare quella che è diventata la squadra più vincente degli ultimi anni. Con il team diretto da Toto Wolff, il più sorpreso e arrabbiato dal tradimento, ha vinto altri sei Mondiali, è diventato il pilota più vincente della storia con 7 titoli, 103 gare, 104 pole position. Adesso il pilota più vincente della storia si sposa con la scuderia più vincente della storia. E’ più di Messi che lascia il Barcellona, di Cristiano Ronaldo che va alla Juve o di Ibra che va e torna dal Milan.

La notizia, anticipata ieri mattina dal Corriere della Sera e poi diventata via via una valanga inarrestabile, ha fatto il giro del mondo ancora prima di essere ufficializzata, interrompendo addirittura le trasmissioni sul calciomercato di Sky Sport in Inghilterra. Dopo 6 anni di McLaren e 11 di Mercedes (che diventeranno 12 in questo 2024), Lewis Hamilton ha avuto il coraggio di farsi guidare dal cuore accettando la sfida che da anni gli proponevano da Maranello, senza però mai trovare il momento giusto. Ci aveva provato Montezemolo, ci aveva riprovato una prima volta Elkann pochi anni fa. Non si era mai trovata la finestra giusta: quando la Ferrari aveva un posto libero, lui aveva un contratto in essere. O viceversa, quando era lui a essere libero, era la Ferrari a non avere un volante disponibile. E poi diciamolo sinceramente: chi glielo faceva fare di lasciare una squadra imbattibile come quella Mercedes.

L’attimo fuggente è arrivato proprio quando meno ce lo aspettavamo. Pochi giorni dopo l’annuncio del rinnovo del contratto, quasi eterno, di Charles Leclerc, indicato come l’uomo del futuro e soprattutto diversi mesi dopo il rinnovo biennale di Lewis con la Mercedes, rinnovo però che conteneva una clausola. Lewis poteva liberarsi dopo la prima stagione. La Mercedes credeva l’avesse voluta scrivere per ritirarsi. Invece è diventata una maestosa via di fuga verso la Ferrari che ha continuato a corteggiarlo anche quando sembrava scritto un futuro con la coppia Leclerc-Sainz.

Hamilton era un pallino del presidente John Elkann. Lo aveva incontrato negli anni scorsi. Si erano piaciuti, ma non erano riusciti a trovare un accordo che andasse bene a tutti e due. Hamilton ed Elkann sembrano ai poli opposti, uniti solo dal modo di vestire che ogni tanto diventa strambo anche per il presidente, ovviamente quando va in vacanza. Ma in realtà ci sono molti punti di contatto. La curiosità prima di tutto. E poi la moda. La sostenibilità. La ricerca della carbon neutrality in azienda.  Quella Ferrari elettrica che sta per arrivare sul mercato (nel 2025) di cui Lewis diventerebbe testimonial perfetto (così come fece la Mercedes quando ingaggiò Schumacher e gli fece guidare una sportiva rossa che fece dire a Montezemolo: “Di Mercedes rosse non ne avevo mai viste!). Lo scippo di Hamilton alla Mercedes non è una vendetta ritardata di quello che successe allora. Ma è comunque bello pensare che Hamilton possa battere il record di Schumacher (quello dei 7 titoli) proprio guidando la macchina che lo ha fatto diventare leggenda dopo i 2 mondiali con la Benetton.

Hamilton oggi è l’unico pilota che va oltre il suo sport. Verstappen, Leclerc, Norris e compagnia sono bravi ragazzi. Veloci, probabilmente anche più del Lewis quarantenne. Ma Lewis è molto altro, oltre alla Formula 1. E’ uomo dalle grandi battaglie politiche e umane. L’uomo che ha fatto inginocchiare tutta la Formula 1 al grido del “Black lives matters”, l’uomo che ha fatto colorare di nero per lo stesso motivo le frecce d’argento, l’uomo che ha fatto varare alla Mercedes un programma di inclusione unico nel panorama dello sport. Spesso si presenta in pista come se andasse al carnevale di Venezia con abiti che qualcuno si vergognerebbe di indossare anche in passerella, ma lui può farlo perché non gli importa di quello che pensano gli altri. Lui lancia messaggi. Qualche volta incomprensibili, ma li lancia. Studia la moda, compone musica, recita a Hollywood, mangia vegano, parla con il suo cane che tratta da re, pratica sport pericolosi che la Ferrari potrebbe vietargli (il paracadutismo, il surf e lo sci). Non è solo un pilota. E’ un mondo a parte. Un mondo che unito a quello Ferrari, sempre più orientato al life style, potrebbe portare a effetti clamorosi, oltre a quelli prodotti ieri in Borsa dall’annuncio dei risultati eccezionali del 2023. L’ingaggio di Hamilton è una straordinaria operazione di marketing per la Ferrari, per Lewis e per la stessa Formula 1 che si sta un po’ avvitando di noia attorno al dominio di Verstappen. Risveglia l’interesse di tutti, anche se adesso vorremmo saltare la stagione 2024 ed essere già nel futuro. Perché l’assurdo è un po’ questo, dover vivere una stagione con Hamilton e Sainz separati nelle rispettive case. Sarebbe un po’ come vedere la promessa sposa uscire con un altro per un anno intero prima della cerimonia. Una tortura. Senza contare che la Formula 1 è uno sport tecnologico con dei segreti da proteggere. Ma, pubblicità a parte, che cosa può portare Hamilton alla Ferrari? Meno di quello che avrebbe portato un Adrian Newey. Con lui, mega progettista della Red Bull, il ritorno alla vittoria sarebbe stato assicurato. Con Hamilton no. Il  problema della Ferrari non erano i piloti. Il problema è la macchina. Con una monoposto vincente basterebbero Leclerc e Sainz per vincere il Mondiale. Con l’ingaggio di Hamilton si corre il rischio di bruciare Leclerc e di veder Hamilton prendersi tutti i meriti di un eventuale successo. Perché se Lewis ha accettato la sfida non è per venire a fare il secondo di Leclerc, ma per diventare il campione del mondo più anziano dell’epoca moderna dopo esser stato uno dei più giovani. Ha vinto il suo primo titolo a 23 anni e 9 mesi. Il campione del mondo più anziano dell’èra moderna è Mansell, arrivato al titolo a 39 anni. Non gli servirà aspettare i 46 anni di Fangio per stabilire un altro record. Il bello per la Ferrari e il suo brand è che Lewis non si è accontentato di una carriera da record. Vuole completare l’opera vestito di rosso, aggiungere un capitolo a una storia che lo aveva già fatto diventare leggenda. Evidentemente non gli bastava. Vuole provare ad andare nello spazio e firmando per Maranello ci racconta che può farlo solo guidando una Ferrari. Finalmente pagato per farlo. E non da cliente come faceva da anni fino all’altro giorno. Il brand Ferrari ha vinto. Anzi stravinto. Per veder vincere anche la monoposto dovremo avere pazienza.

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