Hamza Rafia contro l'Inter (foto Ansa)

Olive #26

Hamza Rafia è qualcuno su cui contare

Giovanni Battistuzzi

Non è facile diventare gregario se si è stato primadonna, il tunisino però c'è riuscito, trasformandosi in un giocatore indispensabile per far girare la squadra

Hamza Rafia ha gambe muscolose, spalle larghe, piedi ben educati a trattare con una certa grazia il pallone e occhi pronti a vedere l’azione, come si evolve, verso dove si muovono i suoi compagni. Proprio per questo c’è stato un tempo nel quale, soprattutto nelle giovanili dell’Olympique Lione, Hamza Rafia giocava alle spalle degli attaccanti, in quella terra di nessuno che è la trequarti. E da centrocampista offensivo era arrivato anche in Italia, alla Juventus. Ne dicevano un gran bene del tunisino cresciuto a Bron, un tempo villaggio a due passi da Lione, ora periferia della città francese. E non solo perché Karim Benzema, che lo conosce da quando era un ragazzino, ne diceva un gran bene. Soprattutto perché aveva tutto per diventare un giocatore importante. 

A volte però ciò che sembra scontato, scontato non lo è affatto. Pure se dimostri di essere un ottimo giocatore nella seconda squadra della Juventus e fai un figurone, con tanto di gol della vittoria, nella quarantina di minuti che il tuo allenatore ti concede al debutto in prima squadra (negli ottavi di finale della Coppa Italia contro il Genoa). 

Gambe muscolose, spalle larghe, piedi ben educati e occhi pronti a vedere l’azione a lungo non sono stati sufficienti a fare trovare spazio a Hamza Rafia. Né a Torino, né allo Standard Liegi e nemmeno alla Cremonese. 

Perché quei piedi e quegli occhi sono stati un depistaggio, hanno rischiato di diventare la causa della sparizione dal grande calcio di Hamza Rafia. 

La fortuna del tunisino è stata lasciare Torino e ritrovarsi a Pescara alle dipendenze di Zdenek Zeman che per ragioni di ideologia modulistica ha tolto Hamza Rafia da quella posizione che nella geografia di campo del tecnico boemo non esiste e lo ha convinto a fare altro, a far muovere il talento sulla linea dei centrocampisti, togliersi dalla mente il ogni personalismo e offrire conforto ai comparti. 

Hamza Rafia si è tolto di dosso tutto ciò che aveva e si è lasciato coprire dal nuovo abito, che non era quello su misura per lui, ma gli calzava meglio di qualsiasi cosa avesse mai indossato prima. 

E così Hamza Rafia è diventato un rammendatore e un ricamatore, riparava correndo e dannandosi in campo lo sfilacciamento delle tele calcistiche dei compagni e poi cercava di rendere le toppe qualcosa di bello. Un patchwork calcistico. 

Un’evoluzione che stupì Roberto D’Aversa, che a Pescara viveva aspettando una nuova possibilità nelle panchine del calcio italiano. E quando questa arrivò, a Lecce, il primo nome che fece il nuovo allenatore dei salentini fu proprio il suo: Hamza Rafia. Perché Hamza Rafia era qualcuno su cui contare, perché aveva gambe muscolose, spalle larghe, piedi ben educati e occhi pronti a vedere l’azione, ma finalmente in un posto nel mondo, e nel campo, che rispondeva perfettamente alla sua identità calcistica. Non è facile diventare gregario dopo essere stato un graduato, è difficile nel ciclismo dove la bicicletta aiuta a concentrarsi su se stessi, figurarsi negli altri sport.

Hamza Rafia ha dimostrato anche in campo di essere qualcuno su cui contare, capace di farsi carico di corse e inseguimenti e palloni recuperati; capace di coprire le spalle ai compagni e avere sempre un tackle di incoraggiamento; capace di suggerire agli attaccanti la palla migliore per il gol. Soprattutto di galleggiare anche quando le cose si mettono male e la squadra è travolta dagli avversari, come a volte è successo, tipo contro l’Inter

   


      

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Ecco i (non per forza) protagonisti di questa stagione: Jens Cajuste (Napoli); Luis Alberto (Lazio); Federico Chiesa (Juventus, raccontato da Ruggiero Montenegro); Andrea Colpani (Monza); Romelu Lukaku (Roma); Yacine Adli (Milan); Albert Gudmundsson (Genoa); Giacomo Bonaventura (Fiorentina); Zito Luvumbu (Cagliari); Matias Soulé (Frosinone); Riccardo Calafiori (Bologna); Etrit Berisha (Empoli); Jeremy Toljan (Sassuolo); Lorenzo Lucca (Udinese); Joshua Zirkzee (Bologna); Lautaro Martinez (Inter); Pasquale Mazzocchi (Salernitana); Matteo Ruggeri (Atalanta); Ivan Ilic (Torino); Sandi Lovric (Udinese); Mike Maignan (Milan); Tijjani Noslin (Hellas Verona); Mario Pasalic (Atalanta); Jonathan Ikoné (Fiorentina); Matteo Pessina (Monza)Trovate tutti gli articoli qui.

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