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Gattuso e i suoi fratelli. L'inspiegabile credito verso ex campioni finiti ad allenare

Giovanni Battistuzzi

Il guardiolismo, nel senso di pratica di lanciare ex giocatori carismatici direttamente su panchine di squadre prestigiose, ha visto più fallimenti che successi. Ma i risultati sembrano non importare granché

Viene un po’ da sorridere a rileggere ora quanto disse Fulvio Bernardini il 23 febbraio del 1953 dopo la sconfitta della sua Fiorentina per 8-0 contro la Juventus a Torino (era subentrato a Renzo Magli un mese prima): “Non sono seduto su questa panchina perché sono stato un grande calciatore, ma perché ho dimostrato di essere un allenatore peregrinando per piccole e grandi squadre”. E un gran giocatore lo era stato davvero Fulvio Bernardini, prima in porta, poi da attaccante, infine da mediano (per l’ex ct della Nazionale Vittorio Pozzo, “l’intelligenza calcistica più raffinata mai esistita”, a tal punto eccezionale da doverlo escludere dalla lista dei convocati perché “gli altri non possono arrivare alla concezione che lei ha del gioco e finiscono per trovarsi in soggezione”).

E viene un po’ da sorridere non tanto perché un gran numero di allenatori ora sembra che nasca “imparato” e si ritrovi fiondato su panchine importanti direttamente, o quasi, dal campo di gioco. Di esempi in tal senso ce ne sono stati diversi nel passato, da Liedholm a Puricelli, da Trapattoni a Capello. È che ora quei giocatori che “erano già allenatori in campo” su panchine più o meno prestigiose ci restano indipendentemente dai risultati. O così almeno in Italia. Perché altrove anche se ti chiami Marco van Basten o Ruud Gullit se i risultati non li porti a casa prima o poi ti mettono da parte.

Il guardiolismo, nel senso di pratica di lanciare ex giocatori carismatici direttamente su panchine di squadre prestigiose, ha visto più fallimenti che successi (fra questi ultimi va citato Simone Inzaghi, comunque passato da sei anni di giovanili, e prima ancora Roberto Mancini). Eppure tutto sembra messo in disparte, come fosse un minority report trascurabile. Così ex giocatori carismatici vivono carriere in club prestigiosi indipendentemente dai risultati raccolti.

È successo a molti dei reduci dalla vittoria dei Mondiali 2006; si pensi a Pippo Inzaghi e Andrea Pirlo, partiti in pompa magna sulle panchine di Milan e Juventus, a Fabio Cannavaro, messo alla guida del più importante club cinese quando il campionato cinese sembrava il Bengodi calcistico. E prima di loro a molti altri come Gianfranco Zola e il compianto Gianluca Vialli, strepitosi in campo, molto meno da allenatori. O a Gennaro Gattuso che un po’ di gavetta invece l’ha fatta tra Sion, Ofi Creta, Pisa (esperienze non andate benissimo per quanto in Toscana conquistò una promozione e subito dopo una retrocessione), prima di essere catapultato sulla panchina di Milan (un anno e mezzo di alti e bassi, va detto in annate nelle quali i rossoneri erano una squadra di seconda fascia), Napoli (dove aveva invece una squadra di ben altro livello), Valencia e Olympique Marsiglia: esonerato l’altro ieri dopo pochi mesi.

Il grande credito che hanno questi ex giocatori carismatici sembra non trovare il suffragio dei fatti, quasi ci fosse un misto di pigrizia dirigenziale e buone relazioni procuratoriali capaci di sballare la bilancia della valutazione sulle loro reali abilità.

Nils Liedholm nel 1974 raccontò al Corriere dello Sport di “aver avuto la fortuna di essere stato ben consigliato dopo il mio debutto direttamente sulla panchina del Milan (era il 1964, ndr). Ottenni subito un terzo e un secondo posto in campionato. Quando venni esonerato nella terza stagione, ebbi delle richieste da squadre di Serie A. Decisi però di ripartire da Verona in B”. A consigliarlo fu Gipo Viani (all’epoca direttore tecnico dei rossoneri, ndr) che gli disse: “Te xe un bon omo, no te deve aver premura. Perché tra un bon omo vincente e un bon omo mona ghe pasa l’esperiensa de remestar el fango dea tera dei campi dea provìnsia”.

La sensazione è che di Gipo Viani ce ne siano sempre meno e che la fretta e la convinzione cieca della possibilità di guardiolinizzare colo che furono dei calciatori carismatici stia facendo troppi danni.

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