Foto Ap, via LaPresse

Il Foglio sportivo - That win the best

Brindo a Klopp, basta non prenda la strada del Mancio

Jack O'Malley

Attenti a Lukaku che ha cominciato a parlare come se fosse l’ufficio stampa di Cristiano Ronaldo

La decadenza del calcio italiano si vede dalla caccia alla strega razzista in quel di Udine per sentirsi moralmente superiori in editoriali e tweet bacchettanti – con tanto di chiusura esemplare della curva, tanto chissenefrega di danneggiare l’Udinese – e dagli pseudo-scoop delle Iene (chi?) presi per brandy colato da tifosi e media, con l’arbitro anonimo che svela complotti con la voce camuffata e tutti che vedono confermati i propri pregiudizi – tifosi romanisti orfani di Mourinho in primis – e gridano al campionato falsato e continuano a fare una pessima pubblicità a un brand già di suo talmente malandato che sta pensando di andare a giocare un’intera giornata in India. Auguri.

Io mi preparo al weekend di FA Cup con la serenità di chi sa che non c’è niente di meglio da fare che stare in compagnia della bionda puzzando di maschio selvatico. Parlo della scorta di birre che ho pronta in ghiacciaia per sopravvivere a Sheffield United-Brighton, e della pinta che alzerò al cielo per salutare Jürgen Klopp. Il meraviglioso allenatore tedesco che ha riportato il Liverpool a vincere campionato e Champions ha detto di essere “a corto di energie” e che a fine stagione lascerà il club che allena dal 2015 nonostante un contratto che lo lega ai Reds fino al 2026. Con lui il Liverpool ha vinto Champions League, Premier League, FA Cup, Coppa di Lega e Coppa del Mondo per club. Mercoledì hanno raggiunto un’altra finale di Carabao Cup, è favorito in Europa League ed è primo in classifica in Premier League con cinque punti di vantaggio sul Manchester City. Vincerle tutte e tre e andarsene sarebbe da pantaloni bagnati e mutande croccanti per i tifosi già in lutto. Cheers a Klopp, dunque, che ha avuto l’onestà di ammettere di non reggere lo stress che allenare una squadra come il Liverpool comporta. Mi terrorizza però la mole di articoli retoricamente psicologizzanti che nei prossimi giorni inonderà giornali, siti e tv per spiegarci le pressioni a cui sono sottoposti oggi i campioni e decantare la nobiltà d’animo di chi fa un passo indietro. Naturalmente tutti ci auguriamo che a queste sincere e commoventi parole non segua una “fase Roberto Mancini” con un contratto multimilionario in qualche campionato arabo dimenticato da Allah.

A proposito, quella vecchia giostraia di Romelu Lukaku – che, ricordiamolo, sarebbe capace di iniziare subito una transizione di genere se una squadra femminile gli offrisse un contratto più alto, al grido di “ho sempre sognato di essere donna” – sembra già essersi stufato di essere allenato dal core de Roma Daniele De Rossi, e ammicca proprio ai sauditi con dichiarazioni da ufficio stampa di Cristiano Ronaldo: “Nei prossimi due anni vedo la Saudi Pro League diventare una delle migliori al mondo, se non la migliore. I club fanno molti sforzi per portare qui i top player. A breve potrebbe essere la migliore competizione in assoluto”. Come no.

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