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Chissà che cosa si inventerà l'Arsenal per suicidarsi

Jack O'Malley

Forse gli arabi si sono pentiti di aver sganciato tanti milioni per ospitare a Riad la Supercoppa italiana

Ancora sbronzo per il meraviglioso turno infrasettimanale di Premier League, come tanti mi piace pensare che possa essere la volta buona. Non che io smetta di bere, of course, ma che il Manchester City si senta così satollo dall’orgia del treble da non mordere più le chiappe delle avversarie e cedere oltre al passo lo scettro. La banda di Pep arriva quarta a questo turno di campionato, a 6 punti dall’Arsenal capolista (chissà cosa inventeranno per suicidarsi questa volta i Gunners) e incredibilmente con solo 3 punti in più dei suoi derelitti vicini poco rumorosi dello United. Ma come dicono con profonda originalità i calciatori nelle interviste post-partita, il campionato è ancora lungo. Che è un bene, se si parla della Premier League, uno strazio se si parla della Serie A.

Il calcio italiano ha ormai raggiunto il livello “Birra calda sgasata”: può piacere giusto a chi altrimenti morirebbe di sete. Persino in quel campionato dimenticato da Dio che è la Saudi League, dove Cristiano Ronaldo zoppo da solo potrebbe battere squadre piene di calciatori che sanno a malapena stoppare il pallone, hanno detto che a tutto c’è un limite. Forse convinti che basti l’aggettivo “italiano” per vendere pacchi all’estero, i dirigenti della Serie A hanno venduto ai sauditi quattro edizioni della final four di Supercoppa, da disputare a gennaio.

Peccato che, quando i sauditi hanno visto quali squadre della Serie A verranno a fottere i loro soldi per dare due calci al pallone si siano chiesti “ma questi chi sono?”. Così, dopo aver spostato la sede delle partite da Gedda a Riad, l’Arabia Saudita ha provato a far slittare le date della Supercoppa facendo capire giustamente che manco gli arabi si guarderebbero Lazio e Fiorentina in campo per un trofeo più inutile di un cambio di ten Hag.

Nelle stesse ore il direttore sportivo della Saudi Pro League, l’ex direttore tecnico del Chelsea, Michael Emenalo, ha dichiarato che qualsiasi giocatore superstar, incluso Lionel Messi, è il benvenuto nel paese. Insomma, tutti ma non quelle pippe delle squadre italiane. A proposito, leggo che la Juventus ha risposto con un educato “col cazzo” all’apertura del presidente dell’Eca, Nasser Al Khelaifi, a un ritorno dei bianconeri nell’associazione dei club europei che un tempo fu di Agnelli. I campioni del bel gioco italiano aspettano la sentenza della Corte di giustizia europea che il 21 dicembre dovrà esprimersi sui monopoli di Uefa e Fifa nell’organizzazione delle competizioni sportive. Cosa penso della Superlega lo sapete: esiste già, si chiama Premier League. Questo non vuol dire che il calcio non sia comunque fottuto, trasformato in puro intrattenimento e continuazione della rieducazione del popolo con altri mezzi. Se ci cercate, noi reazionari saremo al pub, inseparabili dalla nostra bionda.

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