Walter Mazzarri - foto Ansa

Il Foglio sportivo – IL RITRATTO DI BONANZA

Walter Mazzarri, uomo e ragno

Alessandro Bonan

Come il supereroe della Marvel Spiderman-Peter Parker, il nuovo allenatore del Napoli ha una doppia veste

Fin dal primo momento che ho saputo, li ho visti uguali: Walter Mazzarri e l’Uomo Ragno. Direte, la tua condizione è grave ma non seria. Probabile. Provo a spiegare, scansando l’altro Walter, Zenga, titolare della primaria associazione. Da bambino leggevo i fumetti della Marvel Comics, la casa editrice che pubblicava i Supereroi. Più di tutti, amavo l’Uomo Ragno, Spider-Man, se preferite l’accezione anglofona originale. Mi affascinava la doppia veste del protagonista, che da ragazzo mite e insospettabile (Peter Parker), si trasformava in super eroe indossando una tuta rossa e blu. L’Uomo Ragno sapeva sempre cosa fare, Peter Parker invece si mostrava incerto. Proprio come Walter Mazzarri, che da allenatore, con la tuta del supereroe, sa sempre cosa fare, ma nella vita invece si perde in mille discorsi inutili. Questo modo di essere, maldestro e impacciato, lo ha letteralmente spazzato via, confinandolo ai limiti del mare, dove si è costruito una piccola reggia, un po’ in collina, guardando da lontano le onde, che tanto quelle, prima o poi, ritornano. E così ha fatto lui, tornando come un riflusso

Se anche vestisse la tuta dell’eroe però, tutti saprebbero che sotto quella veste c’è il vecchio Walter, l’uomo inchiodato a un’immagine: il dito sull’orologio. Una foto, il blocco della memoria, tutto che si riduce al nulla, perché una foto, in certi casi, è nulla (e questo è uno di quei casi), un semplice momento come ce ne sono altri. Ma, a differenza del mondo fantastico del super ragno, il calcio non distingue ciò fai dalla maniera in cui lo dici. E Mazzarri ha sempre detto le cose nel modo sbagliato. Lui lo sa, ne è consapevole, ma non si rassegna a quella che comprensibilmente definisce una ingiustizia. Giudicatemi se vinco o perdo, lasciatemi accampare delle scuse (la pioggia, perfino la diarrea di un giocatore), che quelle sono sciocchezze dell’uomo, il Peter Parker timido e introverso. Ma dentro la mia tuta io sono l’Uomo Ragno! Ha sempre proclamato con tenera fierezza. Mentre nel mondo di Marvel, nessuno doveva sapere chi fosse per davvero quel signore che rimbalzava di tetto in tetto, sparando ragnatele come funi d’acciaio, nel mondo del calcio, qualsiasi allenatore è un uomo nudo, senza maschere e senza misteri. 

Tutti lo guardano, tutti lo giudicano, tutti sanno qualsiasi cosa di lui, tranne il curriculum, che quello ormai, soprattutto dentro lo scalcagnato tribunale dei social, non fa tendenza. Pare che Aurelio De Laurentiis, incontrandolo a Roma, si sia fatto pigliare dai suoi occhi. Nessuna ragnatela, nessun costume, nessuna parola, semplicemente lo stesso sguardo complice che lo aveva conquistato tanti anni fa. È stato in quel frangente che il presidente del Napoli ha pensato: se anche fosse Peter Parker, nessuno potrà mai sconfiggere l’Uomo Ragno.

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