Etrit Berisha contro il Napoli (foto Ansa)

Olive #12

L'inspiegabile talento (alterno) di Etrit Berisha

Giovanni Battistuzzi

Il portiere dell'Empoli ha parato tutto contro il Napoli. È da anni che sa stupire nel bene e nel male, in un'altalena continua tra l'essere paratutto e paraniente. La lezione di Gordon Banks

Quando nel 2005 il tedesco Bert Trautmann fu inserito nella Hall of fame del calcio inglese, Gordon Banks, probabilmente il più forte portiere britannico della storia (con Peter Shilton), disse che “Trautmann è stato un incredibile uomo di sport e giocava ogni partita come se ci dovesse qualcosa, se dovesse qualcosa a tutti perché era stato un prigioniero di guerra tedesco ed era stato comunque accettato. Per me era più vero il contrario, noi avremmo dovuto essere grati a lui per essere rimasto e averci mostrato che gran portiere era. Io di sicuro ho imparato molto da lui”. Aggiunse che “un grande portiere non era quello capace di strappare applausi per parate incredibili, ma quello capace di rendere semplici interventi difficilissimi. Soprattutto colui che in una stagione era in grado di non farsi notare per una prestazione in particolare, ma che parava tutto ciò che si poteva parare in modo continuativo. E non c’era pallone parabile che Trautmann raccolse da dietro la linea di porta”.

Probabilmente Etrit Berisha non è un grande portiere, ma è un numero uno di talento, capace ogni tanto di trasformarsi in portiere eccezionale. Ci sono giornate nelle quali l’estremo difensore albanese riesce a parare qualsiasi tiro, a respingere in ogni maniera i tentativi avversari. È capitato l’ultima volta allo stadio Diego Armando Maradona nel primissimo pomeriggio di domenica 12 novembre 2023.

Contro l’Empoli il Napoli poteva vincere tanto a poco, è finita 0-1, perché Etrit Berisha ha parato tutto quello che doveva parare e pure qualcosa in più. E quel qualcosa di più è il tiro di Khvicha Kvaratskhelia all’88esimo minuto. Un tentativo da pochi passi, respinto di piede dal portiere albanese.

 

      

È dal 2013 che Etrit Berisha è più o meno titolare in Serie A. Se non lo è all’inizio lo diventa a stagione in corso, o se lo è all’inizio poi si ritrova in panchina a un certo punto della stagione. Va così perché qualcosa di sbagliato lo combina sempre. E va così, perché prima o poi si esibisce in qualche partita nella quale lo si può prendere a pallonate per dieci ore e lui riesce a respingerle tutte.

Etrit Berisha è l’alfa e l’omega di questo ruolo. È portiere capace di ogni cosa: dell’assoluta perfezione o della più desolante sciatteria. E in dieci anni nessuno è riuscito a capire il perché. Non ce l’hanno fatta i suoi allenatori, i suoi compagni, nemmeno tutti coloro che di calcio si occupano per qualche ragione.

Nel settembre del 2021, si giocavano alcune partite di qualificazioni al Mondiale di Qatar 2022. In tre giorni Etrit Berisha riuscì a essere disastroso contro la Polonia e sublime contro l’Ungheria. Alla fine della seconda partita, quella contro l’Ungheria, il telecronista albanese disse: “È inspiegabile come il talento di un calciatore possa a volte prendersi una pausa e poi esprimersi nella sua forma più assoluta nel giro di pochi giorni”.

In questi anni, più di una volta, è capitato di utilizzare l’aggettivo inspiegabile di fronte alle prestazioni di Etrit Berisha e alla sua capacità di essere eccellente e imperfetto, paratutto e paraniente a brevissima distanza di tempo.

All’Atalanta, tra il 2016 e il 2019 Etrit Berisha disputò i suoi campionati migliori. Anche allora non riuscì a giocare un campionato intero da titolare. Nella prima stagione doveva essere la riserva di Marco Sportiello, si ritrovò titolare alla seconda giornata. Poi si infortunò, tornò e venne accantonato a fine stagione perché “deve imparare a concentrarsi su quello che fa. Un giocatore non può accontentarsi e pensare di essere forte per grazia divina”, spiegò Gian Piero Gasperini. L’anno dopo giocò quasi sempre, ogni tanto l’allenatore dei bergamaschi lo alternò con Pierluigi Gollini. Nella stagione 2018-2019 Gollini prese più spazio. “Etrit ha un talento eccezionale, solo che a volte non capisco cosa gli passa per la testa”, commentò sempre Gian Piero Gasperini al termine di un paio di prestazioni poco convincenti del portiere albanese.

“Etrit è una persona per bene, troppo per bene. E per fare il portiere serve essere degli stronzi”, spiegò in un’intervista alla tv albanese Nanne Bergstrand, l’allenatore svedese che lo lanciò in prima divisione svedese con il Kalmar nel 2010. “Ho provato a insegnarglielo a lungo, ma è sempre rimasto una persona troppo per bene”.

Per bene è tornato a parare in questa stagione. Ogni tanto benissimo, ogni tanto un po’ meno. Con quei picchi che non convincevano Gordon Banks. Proprio lui che in un picco di forma strepitoso compì la parata più bella della storia del calcio.

       


   

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio); nella terza giornata vi ha tenuto compagnia Ruggiero Montenegro con Federico Chiesa (Juventus); nella quarta è stato il turno di Andrea Colpani (Monza); nella quinta di Romelu Lukaku (Roma); nella sesta è sceso in campo Yacine Adli (Milan); la settima puntata è stato il momento di Albert Gudmundsson (Genoa); nell'ottava di Giacomo Bonaventura (Fiorentina); la nona ha visto scendere in campo Zito Luvumbu (Cagliari); la decima Matias Soulé (Frosinone); e nell'undicesima Riccardo Calafiori (Bologna). Trovate tutti gli articoli qui.

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