(foto LaPresse)

il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

Spalletti, il nuovo “Fuffo”

Alessandro Bonan

Il nuovo allenatore della Nazione dopo il distacco dal Napoli è apparso più sereno, all'apice della felicità sportiva. Il suo calcio ricorda quello di un altro ct degli Azzurri: Fulvio Bernardini

Che cosa si nasconde dietro un sorriso, dove risiede la verità, quando il suono delle parole è un rumore secco, come lo schiocco di due dita? Me lo chiedevo spesso, guardando Luciano Spalletti ai tempi del Napoli. Stava vincendo, spazzando via la concorrenza, con la prospettiva di entrare nella storia per sempre, in una città bellissima, viva, ma vaga, votata alla sconfitta, che sia sociale o sportiva (la stessa cosa), eppure non sembrava felice. Lo avrebbe spiegato poi lui stesso, con gli occhi obliqui del cane bastonato, pochi giorni dopo la conquista del tricolore. “Sono stanco”, aveva detto, aggiungendo una serie di riflessioni personali su come non riuscisse ad abbandonarsi alla vittoria, nessuna vittoria, nemmeno quella di Napoli, grandiosa e unica. 

 

Lo abbiamo ritrovato a settembre, nuovo, anche più asciutto, ringiovanito. Nella conferenza stampa del suo insediamento come ct della Nazionale è apparso subito in palla, sciolto e libero, per quanto emozionato. Parlava, e tutto quello che diceva suonava meglio, il dolce tintinnio di un’arpa, altro che schiocco, rumore secco. Nella sua faccia, nessuna ombra, quel non so che di tradimento che blocca la mascella di un sorriso, paretica espressione. Spalletti è interessante in quanto inaspettato, contropiedista di se stesso. In questi giorni lo abbiamo rivisto in campo a Coverciano, con la tuta, arzillo e saltellante, l’immagine di un uomo al vertice della felicità. I calciatori hanno parlato di lui spettinati da colpi di aria fresca. Hanno dimenticato Mancini, facendo trasparire, giusto o sbagliato che sia, una strisciante propaganda di risentimento nei suoi confronti, come se il Mancio avesse piantato tanti semi di discordia, forieri di un raccolto magari sciagurato. 

 

Recuperata l’immagine, e con essa l’intenzione, in teoria scontata, la Nazionale scende in campo. Come la farà giocare il nuovo allenatore? Al di là dei sistemi (più del sistema conta il coraggio), c’è un ruolo che vale più degli altri e nel quale nessuno, dopo il Paolo Rossi 82, si è cimentato in modo pienamente convincente. Spalletti partirà con Immobile, ma sembra intenzionato a dare fiducia a Raspadori, piccolo e rapido proprio come Pablito. La questione finisce qui, nessuna relazione tra quei campioni del Mondo e questa Nazionale. Ma resta sospesa una domanda, chiamiamola suggestione. Tra questi c.t. del passato chi è stato l’antesignano di Spalletti? Faccio la lista, da Valcareggi in poi: Bernardini, Bearzot, Vicini, Sacchi, Maldini, Zoff, Trapattoni, Lippi, Donadoni, Prandelli, Conte, Ventura, Mancini. Io scelgo Fulvio Bernardini, detto Fuffo. L’ho visto poco eppure me lo ricordo tanto. Era diverso da Spalletti nel carattere, meno fumante, e nello stile, più aristocratico, ma con un calcio simile, arioso, ritmico, talentuoso e al tempo stesso organizzato. A quelli un po’ più vecchi chiedo: ho detto bene oppure sono preda di un abbaglio?

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